Davvero attesissimi e in continua crescita sia dal punto di vista dei critici musicali , sia da quello dei fans, i Rival Sons non hanno deluso le attese e hanno regalato uno show davvero colmo di intensità  ed emozioni nell’ormai storico Live Music Club. Il colpo d’occhio del pubblico è davvero qualcosa di spettacolare. Il locale è praticamente imballato da rockers di età  media principalmente sulla quarantina.

Il sound 70′ della band di Long Beach, si manifesta anche in una cura davvero minuziosa anche nel look. Un po’ figli segreti degli Allmann Brothers, un po’ Lynyrd Skynyrd, un po’ bluegrass addicted. La serata viene aperta da (per me) una gradevolissima sorpresa , che ammetto di non aver mai sentito nominare ma che sicuramente da ieri sera hanno un nuovo fan(non solo io): The Last Internationale.

Delila Paz – The Last Internationale live @ Milano, 2019 – foto di Moira Carola

Un trio capitanato dalla bellissima ed affascinante Delila Paz, che sanno spaziare tranquillamente dalle sonorità  degli Stooges, fino a mischare blues ed Aretha Franklin. Non certo novellini visto che hanno all’attivo vari album. Formatisi nel 2008 a New York dall’unione del chitarrista Edgey Pires e dalla cantante (seconda chitarrista) Delila Pez. Esplosivi davvero in chiave live, con Delila che ben due volte scende dal palco e canta vicino alla prima fila, stringendo mani e tentando di far cantare il pubblico.

L’apice del rock n’roll è raggiunto quando l’avvenente e sexy cantante (con pantaloni davvero attillatissimi che mettevano in risalto le sue forme davvero belle) ha terminato l’ultimo pezzo del breve e coinvolgente set, direttamente sul bancone del bar. Applauditissimi e spero di rivederli presto. Chiudo dicendo che nel 2015 ottennero un prestigioso supporting act con il tour dei 50 anni dei “The Who”. Delila è un po’ Debbie Harry, un po’ Chrissie Hynde, un po’ Joan Jett, un po’ Aretha Franklin, un po’ Suzi Quatro mischiate in un personalissimo manuale di “come si incendia a dovere un palco rock”.

Jay Buchanan, Rival Sons live @ Milano, 2019 – foto di Moira Carola

E a proposito di “supporting act”, i Rival Sons si sono davvero fatti la cosiddetta gavetta, aprendo i concerti di numerosissimi artisti. I primi che mi vengono in mente sono Alice in Chains, Slash, Kiss, Black Stone Cherry, Guns N’Roses e tanti altri. Le loro canzoni sono assai passate sulle principali stazioni radiofoniche rock del pianeta e con “Feral Roots” uscito quest anno hanno intrapreso un grosso tour mondiale.

Ieri sera si sono presentati da headliner, la scenografia del palco è davvero scarna ed essenziale, con il telo raffigurante la copertina dell’ultimo lavoro sullo sfondo e qualche amplificatore (ma non in numero massiccio) sparso qua e là . “End of Forever” e “Wild Animal”, scaldano subito il pubblico. Il cantante Jay Buchanan e il batterista Mike Miley si fanno notare subito anche per gli splendidi cappelli stile anni 70′.

Il turnista (tastierista aggiunto e addetto a qualche campionatura) Todd à–gren-Brooks sembra quasi uno del gruppo bluegrass Steve ‘N Seagulls e per restare in Italia, uno degli Iron Mais. E’ uno show che ti entra nell’anima, con molte jams sparse qua e là  e col pubblico che paga il giusto tributo a questa band che mantiene vivo lo spirito del rock n’roll. Il nostro sito è “Long Live Rock N’Roll” e finché saranno in giro band come questa, non morirà  mai e si tramanderà  di generazione in generazione. Le poche pecche che ho trovato sono relative ad una davvero scarsa comunicazione col pubblico. Sarà  perché io amo sentire qualche e là , qualche aneddoto da chi sta suonando ma alla fine stasera “it’ s only rock n’roll but i like it”.

Il chitarrista Scott Holiday ci regala grandi assoli, a volte con la classica 12 corde resa popolarissima da un suo chiaro mentore, Jimmy Page. Tante hits vengono lasciate in serbo per il finale. E’ davvero una bolgia quando attaccano “Electric Man”, con la gente che canta e balla davvero coinvolta. Il singolo “Do your Worst” è davvero ben accolto e si va poi a chiudere con la mitica “Keep on Swinging” col suo stupendo Hammond chiude lo show. Una canzone che ti spazza via ogni resistenza e che ti rende meno amaro il distacco da questa band, in attesa di una prossima data live. Come per i The Last Internationale, il palco è l’habitat naturale.

Peccato che non abbiano fatto “quella bella” (come a volte si ironizza tra fans su qualche canzone che hai maggiormente a cuore), vale a dire “Pressure and Time“(singolo che me li ha fatti conoscere)!

Recensione di Mauro Brebbia.
Fotografie di Moira Carola .
Si ringraziano Live Music ClubVertigo

Setlist:

1. End of Forever
2. Wild Animal
3. Tell Me Something
4. Tied Up
5. My Nature
6. Drum Solo
7. Look Away
8. Too Bad
9. Jordan
10. Feral Roots
11. Open My Eyes
12. Electric Man
13. Manifest Destiny, Part 1
14. Shooting Stars
15. Do Your Worst

16. Face of Light
17. Keep On Swinging

Band:

Jack Buchanan (voce);
Scott Holliday (chitarra);
David Baste (basso);
Mike Miley (batteria).

 

redazione
Author

Comments are closed.