“The Return Of The Gods”, questo è il nome del festival scelto per celebrare la prima data italiana del tour di “reunion” dei leggendari Pantera. Ovviamente parlare di “reunion” vera e propria non è possibile, ma se ci fermiamo un attimo e pensiamo a quello che questa band ha dato alla storia del metal perché non apprezzare la possibilità di rivedere sul palco quel che rimane di una band leggendaria? Ci sono state tante polemiche sulla scelta di creare questo tour sotto il nome dei Pantera senza due dei membri chiave di questa band che ci hanno purtroppo lasciato troppo presto… la tragica morte di Dimebag Darrel nel 2004 e l’altrettanto prematura scomparsa di Vinnie Paul nel 2018 hanno lasciato sicuramente ferite indelebili che non potranno mai essere curate fino in fondo… ma se c’era una possibilità di onorare questi musicisti e richiamare la loro memoria con quello che è stata la loro vita, ovvero la musica, perché non farlo? A maggior ragione se gli artisti che avrebbero ricoperto i loro ruoli sarebbero stati i miglior interpreti che si potessero avere per rendere omaggio alla loro carriera… quale altro chitarrista se non Zakk Wylde poteva incarnare Dime per questo tour? Quale altro batterista avreste veramente pensato potesse essere una migliore scelta di Charlie Benante per sedere al posto di Vinnie? A mio parere c’è ben poco da criticare… questo tour e questa “reunion” dei Pantera è una delle cose più sensazionali che potesse capitare nel mondo del metal attualmente e non potremmo essere più felici di quanto accaduto questa sera a Bologna. Per l’occasione è stato quindi creato un festival con una lineup di tutto rispetto che, se omettiamo la triste notizia dell’annullamento del set dei Behemoth il giorno stesso a causa della cancellazione del volo della band dalla Polonia, ha visto performance estremamente valide e convincenti da parte di tutte le band presenti nel bill.

Dopo l’apertura delle due prime band di giornata Sadist e Vektor, arriva il momento di una band che è diventata un motivo di orgoglio nazionale, i Fleshgod Apocalypse. La band di symphonic death metal umbra è una garanzia riconosciuta anche a livello internazionale ormai da anni… basta vedere a quali festival europei la band prende parte con cadenza ricorrente ed il fatto che siano sotto contratto discografico con una certa Nuclear Blast… tutti elementi a testimoniare il valore della nostra band italiana. Francesco Paoli è un frontman di grande carisma che grazie al suo growl sa sempre deliziarci di un’aggressività quasi elegante che si sposa a meraviglia con il tecnicismo musicale della band. La voce lirica di Veronica Bordacchini aggiunge quel tocco epico che si combina molto bene con i virtuosismi di chitarra in stile technical death di Fabio Bartoletti e le linee di basso su cadenze groove di Paolo Rossi. Si può dire che il sound dei Fleshgod sia principalmente caratterizzato da una componente misteriosa, quasi macabra, che combinata ai costumi e alle tematiche dei loro testi crea un connubio davvero avvincente. Francesco coglie anche l’occasione di suonare a Bologna per ringraziare la città e l’ospedale che l’ha aiutato tra i vari interventi chirurgici che ha dovuto subire nell’estate del 2021 in seguito alle fratture multiple che aveva riportato cadendo durante una scalata sul Gran Sasso. Set solido come di consuetudine dei Fleshgod Apocalypse che si dimostrano ormai una garanzia assoluta in ogni contesto.

Setlist

Fury
Healing Through War
Sugar
Minotaur (The Wrath of Poseidon)
No
The Violation
The Fool
The Egoism
The Forsaking

Tocca ai Coroner, band di thrash metal svizzera attiva da ormai più di trent’anni. Dopo essersi sciolta nel 1996 e riformata ben 14 anni dopo, la band ha dichiarato che sta attualmente lavorando su un nuovo disco dopo quasi tre decadi di attesa… e a giudicare da quanto sentito oggi, perché questa band è sparita per così tanto tempo e non ha pubblicato materiale nuovo per più di dieci anni dopo la sua reunion? La loro performance è una pura goduria dal primo all’ultimo pezzo! Grazie ad una solidissima base di thrash metal condita da molti elementi di chitarra e basso in stile technical death e una leggera influenza progressive/stoner, siamo di fronte ad un’esibizione con i controfiocchi che difficilmente dimenticheremo. Aggressivi, precisi e soprattutto efficaci… si crea veramente un sentimento di dipendenza con il loro sound tanto diretto quanto attraente. Speriamo di vederli sempre più presenti in tour europei e attivi nelle registrazioni perché questa band ha ancora molto da dare e la performance odierna ne è la dimostrazione.

Setlist

Golden Cashmere Sleeper, Part
Serpent Moves
Divine Step (Conspectu Mortis)
Semtex Revolution
Status: Still Thinking
Masked Jackal
Grin (Nails Hurt)
Reborn Through Hate

Giunge il momento di un nuovo progetto che mi sta particolarmente a cuore, gli Elegant Weapons. Basterebbe elencare i membri che compongono questo supergruppo per capire che siamo di fronte ad una formazione con un potenziale enorme: Richie Faulkner alla chitarra (Judas Priest), Dave Rimmer al basso (Uriah Heep), Ronnie Romero al canto (Rainbow) e Chris Williams alla batteria (Accept). Potrei già aver detto tutto… ma c’è davvero da sottolineare la performance di altissimo livello di quanto visto oggi all’Arena Parco Nord per quanto riguarda questa band. Grazie ad un album di esordio davvero promettente e quindi una grande maggioranza di pezzi suonati oggi tratti da quest’ultimo dal titolo “Horns for a Halo”, gli Elegant Weapons sfoderano un heavy metal tanto classico quanto avvolgente. È come se l’eleganza dello stile principe del metal venisse esaltato ancor di più da un progetto che ha voglia di rimanere ancorato ad uno stile intoccabile ma che vuole anche essere espresso con un tocco di freschezza… quel poco da non andare a snaturare un genere sacro ma solo ad esaltarlo per riportarlo in primo piano. Unitile sottolineare il fatto che l’occhio si soffermi principalmente sulla tecnica sopraffina di Richie alla chitarra, che ci delizia con assoli e armonie di una bellezza a dir poco strabilianti. Non è da meno la classe di Dave Rimmer così come ovviamente il carisma e la voce davvero avvincente di Ronnie Romero. Speriamo davvero che questo gruppo non rimanga solo un side project temporaneo dato gli impegni di tutti i membri che fanno parte di band storiche… ma che trovino il tempo e la possibilità di portare avanti anche questo progetto per molti anni.

Setlist

Do or Die
Blind Leading the Blind
Horns for a Halo
Dirty Pig
Dead Man Walking
Lights Out (UFO Cover)
Downfall Rising
Bitter Pill
White Horse
War Pigs (Black Sabbath Cover)

Con la mancanza dei Behemoth tocca a quindi ad una band che forse può godere del titolo di miglior interprete europeo del genere thrash metal, i Kreator. Per quanto visto per lunghi anni e ancor di più quest’oggi, la band tedesca se la gioca decisamente ad armi pari con mostri sacri californiani come i Death Angel o gli Exodus, e potrebbe tranquillamente far parte di bill che presentano altrettante leggende del thrash come i Testament o i Megadeth. Il palco dei Kreator è tanto macabro quanto affascinante… con cadaveri impiccati, l’enorme demone centrale simbolo della band e l’artwork estremamente intrigante dell’ultimo album “Hate Uber Alles” sullo sfondo. Mille Petrozza è letteralmente indemoniato eci fornisce una performance vocale da manuale dalla prima all’ultima strofa, così come un esecuzione sopraffina di riff e assoli a non finire. Accompagnato alla chitarra dal fidato Sali Yli-Sirnio, dal metronomo alla batteria Ventor Reil e dall’ormai più che consolidato Frédéric Leclercq al basso, Mille conduce una macchina quasi perfetta che eleva il thrash metal alla sua forma più pura e diretta. Devastanti! Pezzi come “Hordes of Chaos”, “Violent Revolution” e “Pleasure to Kill” andrebbero direttamente messi tra i migliori venti pezzi della storia del thrash metal. Ci si fa trasportare in un trance musicale di più di un’ora dove è impossibile non fare headbanging e caricarsi di energia fino all’ultimo pezzo. Onestamente fatico davvero a pensare chi avrebbe potuto fare meglio di loro per riscaldare il pubblico in vista del grande evento di serata… tanto di cappello ad una band che ha saputo portare alta la bandiera del thrash metal in Europa da ormai quasi quarant’anni facendo vedere alle leggendarie band della Bay di San Francisco che c’è anche chi riesce ad onorare al meglio questo genere anche qua da noi in Europa.

Setlist

Hate Uber Alles
People of the Lie
Awakening of the Gods
Enemy of God
Betrayer
Phobia
Satan Is Real
Hordes of Chaos (A Necrologue for the Elite)
Hail to the Hordes
666 – World Divided
Phantom Antichrist
Strongest of the Strong
Extreme Aggression
Terrible Certainty
Violent Revolution
Flag of Hate
Pleasure to Kill

Giunge il momento tanto atteso… un momento che molti di noi attendono da praticamente vent’anni… i Pantera, nella loro nuova formazione, stanno per salire sul palco! Entusiasmo e adrenalina sono presenti a livelli inverosimili e nel momento in cui cala l’enorme telo nero che nascondeva il palco sulle prime note di “A New Level” niente ha più importanza… è il momento in cui rinasce una leggenda, il momento in cui gli interpreti di pezzi sentiti centinaia di volte appaiano davanti ai tuoi occhi in carne ed ossa, pronti a farti vivere quello che hai sempre sognato di vedere dal vivo… per molti di noi presenti stasera, per la prima volta! Phil Anselmo si presenta scalzo, i pantaloncini corti e canottiera… proprio a simboleggiare che lui in questo contesto si sente casa… che si, ha fatto anche molta strada con i Down e il suo progetto solista Phil Anselmo & The Illegals… ma questo è il suo palco, la sua band e la sua vera dimensione… e signori miei, non sembra passato neanche un giorno per Phil da quei gloriosi anni 90’… la sua voce è devastante sotto ogni aspetto! E l’elemento più strabiliante è che Phil sfodera questa performance vocale in tutta scioltezza, senza alcun tipo di sforzo in modo sobrio e pulito… davvero sensazionale! Ed ecco che con “Mouth For War” spicca il sensazionale basso di Rex Brown. Dire che l’effetto creato è quello di un rullo compressore forse è quasi riduttivo… un intro che ti entra nelle vene e che ti devasta letteralmente l’anima, lasciandoti poi praticamente in balia dei riff di chitarra strabilianti del mitico Zakk Wylde. Non solo Zakk era davvero l’unico musicista ad avere il carisma e le capacità tecniche per onorare la memoria di Dimebag… ma era anche la scelta più giusta nel rispetto della loro amicizia nata nel lontano 1994 al Monsters of Rock in Inghilterra. Questo ha quindi permesso a Zakk di tirare fuori anche la sua parte emotiva nel set dei Pantera… Zakk ha interpretato il ruolo come un vero rito in memoria del suo amico, suonando alla perfezione con una classe infinita e sfoderando una personalissima chitarra “Wylde Audio” con i colori iconici della tradizionale “Dean Razorback” che suonava Dime… un gesto toccante che Darrel avrà sicuramente apprezzato da lassù…

Dopo i due primi pezzi dell’iconico album “Vulgar Display of Power”, è il momento di un trittico da brividi tratto da “Far Beyond Driven”: “Strength Beyond Strength”, “Becoming” e ovviamente “I’m Broken”. Si comincia ad avere la pelle d’oca e a realizzare quello che sta succedendo… i Pantera sono davvero tornati! Dopo un’interpretazione su degli acuti stratosferici di Phil in “Suicide Note Pt. II”, è il momento di un altro capolavoro come “5 Minutes Alone”, dove la batteria dettata da un impeccabile Charlie Benante dà il via ad un altro classico cantato dall’intero pubblico di Bologna. Giunge il pezzo che personalmente mi ha emozionato di più, “This Love”. Sicuramente per la progressione della traccia che inizia sotto forma di ballad per poi esplodere in un brano estremamente diretto e incisivo, che da quell’attesa iniziale viene poi sfoderata un’ondata di energia senza uguali davvero strabiliante. Viene poi lasciato spazio ad uno dei pezzi più violenti che i Pantera abbiano mai scritto, ovvero “Fucking Hostile”, intonato all’unisono sui ritornelli da ogni fan presente in arena!

Calano le luci ed arriviamo ad un momento emozionante che rimarrà impresso nell’anima di ogni metallaro presente stasera… l’omaggio a Vinnie e Paul. Sui due grandi schermi laterali vengono quindi riportati in bianco su sfondo nero i nomi dei due fratelli Abbott ed al centro vengono proiettati video ricordo di momenti vissuti dai due fratelli insieme alla band in tour, backstage e in momenti di vita ordinari… momento da brividi estremamente toccante in cui l’enorme energia accumulata fino a questo punto del concerto lascia spazio alla parte emotiva e al ricordo di due elementi fondamentali di questa band che purtroppo ci hanno lasciato troppo presto… il tutto mentre scorrono in sottofondo le note di “Cemetary Gates” a creare quella malinconia che ha reso ancor più profondo un momento che rimarrà sicuramente impresso nella mente di tutti.

Il concerto riprende con una famosa cover dei Black Sabbath “Planet Caravan” anch’essa tratta da “Far Beyond Driven” prima di lasciare spazio ad una sorpresa per Phil Anselmo. In quanto fosse il suo compleanno il 30 Giugno gli viene quindi portata una torta sul palco sulle note di un buon compleanno cantato da tutto il pubblico presente che intona il nome di “Filippo” a squarciagola. Phil ringrazia tutto il pubblico presente dicendo che è felicissimo di terminare il tour europeo qui in Italia. Phil prosegue infatti nel chiedere quanta gente avesse avuto la possibilità di vedere i Pantera negli anni 90’ e per quanta gente invece fosse la prima volta stasera… e per la grande maggioranza era proprio la prima volta! Un elemento che in realtà è da apprezzare, perché dimostra che il metal è vivo e presente anche nelle nuove generazioni, che viene tramandato negli anni e che continuerà a vivere anche per il futuro!

Nel momento in cui Phil ci preannuncia che il prossimo pezzo 99% di noi l’ha sentito almeno 700 volte sappiamo tutti di cosa si tratta… e nessuno sta più nella pelle nel momento in cui il famigerato riff di “Walk” rimbomba per tutta l’arena! Non c’era una voce che non sapesse le parole di questo pezzo… a simboleggiare l’unità e l’apprezzamento di una band che ha davvero saputo mettere d’accordo gli amanti di tutti generi del metal. Pezzo reso ancor più unico dalla partecipazione dei membri dei Kreator che salgono sul palco in veste di back vocalists esclusivi per questo brano. Ed ecco che sulla parte finale di Walk viene integrato un mashup che per quanto intrigante forse ha allo stesso tempo spiazzato un po’ tutti noi per l’impossibilità di sentire per intero due pezzi tra i più sensazionali della carriera della band Texana… “Domination” e “Hollow”… soprattutto il primo meritava senza alcun dubbio la versione integrale, ed invece viene inserito solo la parte finale con il sensazionale assolo interpretato magistralmente da Zakk Wylde che precede l’outro del pezzo prima di lasciare spazio anche in questo caso agli ultimi minuti energici di “Hollow”, omettendo quindi tutta la prima parte in stile ballad… onestamente è stato davvero un peccato non poter godere di questi pezzi per intero… mi sento di dire che forse questa è l’unica nota negativa di questo concerto che lascia quindi quel pizzico di amaro in bocca per non avere avuto la scaletta perfetta. Il set non poteva che finire su “Cowboys From Hell” ovviamente, nel delirio più totale dell’intero popolo metallaro. E quando tutto sembra finito, ecco che il pubblico invoca all’unisono ancora un pezzo e Phil annuncia la chiusura del concerto con “Yesterday Don’t Mean Shit”, invitando tutti quanti a cantare con lui. Arriva quindi la fine di questo evento tanto atteso con tutte le foto di rito di fine tour insieme ai membri della crew sul palco ad immortalare un momento storico. Dopo i saluti di ogni membro della band Phil riprende il microfono e si riferisce al pubblico con le seguenti parole: “C’è solo un modo per concludere questo concerto… cantate con me” Intonando l’inizio del ritornello di “Stairway to Heaven” e lasciandolo finire di cantare al pubblico… una conclusione da pelle d’oca!

Si conclude quindi quello che rimarrà per molti un evento storico. Nonostante tutte le critiche e le perplessità riguardo questo tour, i Pantera sono riusciti a raggiungere quello che è l’obbiettivo di una band… emozionare con la propria musica! E loro lo hanno fatto forse meglio di tanti altri, perché l’atmosfera che si è percepita stasera era qualcosa di unico ed è stato soprattutto taccante vedere tanti “Brothers Of Metal” cantare tutti in coro quelli che sono stati i pezzi cardine della lunga carriera dei Pantera… non c’è niente di più bello dell’emozione che genera un concerto come questo e quando la passione viene condivisa tra persone che si riuniscono per celebrare la musica dal vivo siamo di fronte alla forma d’arte più pura, di cui i Pantera sono stati stasera l’emblema del genere metal per eccellenza, ricordando un passato glorioso e portando avanti un eredità che senza alcun dubbio non avrà mai fine!

Setlist

A New Level
Mouth for War
Strength Beyond Strength
Becoming
I’m Broken
Suicide Note Pt. II
5 Minutes Alone
This Love
Fucking Hostile
Cemetary Gates (First Part in memory of Abbott Brothers)
Planet Caravan (Black Sabbath Cover)
Walk
Domination / Hollow
Cowboys From Hell

Encore

Yesterday Don’t Mean Shit

Si ringrazia Vertigo Hard Sounds

Sfoglia la Gallery a cura di Massimo Plessi

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