Post Nebbia e altre chicche – Seconda serata di Passatelli in Bronson 2022

Se penso a sabato sera, 17 dicembre 2022, rivedo una serie di validissimi musicisti e band succedersi sul palco e colorare quella che è stata una serata-regalo per la musica dal vivo della mia città.

Si tratta della seconda serata della dodicesima edizione di Passatelli in Bronson, sede Bronson Produzioni, cartellone a cura di Rumore Futura, festival che vede per il secondo anno una vincente collaborazione fra il magazine musicale Rumore e il Bronson di Madonna dell’Albero per dare spazio e ascolto agli artisti della nuova scena.

Apre le danze il blu del sax e del chill pop suonato dai bolognesi Sleap-e, seguiti dalle note azzurre dei fiumi e dei vuoti raccontati dai Rooms by the Sea, quartetto fiorentino che mi ha da subito rapita. Traendo lezioni dai Of Monsters and Men e dai Florence + the Machine, la band dipinge un sound tanto sognante quanto intenso nelle tracce che compongono il loro album di debutto “Rivers and beds” rilasciato a giugno 2022, di cui la tinta più fulgida è conferita dalla voce straordinaria della cantante e chitarrista Teresa Rossi.

 

Eugenia Post Meridiem

Si procede con un gruppo più conosciuto, i genovesi Eugenia Post Meridiem, che freschi di uscita del secondo album “Like a need a tension”, uscito questo 18 novembre proprio per Bronson Recordings, propongono un alternative rock molto contaminato, perfettamente in linea con le tendenze attuali. Sfumando dall’elettronica a momenti psichedelici, si esibiscono con il supporto entusiasta di un pubblico affezionato. Fra i tratti che li definiscono fortemente il gusto nel cambio frequente delle ritmiche, la ricerca della deviazione e la modulazione del timbro della cantante e chitarrista Eugenia Fera: ora etereo, arioso e zuccherino, ora inquietante e malizioso.

 

Post Nebbia

Giunge poi il turno degli headliners della serata, i Post Nebbia, band padovana che sta conoscendo un periodo decisamente florido, di riscontri più che favorevoli e alte aspettative. Dopo settimane in cui avevano iniziato ad abitare le mie playlist, dal vivo mi confermano le sensazioni percepite in cuffia. Ci catapultano nel loro sperimentalismo bianco e nero, nei synth psichedelici e fraseggi alla Tame Impala come nel brano “Cuore Semplice”, primo in scaletta, ma spaziano poi a interventi più funky come in “Pensiero magico”.

Come capita in letteratura, nel teatro e nell’arte, anche nella musica sempre più spesso le cose più interessanti hanno origine da forti contrasti che matchano alla perfezione. In “Entropia Padrepio”, terzo album del giovane gruppo uscito il 20 maggio 2022, succede qualcosa di molto simile. Alcuni temi di spessore come la spiritualità, l’introspezione e la ricerca spasmodica di punti di riferimento nel lungo e impervio cammino nella conoscenza di se stessi, sono incorniciati da spensierati coretti anni ‘60, giri beatlesiani e il tocco noir di giochi strumentali che strizzano l’occhio ai Calibro 35, provocando una sensazione che ha a che fare con il senso di straniamento pirandelliano.

A questo proposito mira senz’altro anche la scelta accurata del lessico utilizzato nei testi: Carlo Corbellini, frontman e chitarrista classe ’99, autore e produttore di musica e testi, dimostra tutto il suo amore per la letteratura – che è anche sua facoltà universitaria – proponendo sempre un linguaggio visivo, simbolico con un gusto sfrenato per le espressioni sinestetiche di cui è impregnato il brano di chiusura, dell’album e del concerto, “Oltre la soglia” in cui l’anima dell’uomo trova pace solo nella frammentazione e nella smaterializzazione. Nonostante i grandi meriti da attribuire a Corbellini, sul palco il resto della band non sta indietro di un passo rispetto al cantante e riesce nell’intento di arrivare allo spettatore come un’unica ed integra realtà musicale.

Dopo un’ora, che è sembrata più mezz’ora, la band saluta il pubblico per lasciare spazio al dj set, senza bis e senza il piacere di ascoltare uno dei brani più interessanti del concept album, “Cristallo metallo”, eliminato il giorno stesso dalla scaletta da parere unanime del gruppo che lo ritiene il meno efficace dal vivo.

 

Mi invade la curiosità di scoprire cosa ci riserveranno in futuro non solo i Post Nebbia, che ormai hanno puntato alto e dovranno confermarsi o evolversi, ma anche le altre band esibitosi al Bronson, tutte dalle personalità spiccatamente marcate e ispiranti. Vedere aumentare la realizzazione di eventi ed iniziative sulla falsa riga di Passatelli in Bronson sarebbe un toccasana per la vita culturale ravennate, che ha terribilmente fame di stimoli di questo genere.

testi di Lucia Rosso
fotografie di Emanuel Giordani

Avatar
Author

Write A Comment