Epic – Giugno 2010
Prima di cominciare, sono doverose un paio di premesse.
Ancora una volta, com’è già accaduto in piùdi un’occasione in passato, Mr. Madman ricostruisce la sua carriera chiudendo un ciclo ed aprendone uno nuovo, con nuovi musicisti ed un nuovo produttore. Questa volta, l’uscita di scena dei suoi vecchi collaboratori ha prodotto non pochi dissapori tra i fan, considerando che stiamo parlando di gente come Zakk Wylde e del batterista Mike Bordin, insomma non proprio gli ultimi dei fessi. Ma, facendo per un attimo l’avvocato del diavolo, devo dire che almeno l’aver congedato il mitico axeman era divenuta l’unica soluzione possibile per permettere ad Ozzy di riappropriarsi della sua carriera, ormai troppo affidata alle sapienti cure del fedele Zakk, sia in sede live che in studio. Basti ricordarsi delle canzoni che componevano l’ultimo studio album “Black Rain”, uscito circa 3 anni fa: avremmo potuto togliere dall’etichetta il nome di Ozzy e mettere quello dei Black Label Society e nessuno ci avrebbe fatto caso. C’era, dunque, bisogno di cambiare un po’ l’aria e così è stato. Fuori Zakk, dentro il giovanissimo e semisconosciuto (ma anche Wylde e Randy Rhoads lo erano, al momento dell’assunzione!) Gus G., di origine greca e proveniente da quel Berklee College, che tanti talentuosi chitarristi ha saputo sfornare negli anni: due su tutti, Steve Vai e John Petrucci. E, come loro, anche il giovane Gus ha una formazione tecnico musicale che nulla ha a che vedere col suo predecessore. Se Zakk Wylde era puramente istintivo, autodidatta, con un’attutudine passionale e “fuorilegge”, Gus è tecnicamente perfetto”… troppo perfetto per un cantante imperfetto come Ozzy. Ma, come dicevamo, è giovane e bisogna dargli il tempo necessario per togliersi di dosso quell’aura “leccata” che hanno un po’ tutti i musicisti con una formazione “scolastica”.
Detto questo passiamo alla cronaca dell’album.
Se l’intento di Ozzy Osbourne era quello di cambiar pelle ancora una volta, possiamo dire che la missione è compiuta: il taglio di “Scream” è molto piùtendente al metal che all’hard rock degli album passati, con non poche frequenti incursioni in certi territori industrial tanto cari a Marylin Manson. Nel brano d’apertura “Let it Die” e in “Soul Sucker”, sembra d’essere di fronte a due canzoni scritte da Zakk Wylde per i B.L.S., ma regalate al “reverendo” Manson perché ne facesse ciò che vuole. Il primo singolo estratto dall’album, ovvero “Let me Hear your Scream”, invece ricorda con un certo affetto alcuni passaggi del disco “No Rest for the Wicked”. Carina la ballata “Life Won’t Wait”, ma ai tempi di Wylde e di Rhoads s’è fatto di meglio. Da segnalare come i brani meglio riusciti, oltre al già citato singolo, siano “Diggin’ me Down” (con un attacco alla “Diary of a Madman”) e l’assalto frontale di “Fearless”.
Va detto, in conclusione, che si tratta di un album riuscito solo a metà , con alcune ottime canzoni ed una buona metà dell’album che potremmo tranquillamente dimenticare. Ma considerando, appunto, che il vecchio Ozzy ha deciso di dare una rinfrescata alla sua ultratrentennale carriera, congedando tutta la sua band e ricostruendola dalle fondamenta (ad eccezione del bassista Rob “Blasko”), bisogna ben capire che “Scream” non poteva che essere un album di pura transizione. Attendiamo la nuova band al varco, per vedere come si comporterà in sede live, per verificare se il giovane Gus sia un chitarrista “ben educato” anche dal vivo, ma soprattutto rimandiamo a Settembre il caro vecchio Osbourne, fiduciosi che al prossimo album non tradirà le nostre aspettative.
Tracklist:
1. Let It Die
2. Let Me Hear Your Scream
3. Soul Sucker
4. Life Won’t Wait
5. Diggin’ Me Down
6. Crucify
7. Fearless
8. Time
9. I Want It More
10. Latimer’s Mercy
11. I Love You All
Band:
Ozzy Osbourne – voce
Gus G. – chitarra
Rob “Blasko” Nicholson – basso
Tommy Clufetos – batteria
Adam Wakeman – tastiere
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