Tra il massacro a Jonestown e il caso di John Wayne Gacy, i pionieri della musica a tema true crime sono in arrivo per la loro unica data italiana, il 7 novembre al Locomotiv, di Bologna (qui i dettagli del concerto).

Formata dalla vocalist Skynd e il polistrumentista Father, gli SKYND si sono distinti per la loro impressionante capacità di raccontare fatti di cronaca nera in chiave musicale, diventando la band di apertura del tour europeo degli Ice Nine Kills, e collaborando con Jonathan Davis. Grazie alla loro disponibilità, abbiamo intervistato la cantante Skynd.

Cosa vi porta a fare musica sul true crime e com’è nato il vostro interesse per questa tematica?

Ero molto giovane, forse avevo 3 o 4 anni quando il mio amico immaginario, SKYND, è apparso per la prima volta. Mi sussurrava nelle orecchie tutte quelle storie orribili e crescendo in questa maniera, ho sentito il bisogno di trovare un modo per digerire meglio quei racconti. Il mio amico immaginario mi suggerì di prendere appunti e di scrivere i fatti, ma per me non era abbastanza.
Quando avevo circa 13 anni ho ascoltato “The Wall” dei Pink Floyd e lui mi raccontò che anche questa band scriveva e parlava di eventi reali. È stato allora che ho trovato l’ispirazione e ho iniziato a scrivere testi e musica.

Come scegliete gli argomenti delle vostre canzoni?

Sono i racconti del true crime che scatenano la mia creatività. Visualizzo il caso, sento i suoni o vedo dove la traduzione del caso si trasforma in canzone. Alcuni casi di omicidio però devono ancora essere approfonditi per far scattare la scintilla.

Qual è il tema della vostra prossima canzone?

Mi piacerebbe approfondire il tema della salute mentale. Sento che sia un argomento di cui dovremmo parlare di più. Ogni caso è collegato a questa tematica, perché è un essere umano a commettere quelle crudeltà disumane e ogni persona ha una storia alle spalle. E’ la sua salute mentale a giocare un ruolo importante sul perché abbia commesso un crimine.

SKYND in concerto a Milano, 2023 – ph Moira Carola

Come vi siete conosciuti tu e Father e cosa vi ha portato a collaborare e a creare musica assieme?

Sono andata in Australia per incontrare Katherine Knight in prigione. Purtroppo non ci sono riuscita, ma fortunatamente ho incontrato Father. Sono andata a un bush party e ho visto un ragazzo su una roccia, in mezzo all’oceano, che si dondolava avanti e indietro, e in qualche modo ho sentito un legame con lui. Come se fosse qualcuno che già conoscevo e a cui ero inspiegabilmente legata.
Mi sono avvicinata, mi sono seduta accanto a lui e abbiamo iniziato a parlare, sentendo entrambi una connessione. Il giorno dopo siamo andati in studio ed è così che è iniziato tutto.

Com’è nata la collaborazione con Jonathan Davis?

La collaborazione con Jonathan Davis è nata perché il ragazzo che ha mixato il nostro primo EP stava lavorando con lui. Gli ha fatto ascoltare la nostra musica e Jonathan è rimasto affascinato dalla canzone su Gary Heidnik, perché ha il mio stesso interesse per il true crime. Ha contattato Father e gli ha chiesto se potesse prender parte alla canzone. Sono e sarò per sempre molto grata a Jonathan Davis.

Congratulazioni per essere stati la band di apertura degli Ice Nine Kills! Com’è stato esibirsi al loro tour?

Aprire il concerto agli INK è stato strepitoso. Vedere Spencer esibirsi mi ha ispirato, è pazzesco come non esca mai dal personaggio. La loro musica parla di fictional horror e la mia parla di true crime, è stata una combinazione perfetta. Mi piacerebbe lavorare a una canzone con loro in futuro.

SKYND in concerto a Milano, 2023 - ph Moira Carola
SKYND in concerto a Milano, 2023 – ph Moira Carola

Parlare di questi argomenti deve essere difficile, soprattutto quando si vuole informare la gente senza mancare di rispetto alle vittime. Come riesci a gestire questa responsabilità?

Sono consapevole che la linea su cui sto camminando artisticamente è molto sottile. Ma sono anche consapevole che questo argomento deve essere maggiormente discusso, ecco perché sto cercando di fare del mio meglio per rimanere fedele ai fatti e non romanzare i casi. Sono orrori della vita reale che accadono ogni giorno.

Cosa vorreste trasmettere con le vostre canzoni?

A non chiudere gli occhi su questi casi e sugli esseri umani che stanno dietro a queste storie. Le vittime, le loro famiglie e anche i colpevoli.
Chiudere un occhio significa ignorare il fatto che il male viva proprio accanto a noi. Forse è il nostro vicino di casa.
Indagare la psiche umana può impedire che casi del genere si verifichino di nuovo.
Non voglio sembrare grottesca, ma se le mie canzoni aprono ad una conversazione tra le persone, allora ho già ottenuto molto.

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