2023 – Parlophone

Personalmente ho sempre strapreferito i Blur ai rivali Oasis, e questo disco non può che esserne una conferma definitiva. Mentre i fratelli Gallagher (in attesa di una futura ma attualmente lontana reunion) fanno la gara a chi produce il disco più brutto ogni volta, la premiata ditta Blur capitanata da Damon Albarn e Graham Coxon, ci regala ancora un disco da iscrivere con menzione d’onore ai dischi veramente belli del 2023. Il disco è un riferimento a Darren “Smoggie” Evans, collaboratore e guardia personale di Damon.

“The Ballad of Darren” è un disco spiazzante ed introspettivo, che arriva a distanza di otto anni da “The Magic Whip“. Un lavoro che riscrive certamente la loro storia e che senz’altro, la stravolge anche, senza distruggere le loro coordinate. Passati anche dall’Italia con una recente tappa al Lucca Summer Festival, la band ci regala dieci piccoli gioielli, scritti sotto la non troppo velata ispirazione del grande Leonard Cohen. “The ballad” inaugura questo album con sonorità davvero tenui e sicuramente anche con un tributo a “The Beatles” e “Pink Floyd”.

Il nuovo singolo “St. Charles Square” è ipnotico e con un giro di chitarra in distorsione davvero vincente e sa in quattro minuti ricordarti in pieno il loro sound tipico, riaggiornato al 2023 e con varie influenze dai mille progetti a cui hanno lavorato o stanno lavorando ancora(ovviamente il piu’famoso sono i Gorillaz di Damon). Un lavoro autobiografico e che descrive cosa si prova dopo la dolorosa fine di un’importante storia d’amore.

“È stato come un cataclisma che si è abbattuto su di me. Spero di non doverlo vivere anche una terza volta”

sono le parole di Damon a riguardo. Il disco prosegue poi con la poppeggiante “Barbaric“, con un riff che si fa ricordare da subito per immediatezza e semplicità. Coxon è sicuramente un ottimo alterego e pure i Duran Duran l’hanno fortemente voluto per il loro ultimo album e si capisce il perché.
Un disco autobiografico e che è come una forma di redenzione di Albarn verso l’amore e che comunque lancia messaggi di potenziale rinascita dei sentimenti in futuro.

La copertina del disco è ad opera del fotografo Martin Parr e ritrae un uomo solo, in mezzo ad una piscina e sopra di lui un cielo oscuro che non promette niente di bello. Un lavoro che poi continua con la ballad “Russian Strings“, curata in ogni particolare con arraggiamenti davvero all’altezza,che potrebbero quasi essere lievemente influenzati da parti jazzistiche in alcuni frangenti.

Subito dopo in sequenza partono “The Everglades (For Leonard)“, struggente omaggio a Leonard Cohen e sembra quasi potersi immaginare che da un momento all’altro, l’indimenticabile cantante canadese, possa comparire da un momento all’altro e soprattutto il singolo “The Narcissist“, che ci fa capire quanto siano ancora avanti e meglio della stragrande maggioranza dei gruppi ancora nel 2023, i Blur. Pezzo ipnotico che si basa su un refrain piuttosto ripetitivo, ma che ti entra in testa e non ti lascia più dal primo ascolto. Ogni musicista si è poi dedicato a differenti attività. Ad esempio, Alex James si è dedicato alla produzione di formaggio nella sua fattoria. Damon è invece instancabile e non più di qualche mese fa, l’avevamo ritrovato coi Gorillaz, anche loro riveduti e corretti ma senza sputtanamenti.

Sicuramente il pezzo più bello del disco per me è “Goodbye Albert“, pezzo con chiari riferimenti alla new wave inglese degli anni Ottanta (qualche eco non troppo nascosto a Bronski Beat, Thompson Twins e Gary Numan) e che è curato maniacalmente in ogni attimo. La voce di Damon è come un toccasana e il cantante londinese la interpreta con una tonalità assai più bassa, rispetto alla sua. Non è comunque mai stato un tenore, intendiamoci.

Altro pezzo che voglio segnalare è il pezzo finale “The Heights“, che chiude questo lavoro in maniera perfetta.

Un lavoro molto cantautoriale e in alcuni tratti di difficile immediata assimilazione, ma che ogni volta che se lo si ascolterà, saprà regalarti nuovi momenti di assoluta pace dei sensi e che è capace di farti rilassare positivamente per tutta la sua durata.
Pochi momenti grezzi e un disco davvero maturo, ma che non rovina la loro leggenda. Anzi la consolida, fino ad una futura nuova data (o date) nel nostro paese.

Mauro Brebbia.

Tracklist
01. The Ballad
02. St. Charles Square
03. Barbaric
04. Russian Strings
05. The Everglades (For Leonard)
06. The Narcissist
07. Goodbye Albert
08. Far Away Island
09. Avalon
10. The Heights

Band:
Damon Albarn – voce, tastiere, sintetizzatori, chitarra acustica
Graham Coxon – chitarra elettrica, tastiere, cori, voce
Alex James – basso, cori
Dave Rowntree – batteria, drum machine, percussioni, cori

Mauro Brebbia
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