Siamo di nuovo a Modena, stavolta in un piccolo locale in centro città chiamato Centrale 66, a pochi passi dalla stazione centrale dei treni. Piccolo di dimensioni, ma che durante i weekend e anche nel corso della settimana si fa “grande” per la qualità degli eventi che propone, siano essi legati al metal, alla tekno, al punk o al jazz, i quali lo rendono uno dei locali più attivi, impegnati e seri nella scena notturna di Modena. Stasera la proposta musicale sembra cucita addosso a me, amante del doom metal da sempre, con l’esibizione di tre gruppi che insieme risultano perfetti. Il leitmotiv della serata è il genere musicale: doom-melodic death; ma sappiamo tutti in anticipo che a tale leitmotiv soggiace una serata all’insegna di sentimenti pesanti, animi tormentati e violenta introspezione.

Adoro.

 

FOR THE STORMS

Un ottimo inizio di serata con una band che poco conoscevo e che mi ha davvero molto colpito: i bresciani For The Storms. Ex componenti degli Shantak votati ora al melodic death metal con influenze palesemente e piacevolmente doom, lasciano trasparire ispirazioni a gruppi ben radicati nel genere quali Swallow the Sun, Saturnus e Novembre. Propongono pezzi abbastanza lunghi ed articolati, obiettivamente complessi ma molto bene arrangiati e ben equilibrati, con l’inserimento di parecchi passaggi atmosferici e suoni puliti che vanno ad attenuare la drammaticità dei riff e della voce. Le composizioni sono intime, personali, potenti e malinconiche. Giovani e molto bravi, sicuramente e volentieri da risentire live.

 

(ECHO)

Rapido cambio palco e fanno il loro ingresso gli (Echo). Anche loro da Brescia, anche loro votati al melodic death-doom metal ma con atmosfere nitide dal marcato sapore post e arricchito da un’influenza sludge/stoner in stile americano che dà alla composizione quella spinta in più. Caratterizzati da riff intricati, pesanti e malinconici assoli, con un grandissimo lavoro di intrecci chitarristici, interventi di tastiera e con passaggi a tratti quasi black della batteria, trasmettono nelle composizioni un drammatico senso di pathos e sentimenti contrastanti e soffocanti. Composizioni aggressive e violente ma al contempo di una finezza sconcertante. Una bella esibizione e un ottimo proseguimento di serata!

 

OCTOBER TIDE

Ultimo cambio palco per il gran finale, una band ben radicata nel panorama death doom che dagli anni ‘90 si è enormemente evoluta pur rimanendo sempre fedele (ma senza mai risultare monotona) al genere di riferimento: gli October Tide. Inizialmente nato come side project fondato da Fredrik Norrman e Jonas Renkse, rispettivamente chitarrista e cantante degli immensi Katatonia, oggi vede in formazione originale solo Norrman, ma vanta altri quattro elementi di tutto rispetto. Sei album all’attivo, pura arte. Il talento degli October Tide, oltre alla bravura compositiva e strumentale, sta nella capacità di dare forma ai sentimenti, alle atmosfere, rendendole quasi palpabili. Il canto rabbioso, versatile e intenso dipinge paesaggi cupi e foschi in cui chitarre e sezione ritmica costruiscono una solida struttura in una formula death melodica classica ma non ordinaria. La stratificazione strumentale risulta pertanto notevole: per tutto il concerto si è avvolti da accattivanti pattern di batteria, riff riccamente melodici con bassi pesanti e travolgenti e assoli inquieti e appassionati che evidenziano in maniera decisa le tendenze estetiche malinconiche e cupe della band. Una esibizione pressoché perfetta, emozionante, brillante e al di là delle aspettative!

 

Si ringraziano The Abyss, Rebel Circle e il locale Centrale66

Gallery a cura di Giuseppe Iorio

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