I Cradle Of Filth tornano in Italia con un tour europeo dal titolo Dark Horses and Forces in supporto al loro ultimo album “Existence Is Futile” in compagnia degli straordinari Alcest e degli emergenti Naraka.

Nel contesto del bellissimo Live Club di Trezzo sull’Adda, sede ormai di molti concerti rock e metal di assoluto valore per la tappa italiana di tour europei, la serata si apre con la band francese Naraka. Composta da membri provenienti sia da Parigi che da Marsiglia, la band propone un suono che si avvererà essere molto ben correlato al genere dei Cradle Of Filth. Infatti, nella maggior parte dei pezzi suonati stasera abbiamo potuto apprezzare un misto di death e black metal con vari elementi di gothic rock esaltati dagli arrangiamenti orchestrali che ricordano spesso il metal sinfonico. Soprattutto dovuto al fatto che una parte dei loro pezzi vede la partecipazione in voce lirica sia di Veronica Bordacchini dei Fleshgod Apocalypse che di Lindsay Schoolcraft, nota ex-tastierista e voce lirica dei Cradle Of Filth, recentemente separata dalla band per intraprendere la carriera da musicista solista. Peccato ovviamente che queste parti cantate siano quindi messe come basi registrate per i live senza poter avere i medesimi interpreti sul palco. Ad ogni modo, abbiamo potuto apprezzare un set sicuramente solido e di qualità della band francese che si è dimostrata essere senza alcun dubbio una scelta azzeccata per dare il via alla serata. Si percepisce tanta energia e voglia di fare da parte di 4 ragazzi giovani che hanno talento da vendere, sottolineando in particolar modo i validissimi harsh vocals del cantante Théodore Rondeau.

Setlist

In Tenebris
Cursed
The Black
Darkbringer
Mother of Shadows
The Great Darkness
Compendium Maleficarum

Si passa ad un’altra band francese, questa volta con un nome ben noto, gli Alcest. La band fondata dal carismatico Stéphane Paut (in arte Neige) si è guadagnata negli anni una reputazione molto importante nel mondo del metal, in quanto pioniere di un genere davvero di nicchia del post black metal come il blackgaze, ovvero un misto di black metal e shoegaze, una fusione di musica indie e sonorità alternative condite da un canto oscuro e introverso. Ci si perde davvero nel descrivere il genere degli Alcest perché sono una band molto particolare difficile da associare ad uno stile ben preciso. Hanno infatti la capacità di far intraprendere all’ascoltatore un vero e proprio viaggio con la mente, grazie a delle melodie atmosferiche molto spirituali capaci di stimolare sia l’immaginazione che la fantasia. Forse l’aggettivo più giusto per descrivere il loro genere è “onirico”. Inizia il set degli Alcest e per i primi due pezzi “Les jardins de minuit” e “Protection” ho letteralmente preso paura… il suono era terribile. Mai avuto una batteria così invadente e delle chitarre così basse… per non parlare della voce di Neige che era quasi impercettibile… un peccato mortale perché una band così spirituale deve assolutamente essere apprezzata in ogni minimo dettaglio sonoro, e avendo per di più poco tempo a disposizione (in quanto band spalla) un buon soundcheck sarebbe stato davvero prezioso… per fortuna, su ogni pezzo che si susseguiva in scaletta il suono migliorava e ogni elemento veniva aggiustato… prima la batteria, poi le chitarre ed infine la voce di Neige, arrivando su un suono quasi decente sulla bellissima “Autre temps”.

Peccato che la perfezione sonora sia stata raggiunta soltanto sull’ultimo pezzo “Délivrance”, quando ormai il set era volto al termine in poco più di mezz’ora… ma quest’ultimo brano è stato poetico, facendoci raggiungere quell’elevazione spirituale in cui gli Alcest sono davvero maestri. Rimane solo l’amaro in bocca per non aver potuto godere di questo piacere anche sulla prima parte del set… perché avrebbe reso questa esperienza musicale sicuramente straordinaria. Rimaniamo con la volontà assoluta di rivedere il prima possibile gli Alcest con un loro set da headliner, sperando che la prossima volta ci sia un suono ben bilanciato fin dall’inizio, in modo da poter veramente vivere a pieno l’esperienza musicale della band di Neige. Una particolare nota di merito va invece alle luci, assolutamente spettacolari! Studiate nei minimi dettagli con una ritmica coordinata alle melodie davvero sbalorditiva. Un piacere assoluto per gli occhi che in un set senza problemi tecnici di suono poteva contribuire ancor di più a far vivere un esperienza a 360 gradi davvero unica.

Setlist

Les jardins de minuit
Protection
Sapphire
Ecailles de lune – Part 2
Autre temps
Oiseaux de proie
Délivrance

In un atmosfera diventata profondamente cupa, con un fitto strato di fumo sulla base del palco e delle luci rosso sangue accompagnate dalle armonie tetre di “The Fate of the World on Our Shoulders”, si crea la suspense perfetta per dare inizio al concerto dei Cradle Of Filth. La scenografia del palco è affascinante, come ci hanno sempre ben abituato i Cradle Of Filth. Ci sono due immensi scheletri ai lati del palco così come ornamenta sparse per tutto il palco che ricordano le radici di una foresta oscura, da cui spuntano teschi ovunque a creare una cornice da brividi. Ed ecco che appare lui, l’ideatore di questa band nonché ormai icona del metal estremo da decenni, l’inimitabile Dani Filth, che sfodera l’immancabile e iconico face painting in tutta la sua macabra teatralità.

Partono le prime note di “Existential Terror”, principale singolo dell’ultimo album “Existence Is Futile”, e salta subito all’occhio un aspetto a dir poco impressionante… Dani è più in forma che mai e non sembra essere invecchiato di neanche un anno rispetto ai gloriosi giorni di “Cruelty and the Beast”. Stiamo parlando di un album del ’98… sono passati quasi 25 anni e lui è la fotocopia di quel Dani che infiammava i palchi dell’Astoria con i sui inimitabili extreme vocals sulle note di “Cruelty Brought Thee Orchids”… anzi, sembra un Dani ancor più agguerrito di quell’epoca e volenteroso di dimostrare quanto sia ancora oggi una colonna portante del metal estremo. Ogni pezzo che segue sembra apportare ulteriore enfasi e vigore ad un set che si trasforma in una performance magistrale…  che in tutta onestà, non avrei mai creduto possibile. E’ davvero riduttivo classificare i Cradle Of Filth come una band esclusivamente black metal perché l’inventiva del sound che ha portato Dani in questi anni va ben oltre il genere black metal più comune. C’è una costante componente sinfonica apportata sia dalle tastiere che dalla voce lirica che enfatizza i riff aggressivi in modo davvero singolare. E le melodie di chitarra poste su questa base in sottofondo macabra si avvera essere una creazione ai limiti dell’epico che ha davvero un aspetto affascinante. Il tutto fornisce quindi una base strumentale estremamente ricca e corposa dove gli harsh vocals e scream acuti di Dani posso sfoggiare in modo davvero entusiasmante ed incisivo. Che spettacolo e che goduria!

Tematiche di letteratura gotica, mitologia e racconti horror esaltano una performance da manuale ricca di carisma e qualità di esecuzione sopraffina, grazie anche alla batteria chirurgica di Martin “Marthus” Skaroupka e le chitarre impeccabili di Ashok e Donny Burbage. Ovviamente, la ciliegina sulla torta che caratterizza ormai da sempre i pezzi dei Cradle of Filth è la voce lirica in sottofondo che dal 2022 viene eseguita dalla nuova arrivata Zoe Marie Federoff, che aveva il difficile compito di rimpiazzare l’amatissima Lindsay Schoolcraft dopo la breve apparizione di Anabelle Iratni, autrice delle parti in canto lirico su “Existence Is Futile”, così come delle tastiere. E anche questo compito è stato portato avanti con grandissima classe da Zoe Marie, che non ha assolutamente sentito il peso del ruolo e sfoderato una performance di assoluto livello, sia alle tastiere che al canto. I pezzi scelti per la scaletta sono davvero ben distribuiti attraverso la ricca discografia della band del Suffolk che pesca (giustamente) un buon numero di pezzi da “Existence Is Futile” ma passando anche per gloriosi album del passato come “Vempire”, “Bitter Suites to Succubi”, “Nymphetamine”, “Midian” e ovviamente sia “Dusk & Her Embrace” che “Cruelty & The Beast”. Naturalmente, gli highlights della serata non potevano che essere le esibizioni di “Nymphetamine Fix”, “A Gothic Romance (Red Roses For The Devil’s Wore)” e “Her Ghost in the Fog”. Dani è costantemente in movimento sul palco… corre, salta e interagisce molto con il pubblico tra un pezzo e l’altro presentando i brani e ringraziando tutti quanti per il grande entusiasmo mostrato per tutta la serata, sempre con la sua voce tenebrosa anche nei momenti di dialogo con la folla.

Il set vola e non c’è un singolo attimo di tregua, in ammirazione davanti un artista che è stato capace di creare un connubio perfetto tra inventiva di composizione, tetre melodie sinfoniche dal carattere epico e un aspetto visivo che ha un importanza cruciale nel creare un progetto come nessun altro, guadagnandosi il rispetto e l’ammirazione dell’intera comunità metal e forgiando un nome che è ormai sia un riferimento che una fonte di ispirazione per moltissime band di metal estremo. E stasera, Dani Filth e la sua band hanno sfoggiato una performance davvero entusiasmante sotto ogni punto di vista, fornendoci una prestazione memorabile che ricorderemo a lungo.

Setlist

The Fate of the World on Our Shoulders
Existential Terror
Nocturnal Supremacy
Summer Dying Fast
I Am the Thorn
Crawling King Chaos
Nymphetamine Fix
A Gothic Romance (Red Roses for the Devil’s Whore)
Scorched Earth Erotica
Us, Dark, Invincible

Encore

Venus In Fear
Desire in Violent Overture
Necromantic Fantasies
Gilded Cunt
Her Ghost in the Fog

Si ringrazia Vertigo Hard Sounds

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