Difficile parlare di Bowie senza scadere nel già detto; impossibile quantificare il contributo che il Nostro ha dato al mondo intero, musicalmente, culturalmente, socialmente, più in generale “artisticamente”.

Il Suo impatto è stato, è, e sarà sempre tale che anche dopo la Sua morte (sublimata nel bellissimo album “Black Star”), continua ad essere presente negli occhi, nelle orecchie e nei cuori di tutto il mondo. Anche noi, quest’oggi, abbiamo la fortuna ed il privilegio di poter godere di una fetta del Suo immenso mondo grazie a “Lazarus”, opera teatrale che è stata definita a più voci “Il regalo d’addio che Bowie ha lasciato al Mondo”.

La pièce, fortemente voluta dal Duca Bianco, ruota attorno allo stesso personaggio protagonista del film del 1976 “L’uomo che cadde sulla Terra”, ed è divisa in 2 atti.

A 8 anni dal suo esordio in terra straniera, riusciamo finalmente ad avere “Lazarus” in patria, per poter ancora una volta perderci nella mente di un personaggio dalle mille sfaccettature, vero e proprio totem dell’eclettismo e della sperimentazione.

Manuel Agnelli e Camilla Nigro – Lazarus foto di Fabio Lovino

In scaletta, oltre a svariati successi dell’Artista, anche 4 canzoni create appositamente per l’opera (ricordiamo che la colonna sonora originale del film, creata da Bowie, fu scartata dall’allora regista in quanto da lui giudicata “troppo sperimentale”).

Nella sua declinazione italiana del progetto (creato in collaborazione con il drammaturgo irlandese Enda Walsh) Walter Malosti, qui in veste di regista, ha scelto Manuel Agnelli per riportare in vita Thomas Jerome Newton, l’indimenticato alieno interpretato dallo stesso Bowie.

È un Bonci gremito quello che aspetta la seconda serata di Lazarus in Italia, la seconda a Cesena (tutte le date delle repliche qui). Nell’aria si respira elettricità, c’è fermento, il pubblico è quanto di più eterogeneo ci possa essere in un contesto come questo (questo già di per sé mostra la grandezza del Duca Bianco, che rapisce intere generazioni).

Il set è minimale ma assolutamente studiato in modo certosino, specchio e contraltare della mente alla deriva di Thomas Newton.

Un Thomas Newton che è tutti noi, perso in se stesso e in un mondo che non è e non sente suo, così come noi siamo spesso persi in questo mare di nullità e mancanza di empatia che ammalano il nostro mondo. Manuel Agnelli è perfettamente a fuoco nel suo ruolo, che padroneggia con un rispetto, un’umiltà e un trasporto palpabili, aiutato dal suo debordante carisma. Anche il suo timbro di voce ed il suo stile ben si adattano ai brani di Bowie, qui riarrangiati in funzione dell’opera (interessantissima una scarna e psicotica “The Man Who Sold the World” venata di elettronica e beat).

I comprimari di un enorme Manuel Agnelli sono di prim’ordine, a partire dalla dolcissima e intensissima Casadilego, appena 20 anni, ma di un’intensità che lascia spesso senza fiato (suo è uno dei momenti più alti di tutto lo spettacolo, un’eterea “Life on Mars” piano e voce, talmente bella da entrarti dentro e scuoterti dai brividi). Tutti gli altri interpreti spiccano per bravura e carisma, tra tutti il magnifico Valentine interpretato da un Dario Battaglia perfettamente in parte, e la nevrotica Elly di una struggente e schizofrenica Michela Lucenti.

Casadilego – Lazarus foto di Fabio Lovino

Plauso anche alla band che accompagna lo spettacolo, divisa e arroccata sui due lati del palco; incisiva, potente ma mai invadente, e composta da musicisti di prim’ordine.

Insomma l’impressione è che ogni singolo elemento, a partire dagli attori / cantanti, ai musicisti, sia fondamentale nel concorrere a formare un mosaico stratificato, complesso ma piacevolissimo, nessuno escluso. L’opera scorre via per due ore e due atti, sorprendendoci, commuovendoci, rapendoci, fino ad una catartica “Heroes” in cui tutti i personaggi si ritrovano sul palco, fino all’accensione delle luci e alla fine dello spettacolo.

Casadilego e Manuel Agnelli – Lazarus foto di Fabio Lovino

Lunghissimi meritatissimi applausi accompagnano inchini visibilmente commossi, il viaggio nella mente di Thomas Newton è finito. Ce ne fossero di opere come queste..

Torno in macchina ancora ammaliato, metto su “Absolute Beginners” che mi riaccompagna a casa, e mi ritrovo, per l’ennesima volta, a pensare all’immensità e al genio di questo alieno venuto da lontano, che continua a guardarci da lassù…

Un alieno chiamato David Bowie.

 

 

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