Dopo l’esordio del 2 luglio 2023 all’Arena Parco Nord di Bologna che ha visto lo storico ritorno dei Pantera sui palchi, il “The Return Of The Gods Festival” si sposta all’Ippodromo Snai di San Siro per un altro attesissimo ritorno…quello della band britannica Iron Maiden. Dopo 5 lunghi anni di attesa e dopo la delusione dell’anno scorso a Bologna, finalmente i “mostri sacri” dell’Heavy Metal torneranno in Italia per un’unica data del “The Future Past” tour. Evento atteso da migliaia di fan, compresa la sottoscritta..questo 15 luglio sarà per molti e per molti versi una giornata indimenticabile.Inaugurano la giornata i The Raven Age, band londinese fondata nel 2009, tra i cui membri troviamo George Harris alla chitarra…salta subito all’occhio il cognome, stiamo infatti parlando del figlio di uno dei bassisti più famosi dell’ambiente metal Steve Harris. Non è quindi una sorpresa il fatto che i Raven Age siano il gruppo di apertura di tutte le date del tour “The Future Past” degli Iron Maiden. Al di là di questo elemento che ha sicuramente facilitato l’inserimento della band in un contesto così prestigioso, i Raven Age si dimostrano all’altezza del compito. Un heavy metal carico e dinamico, con armonie che richiamano anche l’hard rock, dà vita ad un set adrenalinico che sembra studiato apposta per scaldare al meglio il pubblico presente all’ippodromo. La band dispone infatti di tre album che si sono dimostrati un costante crescendo di maturità e tecnica, migliorando ogni volta quanto fatto precedentemente e affermandosi sempre di più come una realtà degna di suonare nei palchi più ambiti. “Darkness Will Rise”, “Conspiracy” e l’ultimo recentissimo “Blood Omen”, questi sono gli album che ad oggi compongono la discografia di questa promettente band di cui sentiremo sicuramente ancora parlare molto. La voce straordinaria di Matt Jones e i riff ammalianti sono gli elementi chiavi di un gruppo che ha saputo portare sul palco uno stile heavy metal sicuramente più moderno di altri ma senza snaturarne le caratteristiche principali.

THE RAVEN AGE

Tocca ora ai Blind Channel, band finlandese che ha gareggiato all’Eurovision Song Contest nel 2021, il che fa già intendere che siamo di fronte ad uno stile molto più moderno, forse anche troppo per il contesto di giornata. Nulla da dire riguardo la carica che trasmette questa band e la capacità di coinvolgere il pubblico… però il loro nu metal basato su vari passaggi cantati in rap e molte melodie in uno stile che non può che essere definito pop, si scostano davvero molto da quello che uno poteva aspettarsi oggi. Detto questo, i Blind Channel non mancano sicuramente della volontà di mettersi in mostra e di fare ciò che sanno fare meglio. L’alternarsi delle voci di Joel Hokka e Niko Moilanen funziona molto bene e crea dinamismo su ogni brano, portando quindi un elemento sicuramente originale. Il metal si sta evolvendo… non so fino a che punto sia una cosa positiva, ma è sicuramente interessante vedere che cosa può comparire di nuovo di tanto in tanto. Setlist:– Happy Doomsday– We Are No Saints– Over My Dead Body– Flatline– Left Outside Alone (Anastacia Cover)– Balboa– Dark Side

BLIND CHANNEL

Si passa ad una band con un nome decisamente più affermato nell’ambito metal, più precisamente nel symphonic metal, dove gli Epica possono ormai essere sicuramente considerati tra le colonne portanti di questo genere insieme ad altri colossi come i Nightwish, i Within Temptation o anche i Delain. I live sono uno dei loro punti di forza, con set sempre spettacolari e coreografie di altissimo livello. Consiglio tra l’altro vivamente il loro DVD “Omega Alive” per darvi un’idea di che show possa fare questa band. Come sempre l’alternarsi del canto lirico di Simone Simons e il growl di Mark Jansen funziona a meraviglia all’interno di un contesto che può essere praticamente quasi considerato death metal amplificato da tutti gli elementi sinfonici orchestrali che caratterizzano questo genere. La coesione di musicisti che suonano una quantità importante di live ogni anno si nota eccome… dalle chitarre di Isaac Delahaye alle tastiere del sempre carismatico Coen Janssen, tutto si combina alla perfezione come se ognuno fosse un metronomo vivente, cosa che per un genere che combina una quantità di strumenti significativo è davvero rimarchevole. “Abyss Of Time – Countdown to Singularity”, “The Skeleton Key” e l’immancabile “Consign To Oblivion” (precedeuta dall’ormai consueto wall of death del pubblico) sono senza dubbio le punte di diamante di un set che si è dimostrato come sempre solidissimo e di gran classe, esprimendo un symphonic metal di una qualità davvero sopraffina.Setlist:– Abyss of Time – Countdown to Singularity– Victims of Contingency– Unleashed– The Final Lullaby– The Skeleton Key– Beyond the Matrix– Consign to Oblivion

EPICA

Giunge quella che purtroppo è stata la nota stonata di giornata… c’era molta attesa per il set degli Stratovarius, band di power metal finlandese che è diventata negli anni punto di riferimento del genere. Il loro set era previsto per le 19:15, ma fino alle 19:50 nessun membro della band è salito sul palco, né tanto meno è arrivata una comunicazione che spiegasse cosa stesse accadendo. Con più di mezz’ora di ritardo salgono finalmente sul palco gli Stratovarius sulle note di quella che sarebbe dovuta essere “Black Diamond”… uso il condizionale in quanto per quasi tutto il pezzo la voce è stata completamente assente. Capisco che per i fonici non sia compito facile, equalizzare i suoni soprattutto durante il primo pezzo di una band, ma non poter godere della parte vocale è stato davvero un grosso errore oltre che gran peccato.La band finlandese prosegue con la bellissima “Hunting High and Low” e alla fine del brano arriva il momento shock… la band saluta tutti, solita foto di rito e torna dietro le quinte! Giunge quindi un membro dell’organizzazione sul palco ed arriva la spiegazione di quanto accaduto: “Gli Stratovarius sono stati vittime della cancellazione del loro volo per Milano, e malgrado il tentativo intrapreso di trasferirsi in Italia con un van, la sfortuna ha voluto che anche quest’ultimo avesse dei problemi tecnici e ritardasse ulteriormente il loro arrivo all’ippodromo”. Sembra davvero assurdo, ma, a quanto pare, questo è quello che è successo. L’unica cosa che mi sento di dire è che sarebbe stato giusto trovare un’alternativa per permettere alla band di suonare qualche altro pezzo, visto anche l’inconveniente del primo brano. Rimane quindi la delusione di non aver visto il set completo di una band che avrebbe sicuramente fatto un gran spettacolo.Setlist:– Black Diamond– Hunting High and Low

STRATOVARIUS

Dopo un’attesa che sembra davvero interminabile…ecco partire le note di Doctor Doctor degli Ufo; seguite dalla soundtrack di Blade Runner. L’emozione tra il pubblico presente diventa palpabile e le urla dei fan si propagano all’interno dell’ippodromo.Ed ecco che, non appena le luci si abbassano, tra fumo ed esplosioni, gli Iron Maiden fanno il loro ingresso trionfale sul palco.Riff di chitarre ad opera di  Dave Murray, Adrian Smith e Janick Gers introducono il primo brano Caught Somewhere In Time, estratto dal bellissimo album del lontano 1986 Somewhere in Time.Un’esecuzione magistrale che manda il pubblico in visibilio.Rimanendo nello stesso album, si passa  a Stranger In A Strange Land…pezzo che affida la sua apertura ad un lento scambio di colpi tra Nicko McBrian alla batteria e Steve Harris al basso, per poi dare spazio alla melodia delle chitarre. Ed è proprio durante l’esecuzione di questo pezzo che l’Eddie dell’artwork di Somewhere In Time, con abbigliamento da film di Clint Eastwood e armato di pistola, si materializza sul palco minacciando il povero Adrian Smith. Il pubblico dimostra tutta la sua approvazione riguardo alle scelte…nonostante quei pezzi abbiano quasi 30 anni, ascoltarli, soprattutto live, gasa tantissimo.È ora il momento di un “trittico” estratto dal loro ultimo lavoro del 2021 Senjutsu: The Writing On The Wall, Days Of The Future Past e The Time Machine. Quest’ultimo pezzo introdotto da Bruce Dickinson, che porta un po’ della sua veste di narratore anche durante i concerti, facendo riferimento alla DeLorean e a possibili viaggi nel tempo; riferimento che purtroppo è stato colto e capito solo da pochi, ma quei pochi hanno sicuramente apprezzato.Nel frattempo il pubblico si è un po’ spento, purtroppo i brani di Senjutsu non sono ancora entrati nel cuore di tutti.Non poteva esserci scelta più azzeccata con il successivo pezzo per riportare un po’ di carica tra i fan…estratto proprio dall’album “pietra miliare” di questa band The Number Of The Beast del 1982. Chi è che non ne conosce a memoria testo o melodia? Tutti i presenti ne rimangono coinvolti e iniziano a cantare, alternandosi alla voce di Dickinson che, per me e per molti altri,  è tutt’oggi una della più belle voci del metal.Breve ritorno ai tempi più recenti con Death Of The Celts dall’album Senjutsu, per poi iniziare un vero e proprio viaggio a ritroso nel tempo, attraverso gli anni d’oro della band. Direttamente dall’album Seventh Son of A Seventh Son del 1988, Can I Play With Madness?…canzone semplice e dal ritornello efficace, che ti si stampa in testa.Si passa poi ad altri due brani di Somewhere In Time. Il giro di basso del carismatico Steve Harris dà il via a Heaven Can Wait, il cui ritornello viene cantato a pieni polmoni da tutti i presenti, mentre  Dickinson è impegnato in un vero e proprio duello a colpi di arma da fuoco con Eddie. Il secondo è il pezzo più atteso dell’intera scaletta…la epica Alexander The Great, mai suonata dal vivo prima di questo tour e che manda letteralmente il pubblico in visibilio.La chiusura è affidata a due grandi classici intramontabili della band: Fear Of The Dark, dall’omonimo album del 1992, pezzo che ha segnato un’epoca e che ancora oggi è in grado di unire migliaia di persone in cori senza età; Iron Maiden dall’omonimo album dell’ormai lontano 1980, album d’esordio della band che rappresenta un punto fermo nella storia della musica.Tra nostalgia e felicità dei presenti, ecco che arrivano i primi saluti da parte di Bruce e la prima uscita di scena della band; purtroppo lo spettacolo sta per volgere alla conclusione, ma non è ancora il momento di farsi prendere dalla tristezza.Qualche secondo di attesa e le luci sul palco si riaccendono, sullo sfondo una New York in rovina… è il momento di Hell On Earth, quinto e ultimo brano in scaletta estratto da Senjutsu; uno dei pezzi più commoventi del loro repertorio musicale, anche per la tematica trattata nel testo.Inconfondibile l’intro strumentale del successivo pezzo, una cavalcata prorompente su cui si inserisce la voce grintosa di Bruce Dickinson… è il momento di The Trooper, uno dei cavalli di battaglia della band estratto dal capolavoro Piece Of Mind del 1983. Impossibile non essere coinvolti dalla carica esplosiva di questo brano.Come chiudere in bellezza? Si ritorna all’album Somewhere In Time…ed è con Wasted Years che gli Iron Maiden ci saluteranno stasera. Malinconica e struggente, per quanto orecchiabile e coinvolgente…e via tutti insieme a cantare “So understand, don’t waste your time Always searching for those Wasted Years…”.Migliaia di corna alzate al cielo e un lungo applauso in segno di gratitudine a questi sei grandi musicisti che, nonostante l’età anagrafica, hanno dimostrato di essere ancora una volta delle macchine da guerra.Nonostante la scaletta abbia incluso meno greatest hits rispetto alle precedenti, nonostante le scenografie siano state più minimal…credo che nessuno dei quasi 35000 fan presenti sia rimasto deluso.Me ne vado con le lacrime agli occhi, una purezza e una passione che arrivano diretti all’anima…sono gli esponenti più autentici e coerenti di tutto il movimento metal.Con la speranza di poterli rivedere il prima possibile…Up the IronsSetlist:– Caught Somewher In Time– Stranger In A Strange Land– The Writing On The Wall– Days Of Future Past– The Time Machine– The Prisoner– Death Of The Celts– Can I Play With Madness– Heaven Can Wait– Alexander The Great– Fear Of The Dark– Iron MaidenEncore:– Hell On Earth– The Trooper– Wasted Years

IRON MAIDEN

Testo di Giulia Gnoni  
Foto di Monica Ferrari – La Dame Blanche Photography.

Si ringrazia Vertigo Hard Sounds

La Dame B.
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