Qualche giorno fa ho avuto l’opportunità di scambiare due chiacchiere con Jonathan Vigil, cantante dei The Ghost Inside ora in tour per la promozione dell’ultimo disco Searching For Solace e presto in concerto in Italia, il 1° novembre al Live Club di Trezzo sull’Adda assieme a Gideon e Boundaries.

Attualmente siete in tour per il vostro ultimo album Searching For Solance, come sta andando?

Sta andando molto bene. Abbiamo iniziato con una settimana nel Regno Unito: siamo partiti dalla Scozia e poi siamo scesi fino a Londra. Nell’ultima settimana ci siamo spostati a Parigi, in Germania e a Bruxelles ed è stato molto divertente. Le nuove canzoni sono state accolte molto bene e questo è quello che vuoi come band, vuoi essere in grado di pubblicare nuova musica e che la gente voglia cantarla e ascoltarla.

Parlando del nuovo album credo si possa affermare che questo sia il primo, dopo l’incidente, nel quale vi esprimete realmente e per il quale vi siete spinti verso qualcosa di nuovo ed espressi senza filtri. Com’è stato sperimentare nuove sonorità e voci pulite?

Dopo un lungo periodo di assenza siamo tornati a fare musica con il Self-titled nel 2020 e con quel disco siamo andati sul sicuro scrivendo cose che sapevamo sarebbero state accolte molto bene.

Con Searching For Solace, invece, volevamo espanderci e spingerci davvero oltre perché avevamo quasi perso le possibilità di poter tornare a fare musica. Abbiamo dovuto affrontare tutte le sessioni di lavoro con diversi produttori per realizzare tutte queste canzoni diverse ed elevarle al meglio delle nostre capacità. Con questo disco ci siamo resi molto vulnerabili riguardo il nostro lavoro, abbiamo introdotto per la prima volta versi puliti e scelto molto più canto pulito. Abbiamo già realizzato ritornelli puliti, per esempio in Dark Horse, Engine 45 e alcune parti di Avalanche ma mai cantato nei versi. Per me è stato qualcosa di nuovo da esplorare e abbiamo lavorato duramente per realizzare un prodotto che rappresentasse la nostra band.

Ok quindi vi siete spinti un po’ fuori dalla zona di comfort ma, come hai detto tu, è stato percepito molto bene quindi sono felice per voi e anche come fan mi piace quando i gruppi sperimentano e introducono novità.

Searching for Solace parla di un viaggio non lineare, tra alti e bassi. Dopo quattro anni di inattività avete immaginato come sarebbe stato il vostro ritorno? Avete mai avuto la paura che i fan si dimenticassero di voi o pensato alla fatica per raggiungere lo stesso livello di apprezzamento che avevate prima? Se sì, come avete respinto questi pensieri?

Questa è una bella domanda, in effetti. Il nostro incidente è avvenuto nel 2015 e abbiamo passato quattro anni e mezzo lontano dalla scena musicale per guarire e riprenderci. Eravamo appena tornati, avevamo fatto un nuovo disco ed eravamo entusiasti, poi è arrivato il Covid. È stato davvero difficile per noi, stavamo uscendo da un lungo periodo di stand-by e subito dopo tutt* nel mondo hanno dovuto fermarsi. Quando siamo rientrati sulle scene abbiamo fatto solo uno show alla volta e ci siamo detti: “Da qui vedremo cosa succede per capire se possono essercene altri”. Abbiamo aspettato qualche giorno e abbiamo confermato un festival in Australia ma poi è arrivato Covid. C’è voluto molto tempo prima che potessimo tornare in tour. I nostri amici A Day To Remember ci hanno portato con loro e abbiamo avuto l’opportunità di capire se fosse possibile per noi tornare in un autobus e fare un tour con Andrew che aveva una gamba sola e tutti noi che eravamo infortunati. Quindi sono stati tanti piccoli passi per tornare lì, ma alla fine credo che tu abbia ragione. Sai, abbiamo passato così tanto tempo a fare, fare, fare, andare in tour, scrivere, scrivere, scrivere, andare in tour e così via per tutta la nostra carriera… Eravamo preoccupati che, se avessimo fatto un passo indietro, la gente avrebbe perso interesse e si sarebbe dimenticata di noi e credo che il punto cruciale sia che la gente non ci ha dimenticati, ma che ci siano nuove band come gli Alpha Wolf, i Polaris e i Silent Planet che hanno preso il nostro posto, stanno spaccando e stanno spianando la strada ai gruppi più giovani. Noi abbiamo un tipo di fanbase che va dai più giovani alla vecchia generazione, gente che ha la nostra stessa età, che c’era all’inizio della band e c’è ancora adesso. È un vantaggio e una fortuna per noi essere una band con questo tipo di storia e di appeal.

Quindi all’inizio avete preferito tastare il terreno con calma e poi avete visto che siete riusciti a raggiungere lo stesso livello di apprezzamento da parte del pubblico ed esprimervi come avete sempre fatto.

Volevamo dimostrare a noi stessi che potevamo fare qualcosa di speciale dopo quello che era successo, volevamo poter dire che quell’incidente non aveva messo fine alla nostra carriera, che avremmo fatto più musica. Ora che abbiamo raggiunto questo grande obiettivo siamo pronti a tornare nel mondo dei tour e dei festival e a restituirci ai fan, alla musica e a tutto il resto.

Quello che hai detto è molto interessante perché volevo proprio chiederti se aveste notato delle differenze tra prima e dopo l’incidente e penso tu abbia anticipato la risposta: siete tornati con lo stesso spirito di prima e successivamente vi siete spinti un po’ più in là, crescendo e introducendo novità e questo è meraviglioso da vedere in un gruppo musicale perché dimostra che non siete inchiodati in una fan base, in un genere o in certe sonorità ma avete voglia di evolvere.

Grazie! Se ci pensi è stata una cavalcata, il nostro incidente è avvenuto nel 2015, cioè quasi dieci anni fa, e da allora la musica si è evoluta tantissimo. Non solo noi come esseri umani, che abbiamo dieci anni in più, ma anche la musica nel suo complesso è molto diversa: ad esempio non credo che i generi siano più così specifici come un tempo, ci sono stati gruppi metal, gruppi hardcore, gruppi punk e c’era un po’ di crossover, ma ora ci sono gruppi come Bring Me The Horizon o Sleep Token che fanno di tutto e non si possono relegare in qualcosa di definito, non sarebbe corretto dire che sono solo metalcore. La scena musicale non è più la stessa di dieci anni fa.

Questa è qualcosa che adoro e anche se elder emo, non sono fissata con le band dei primi anni 2000, ma mi piace il mix, mi piace che arrivi l’hyperpop, mi piace un po’ di rap e tutte le influenze che stanno prendendo piede. Per questo mi piace molto il percorso che stanno facendo alcune band metalcore e penso che sia dal punto di vista musicale, sia da quello personale come hai detto tu, è bello avere un’evoluzione, come se si avessero delle regole da dover seguire per sempre, no! Espandiamo i limiti, non poniamoci confini.

A proposito di diversità, come vi sentite oggi in tour? Dopo che l’incidente e il Covid hanno fermato voi e l’intera industria musicale, avete percepito delle differenze tra il modo in cui i fan vi accolgono? E ci sono differenze o somiglianze tra il pubblico in diverse parti del mondo, per esempio?

Onestamente non credo che i fan siano cambiati molto, credo che gli spettacoli siano molto simili; l’atmosfera che emaniamo è sempre stata accogliente, felice, divertente. C’è ancora un sacco di gente che canta, poga, fa crowdsurfing e sorride. Credo che quello che è cambiato sia l’aspetto fisico del tour, salire su un autobus ogni singolo giorno. Ora abbiamo bisogno di un paio di giorni di riposo in più tra un concerto e l’altro e oltre ad essere più vecchi siamo anche infortunati. Ci devono essere alcune accortezze per quanto riguarda il locale per Andrew che ha una gamba sola, perciò non possiamo andare in tournée nello stesso modo di prima. Ad esempio non possiamo suonare in un locale dove non c’è l’ascensore e in molti spettacoli, purtroppo, dobbiamo mettere delle barriere. Io ho subito un intervento alla caviglia quindi se qualcuno mi venisse addosso e mi mettesse il braccio intorno e si appoggiasse troppo forte, la caviglia potrebbe rompersi e se qualcuno cadesse accidentalmente sulla batteria di Andrew lui non potrebbe alzarsi e sistemarla con una sola gamba. Ma per quanto riguarda l’accoglienza, tutto è molto simile a come era prima, quindi è simile ma diverso, se questo ha senso, giusto?

Questa è una grande dimostrazione di forza perché dopo tutto quello che avete passato, dopo l’incidente, il ritorno e tutto il resto, posso dire che siete davvero una grande ispirazione per molte persone. Ma per una volta, vorrei sapere qual è la tua ispirazione in termini generali, ma anche per quanto riguarda la musica. So che ascolti molte band, ma c’è qualcosa che nessuno si aspetterebbe che tu ascoltassi, non so, una sorta di guilty pleasure musicale?

[Ride] Hum non lo so, questa è una buona domanda. Il mio compito è comporre testi su carta quindi le cose che mi ispirano sono diverse da quelle che ascolto perché ultimamente sto ascoltando una band fortissima, i Midnight che sono un gruppo pop anni ’80, fanno sorta di synth wave e i Bill Murray, non so se ne hai mai sentito parlare?

No, mai. Sono anche loro sulla scia degli anni ’80?

No è come se fosse un country alternativo, ma è davvero bello. Ora sono in tour in Europa con gli Sleep Token come band di supporto. Mi piace la musica pesante ma avendocela sempre intorno, a volte ho bisogno di una pausa dal metal quindi nel mio tempo libero mi piace ascoltare della musica molto diversa da ciò che mi ispira come musicista, ovvero i cantautori veri, aperti e onesti. Una band importante che mi ha ispirato quando ho iniziato sono stati i Bane, una band hardcore che scrive con un’onestà e una sincerità che apprezzo molto. Credo che di recente la mia più grande ispirazione per i testi siano i Touché Amoré, Jeremy è un cantautore di grande talento e siamo amici da molto tempo e le cose che scrive sono davvero molto belle e oneste. Un gruppo a cui forse non penseresti come gruppo di ispirazione è una band chiamata The Wonder Years. Sono un gruppo pop punk, pop rock, ma hanno un sacco di testi davvero sinceri e schietti e quella roba ha sempre risuonato in me.

Non sono una musicista ma credo di poter capire di cosa stai parlando perché quando mi piace una band è per il suo messaggio, naturalmente all’interno dei miei generi d’elezione ma se non hai dei testi in cui posso vedere me stessa e in cui posso credere, non ascolterei la tua musica, mi dispiace.

Domanda bonus: qual è stato il tuo tour preferito in assoluto e qual è stata la cosa più pazza che vi è successa o che avete fatto in tour?

Uno dei miei tour preferiti è stato un co-headline per Dear Youth con gli Every Time I Die e con noi c’erano Architects, Hundredth, Backtrack e amo tutte quelle band, quella formazione era incredibile, ci siamo divertiti così tanto!

Sto cercando di pensare a quale sia stata una cosa folle accaduta durante il tour… Ok, ok, questa è divertente. Siamo stati in tour con i Parkway Drive e abbiamo avuto la fortuna di girare tutto il mondo con loro. Siamo passati in America, in Europa, in Australia un paio di volte. Non ricordo in quale tournée, ma una volta credo che uno dei nostri ragazzi, per scherzo, è entrato nel loro camerino, ha scoreggiato e poi se n’è andato. Dopodiché non ci abbiamo pensato più, non ne abbiamo saputo nulla. Circa un’ora dopo, all’improvviso, il loro chitarrista Luke, spunta con la testa nel nostro camerino e dice, con l’accento più australiano che ci possa essere: “Ho sentito che avete iniziato una guerra di scoregge”, entra nella stanza e fa tipo una scoreggia a 360 gradi saltando e poi se ne va. Da quel momento in poi l’intero tour si è trasformato nei Parkway Drive che scoreggiavano su di noi per tutto il tempo. I Parkway sono dei ragazzi fantastici e in tour con loro ci siamo divertiti un sacco. Da allora “ho sentito che avete iniziato una guerra di scoregge” lo diciamo sempre, così dal nulla ed è diventata una nostra gag.

È molto bello conoscere il dietro le quinte, le storie di vita reale.

Perciò grazie per il tuo tempo e ci vediamo al concerto tra qualche giorno.

Figo. Io compirò 41 anni quel giorno!

Allora festeggeremo il tuo compleanno il 1° novembre al Live Club di Trezzo sull’Adda!

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