Un capellone rosso di pelo, un pianoforte, un teatro: uhm, cos’è che sfugge e che invece chi vi scrive coglie in pieno e lo scaraventa a pieno titolo tra le piu’ autorevoli personalità  rock del momento?

Teniamo a mente la definizione di “rockstar” e analizziamo il personaggio in questione, Timothy David Minchin: scrive canzoni anticlericali come “F**k the motherf**king pope”; suona meglio di Elton John; cura molto il proprio aspetto eccentrico; spesso utilizza un’orchestra (come Brian Setzer); è attaccato da conservatori, religiosi e perbenisti; ha interpretato la parte di Giuda in un tour ufficiale di Jesus Christ Superstar; partecipa come attore protagonista nella celeberrima serie televisiva “Californication” interpretando, appunto, la parte di una rockstar; gira il mondo in tour da anni e per anni.   Potrei andare avanti ancora un bel po’, ma ritengo le prove sufficienti per sottoporlo alla vostra attenzione. Tim cresce musicalmente a Perth in Australia e si autodefinisce “rock’n’roll nerd” in quanto non sceglie la chitarra come strumento, ma il pianoforte che non e’ altrettanto efficace per rimorchiare le ragazze negli anni 90…; dopo una gavetta intensa ecco il CLICK e il clamoroso successo nella nazione dei canguri; successo che lo catapulta in Inghilterra dove Londra lo ospita sia letteralmente che in TV, alla Radio e in teatro in cui nel 2011 realizza il suo primo DVD suonando con un’orchestra di 52 elementi, la Heritage Orchestra, nella prestigiosa Royal Albert Hall. Ovviamente non può passare molto tempo senza che l’altra sponda anglofona dell’oceano ne richiami la presenza, il tour del 2012 me lo fa incontrare per la prima volta a Detroit. L’America difficilmente ti accoglie e poi ti fa andare via, difatti altro trasloco per la famiglia Minchin a Los Angeles in cui non fa altro che entrare e uscire da set cinematografici, studi televisivi e radiofonici, intervallando con qualche ormai rara apparizione in teatro.

Io odio le definizioni, le detesto, ma mi ci devo sempre affidare per dare un’idea di cose non descrivibili, come la musica; a volte mi sento come un sommelier che debba illustrare come profumi un Barbera del 75 ed attacchi con solfeggi quali “muschio, frutti rossi maturi, cuoio” etc; definiamo lo spettacolo di Tim come cabaret/teatro/virtuosismo al pianoforte, canzoni dissacranti, battute velenose, attacchi al sistema, alle religioni, al pudore, all’omofobia e un campionario di parolacce da far impallidire una serata con Blackie Lawless alzatosi col piede sinistro.

 Il teatro è da downtown Los Angeles, vicinissimo al quartiere Skid Row il quale lungi dall’essere “18 and life” è piuttosto il contrario, un luogo di miseria e morte in cui l’America mostra il suo volto peggiore; il posto è “storico”, eretto nel lontano 1920 (beh, e’ come fosse medioevo in Europa!), l’incasso della serata e’ devoluto interamente a “Medici senza Frontiere”, ulteriore motivo di rispetto. L’accoglienza e’ a dir poco fanatica, quando Tim entra sul palco diretto al pianoforte scalzo e con la sua tipica giacca lunga il pubblico gli fa capire immediatamente che ha la sua incondizionata alleanza. Si parte con una ballata, Beauty, ma attenzione al testo ed e’ meglio che conosciate l’inglese a livelli decisamente alti o perderete molto, ma molto delle complicate articolazioni e arrovellati significati della sua prosa; Rock’n’Roll Nerd è pura autoironia che ci traghetta verso un capolavoro quale “Woody Allen Jesus”, uno spasso di canzone e di testo; come sorpresona mi estrae dal cilindro ‘The good book”, un brano di virtuosismo pianistico unito ad una feroce critica del bigottismo cattolico; degno di segnalazione è “Dark Side”, uno scimmiottamento di ballate alla Perl Jam con un crescendo rock da brivido. Si arriva, tra monologhi e interazione col pubblico, al finale con “White wine in the sun” che altro non e’ che un “non mi interessa la bieca commercializzazione della morte di un antico palestinese per vendere Playstation, ma a Natale sarò con mio fratello, mia sorella, mia nonna, mia madre e mio padre e assieme berremo vino bianco al sole”, ricordatevi che Perth ha le stagione invertite rispetto a noi…

Il bis è obbligatorio se vuole far cessare le urla che rischiano di far cadere i muri, Tim ritorna ricordando a tutti che pochi giorni prima c’e’ stata una strage non lontano da qui, a San Bernardino e che il giorno stesso le scuole sono state chiuse per allarme bomba; dopo un minutino di insulti alla mania delle armi ci lascia con una cover di Leonard Cohen con i piùdi duemila presenti che cantano “halleluja” all’unisono…

 

Setlist
Beauty – Rock N Roll Nerd – Woody Allen Jesus – If I Didn’t Have You – One Liners – Prejudice – The Good Book – Confessions – Dark Side – White Wine in the Sun – Encore: Allelujah (Leonard Cohen cover)

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