Quale miglior giorno che il 14 Febbraio potevano scegliere i Bullet For My Valentine per venire a suonare in Italia? Un incredibile coincidenza che capita davvero a pennello, con la storica band gallese che torna nel nostro bel paese dopo una lunga assenza accompagnata da un pezzo da 90 come i Jinjer e i validissimi Atreyu.
Apre la serata proprio la band americana, capace di portare un metalcore che si potrebbe definire quasi elegante… nel senso che la componente aggressiva non manca, ma allo stesso tempo c’è una quasi onnipresenza di parti melodiche molto attraenti che non possono che essere accattivanti sotto ogni aspetto. Grandissimo set di apertura e band più che azzeccata per riscaldare l’atmosfera in vista delle punte di diamante della serata.
Setlist
Strange Powers of Prophecy
Becoming the Bull
The Time Is Now
Ex’s and Oh’s
Save Us
Drowning
Battle Drums
I Wanna Dance With Somebody (Who Loves Me)
Blow
E’ il turno dei sensazionali Jinjer. La band ucraina non ha ormai più bisogno di presentazioni da molto tempo e, onestamente, con tutto il rispetto e l’ammirazione che nutro per i Bullet For My Valentine (di cui sono e rimarrò sempre un grande fan), sembra davvero strano vedere i Jinjer in supporto alla band gallese, data la qualità sopraffina e l’enorme notorietà che la band di Tatiana Shmailyuk si è stra-guadagnata negli ultimi anni. Siamo al cospetto della band che incarna alla perfezione il connubio tra un suono heavy metal storico e l’evoluzione tecnica di composizione data dal djent, sempre con grandissima inventiva inserendo addirittura anche qualche passaggio di jazz e reggae, per rendere ancor più originale e unico il loro progetto. Non c’è storia, i Jinjer sono davvero di un altro livello e forse davvero la band di riferimento per eccellenza nel metal contemporaneo. Le luci del set dei Jinjer sono sempre state un punto di forza delle loro esibizioni dal vivo e stasera la band ucraina ha di nuovo alzato l’asticella, con una coordinazione luci-suoni davvero sbalorditiva. Ma non è ovviamente questo a catturare l’attenzione più di tutto, bensì la solidità della loro esibizione strumentale e (ovviamente) vocale che lascia sempre a bocca aperta. In scaletta troviamo pezzi da tutti gli album e EP dei Jinjer tranne da “King of Everything” del 2016, il che può sembrare anche una scelta curiosa perché è sostanzialmente l’album che ha consacrato definitivamente i Jinjer. Ma anche in questo caso si tratta di una scelta riflettuta e azzeccata… è la quarta volta che vedo i Jinjer negli ultimi 12 mesi e le scalette sono sempre state diverse, il che da ancor più valore alla ricerca di variazione e miglioramento di ogni loro set. Inevitabile quindi che potesse succedere anche che non ci fossero pezzi di uno dei loro album principali a un certo punto, anche perché essendo di supporto al tour dei Bullet For My Valentine (e quindi non headliner) i Jinjer non hanno avuto un set lunghissimo a disposizione questa volta. E anche in meno tempo del solito, hanno di nuovo fatto tremare l’Alcatraz con una performance da pelle d’oca! Con Tatiana capace di emozionarci ogni volta che sale sul palco per la sua voce strabiliante e come sempre Eugene, Roman e Vladislav a dimostrarci il loro talento sopraffino su ogni nota. I Jinjer sono una delle attuali migliori 4/5 band dell’intero panorama metal mondiale, questo è un dato di fatto palese su cui nessuno può discutere.
Setlist
Who’s Gonna Be the One
Copycat
Home Back
Judgement (& Punishment)
Pit of Consciousness
Perennial
Dead Hands Feel No Pain
Vortex
Call Me a Symbol
Arriva il momento dei Bullet For My Valentine, che tornano in Italia dopo quasi 5 anni di assenza. L’attesa è tanta e il pubblico è molto carico. Si spengono le luci ed inizia la performance del gruppo gallese che con ormai 7 album all’attivo è una realtà più che consolidata da vari anni. C’è poco da dire fin dalle prime note… i Bullet ci sanno fare e non mancano né di energia né di qualità. Siamo di fronte ad una band che ha saputo approcciare davvero molti giovani metallari al genere, complice l’equilibrio perfetto tra melodie aggressive, pezzi melodici e quella componente catchy quasi mai assente nei loro brani. L’alternarsi dei clean vocals di Matt Tuck e i growls di Jamie Mathias funziona a meraviglia e il pubblico intona le parole dei loro dei loro testi quasi su ogni traccia. Un heavy metal tendente all’alternative con tocchi di metalcore e thrash metal… si potrebbe definire cosi il loro sound, ma forse ancore di più uno stile “Bullet”, perché non mi viene in mente nessuna band paragonabile a loro. Precisi, energici e coinvolgenti. I pezzi dei Bullet funzionano e alla grande… c’è un po’ la nostra adolescenza nel concerto di stasera ma anche il nostro futuro, perché dopo quello che è stato forse l’unico passo falso della band (se così si può definire) con l’album “Gravity” del 2018, la band è tornata prepotentemente in gran forma con il loro ultimo album capolavoro, l’omonimo “Bullet for My Valentine”. Il set è una pura goduria e cantiamo anche noi i loro pezzi a squarciagola. E se nella prima parte di scaletta gli highlights sono ovviamente “The Last Fight” e “Scream Aim Fire”, la chiusura dell’encore è da capogiro: “Your Betrayal”, “Tears Don’t Fall” e “Waking the Demon”… non abbiamo letteralmente più voce!
Concerto memorabile… carico di qualità e di adrenalina dal primo all’ultimo pezzo suonato da ogni band. Se i Jinjer sono ormai una garanzia assoluta e una vera colonna portante del metal contemporaneo, i Bullet For My Valentine sono una band che sa creare pezzi indubbiamente attraenti e fatti per essere goduti sotto ogni aspetto. Ci siamo divertiti tantissimo e non vediamo l’ora di rivedere queste band in Italia il prima possibile!
Setlist
Knives
Over It
Piece of Me
4 Words (to Choke Upon)
You Want a Battle? (Here’s a War)
Herts Burst Into Fire
The Last Fight
Shatter
All These Things I Hate (Revolve Around Me)
Scream Aim Fire
Suffocating Under Words of Sorrow (What Can I Do)
Raimbow Veins
Don’t Need You
Death By A Thousand Cuts
Encore
Your Betrayal
Tears Don’t Fall
Waking the Demon
Si ringrazia Vertigo Hard Sounds
Sfoglia la Gallery a cura di Massimo Plessi
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