Live Report a cura di Andrea Donati e Elena Rock

Il Belgio è  sicuramente rinomato nel mondo per le sue ottime birre, il delizioso cioccolato e gli squisiti waffel, ma la sua importanza nel panorama hard rock/heavy metal mondiale è sempre stata piuttosto marginale, non avendo quasi mai questo paese esportato band di spessore internazionale (a memoria ricordiamo i “motörheadiani” Killer, gli Ostrogoth, i Crossfire e gli speed metallers Acid). Ma, oltre al celebre Graspop Metal Meeting, da alcuni anni nei pressi di Bruxelles si tiene un nuovo festival, dedicato prettamente alle sonorità  sleaze, glam e hard rock: il Wildfest giunge quest’anno alla sua terza edizione con un bill di tutto rispetto che, oltre agli headliner Eclipse, presenta altri act di assoluto valore come Confess, Bulletrain e The Cruel Intentions, nonché altri gruppi emergenti della scena locale ed europea.

Ma andiamo con ordine: dopo aver approfittato della bella mattinata primaverile per una veloce escursione nella capitale Bruxelles, giusto il tempo per una rapida sistemata in hotel e siamo pronti per dirigerci verso il paesino di Geraardsbergen, dove si terrà  il festival. Sbrigate in tempo zero le procedure di accreditamento, entriamo nell’accogliente JC De Spiraal, proprio nel momento in cui fa il suo ingresso sul palco il gruppo d’apertura, ossia i Mr. Myst di Ostenda, chiamati a sostituire i defezionari Emperors Of Decay: on stage è un florilegio di boa di struzzo, drappi colorati e cappelli da cowboy, tanto che al loro confronto gli Stop Stop passerebbero per una band sobria; il logo del gruppo poi, con le due M rappresentate da una ragazza con le gambe aperte in posizione “invitante”, non dà  adito ad alcun dubbio: i ragazzi sono qui per divertirsi e per farci divertire. E ci riescono. Chiariamoci: non inventano niente di nuovo, propongono un hard rock piuttosto ordinario, ma riescono comunque a coinvolgere i presenti con la giusta verve, soprattutto in occasione della proposizione dell’accattivante cover di “I’m Still Standing” di Elton John. Le danze possono considerarsi ufficialmente iniziate.

Setlist Mr. Myst: Forever And A Day ”“ Stand Up ”“ Freak Like Me ”“ Runaway ”“ I’m Still Standing (Elton John cover) ”“ Red Light District ”“ Jack D

A seguire quella che da parecchi è considerata la potenziale “next big thing” della scena melodic hard rock europea: i Bloody Heels arrivano dalla Lettonia, sono giovani, carini, hanno un ottimo look ed un interessante album d’esordio alle spalle (“Through Mystery”, 2017); tutto sembra quindi propendere dalla loro parte. E invece la loro esibizione purtroppo non riesce mai veramente a decollare del tutto: i quattro ragazzi ci danno dentro, mostrando un buon bagaglio tecnico soprattutto nella figura del chitarrista Harry Rivers, ma forse la giovane età  li frena un pochino e sembrano freddi, intimiditi e non riescono a creare il giusto feeling col pubblico; oltretutto, se un purista potrebbe anche apprezzare il fatto che la band non utilizzi basi preregistrate per rinforzare il proprio sound, dal punto di vista della resa sonora dei brani live i cori vengono a soffrirne parecchio l’assenza, soprattutto durante “I Can’t Help Myself” o l’inedita “Sugar And Spice”. Sul finire le cose migliorano un pochino con la presentazione del loro singolo/videoCheap Little Liar”, dell’incisiva “Only One More Time” e della conclusiva cover “Rebel Yell” (incomprensibile la scelta di lasciar fuori dalla scaletta la bella “Danger Calling”); ma resta l’impressione che le promesse restino ancora tutte da mantenere. L’età  è dalla loro parte, li rimandiamo alla prossima occasione che sicuramente non tarderà  ad arrivare, considerando la fitta attività  live del gruppo.

Setlist Bloody Heels: Sea of Temptation – Bittersweet Memories – Love May Have Gone ”“ Instrumental – Can’t Help Myself – Through Mystery – No Matter – Cheap Little Liar – One More Time – Rebel Yell (Billy Idol cover)

E’ il turno dei padroni di casa: i WildHeart sembrano – sia come look che come sound – provenire direttamente dal Sunset Boulevard degli anni ’80, ma senza prendersi volutamente troppo sul serio, con il batterista Thunderberck che, piùche ad una rockstar viziosa, assomiglia al suo vicino di casa appassionato di playstation e fumetti. Con alle spalle un divertente album d’esordio pubblicato lo scorso anno, sono considerati la band emergente piùinteressante del Belgio e l’appoggio incondizionato da parte del pubblico ne è l’evidente prova. Brani come l’incendiaria opener “Lovehunter” (andate a cercarne su YouTube lo spassosissimo video), oppure come “On My Way” e “Nothing But Trouble” sono accattivanti e coinvolgenti al punto giusto, il singer Farty (!) – leggings leopardati, occhiali scuri e bandana sulla fronte – tiene il palco da professionista consumato e i due chitarristi Juice e Foxx (un nome normale in questa band pare non averlo nessuno”…) sciorinano riff di matrice primi Dokken/Ratt che non possono che renderci felici riportandoci con la mente ai bei tempi che furono. Con loro il party decolla in maniera definitiva e sulle note conclusive di “Never Let Go” i ragazzi escono tra i meritati applausi del pubblico: bravi!

Setlist WildHeart: Lovehunter ”“ Get Up (Fight Back) ”“ Stranger’s Eyes ”“ On My Way ”“ No Love ”“ Nothing But Trouble ”“ Stone Cold Fox ”“ Never Let Go

I Bulletrain sono il primo dei tre gruppi svedesi invitati a questa edizione del Wildfest a calcare oggi le assi del palco: la band ci fece già  un’ottima impressione nel lontano 2010 quando li vedemmo suonare in Svezia al Rest In Sleaze – festival commemorativo in onore di Dave Lepard, primo frontman dei Crashdà¯et – e da allora è anche passata in un paio di occasioni nel nostro paese (2010 e 2015), grazie alla lungimiranza dell’agenzia School Of Rock. In questi otto anni sono cambiate alcune cose all’interno del quintetto di Helsingborg, che questa sera si presenta con il nuovo bassista Niklas Månsson e soprattutto con il nuovo vocalist Sebastian Sundberg, il quale fa il suo ingresso in scena in cappotto leopardato, mettendo in mostra un fisico perfettamente scolpito che non può che catturare tutti gli sguardi del numeroso pubblico femminile presente in sala. La band dimostra di essere cresciuta, sia a livello stilistico che tecnico, e ci conduce lungo un set coinvolgente che scorre via veloce e senza tregua, con la presentazione dei pezzi migliori tratti dai loro due album “Start Talking” e “What You Fear The Most”: la temperatura nel locale sale decisamente, tanto che i ragazzi terminano l’esibizione a torso nudo per l’entusiasmo delle donzelle in sala.

Setlist Bulletrain: Memory Lane ”“ Love Lies ”“ We Salute You ”“ Joannas Secret ”“ Old Lighthouse ”“ Fear ”“ Far Away ”“ Start Talking/Out Of Control ”“ All For One

Ma il meglio deve ancora arrivare: da Oslo ecco a voi The Cruel Intentions. Il notevole “buzz” creatosi intorno alla band messa in piedi dall’ex leader dei Veins Of Jenna Lizzy Devine è davvero notevole, nonostante non sia ancora arrivato il loro album d’esordio; ma questa sera capiamo immediatamente il perché: bastano poche note delle iniziali “Stare At The Sun” e “Genie’s Got A Problem” per scatenare l’entusiasmo del pubblico in sala, entusiasmo che le transenne faranno davvero fatica a contenere per tutta la durata del set. La miscela di sleaze e punk rock del quartetto è assolutamente trascinante: brani come “Go Fuck Yourself” e “Sick Adrenaline” sono vere e proprie mazzate sulle gengive e l’ammaliante “White Pony” sembra essere inserita in scaletta apposta per farci tirare un momento il fiato prima dell’arrembante finale, nel quale trovano spazio anche due cover della vecchia band di Lizzy, assoluto protagonista con la sua voce acida, le sue espressioni rasentanti la pazzia, la sua t-shirt di “The Crimson Idol” ed il suo modo di suonare la chitarra quasi al livello delle ginocchia. A nostro modesto parere, trionfatori assoluti al pari degli headliner Eclipse: non perdeteli assolutamente a fine maggio quando passeranno per tre date anche in Italia.

Setlist The Cruel Intentions: Stare at the Sun – Genie’s Got A Problem ”“ Reckoning – Chaos In A Bombshell – Accidentally Intoxicated – Go Fuck Yourself – White Pony – Sick Adrenaline – Weekend Suffering – Hard To Be Vain (Veins Of Jenna cover) – Enemy In Me (Veins Of Jenna cover) – Borderline Crazy

Salire sul palco dopo uno show di questo calibro non è certo facile. Difatti i Confess, rispetto a quanto appena visto, appaiono decisamente piùsottotono, confermando le impressioni non del tutto positive della loro recente esibizione allo Sleaze Fest di Bochum; la grande energia mostrata on stage dal quintetto di Stoccolma è controbilanciata dalla totale assenza del benché minimo contatto, anche solo visivo, col pubblico: i ragazzi (tra cui spiccano le due giovanissime new entry Ludwig Nordlander al basso e Pontus Samson Walldin alla chitarra, entambi ex Undone) si divertono parecchio, ma sembrano suonare solo per se stessi e nemmeno la voce di John Elliot riesce sempre a convincere. Peccato perché le canzoni le hanno: “Scream” e “Bloodstained Highway” dall’album d’esordio e “Strange Kind Of Affection” e “Stand Our Ground” dal recente “Haunters” dello scorso anno, hanno tutti i requisiti necessari per fare colpo. Speriamo di ricrederci presto in occasione della data che terranno al Legend di Milano il prossimo 18 maggio.

Setlist Confess: Get Me Down – Stand Our Ground – Strange Kind Of Affection ”“ Scream – Setting Sails – Bloodstained Highway – Haunting You – Relationshit – What’s Love Got To Do With It (Tina Turner cover) – Animal Attraction

Gli Eclipse non sono assolutamente una novità  per noi: il quartetto guidato dall’infaticabile Erik Mårtensson anche questa sera conferma tutto quanto di buono è stato detto e scritto su di loro negli ultimi anni. Siamo di fronte sicuramente a una delle migliori band live emerse negli ultimi tempi: un’ora e mezza di show che scorre in un baleno con la presentazione di tutti quelli che oramai sono diventati dei classici, da “Bleed And Scream” a “I Don’t Wanna Say I’m Sorry”, dalla magniloquente “The Storm” a “Blood Enemies” e “Wake Me Up”, affiancati ai brani migliori dell’ultimo eccellente “Monumentum”: “Hurt” e “Killing Me” sono assolutamente da brividi e “Black Rain” si conferma uno dei brani piùamati dal pubblico. Assolutamente emozionante il break acustico di “Live Like I’m Dying” e “Battlegrounds”, con tutto il pubblico a intonarne il coro, prima che “The Downfall Of Eden” ci travolga con le sue melodie d’ispirazione celtica. Erik non si ferma mai un momento, saltando e correndo da una parte all’altra del palco, senza perdere mai una nota e regalando sguardi e sorrisi al pubblico appassionato delle prime file, mentre i due Magnus ci deliziano con la loro tecnica e l’abbronzatissimo batterista Philip, reduce dalla luna di miele, ci regala il solito coinvolgente assolo, pestando con foga sui tamburi e sulla cassa che sembrerà  sul punto di cedere per tutta la durata dell’intero concerto. Nel finale c’è spazio anche per “Never Look Back” e per quella “Runaways” con la quale la band partecipò al Melodifestivalen del 2016. Grandi, grandissimi Eclipse: artisti eccezionali, ma anche ragazzi umilissimi sempre disposti ad intrattenersi a lungo con i fans a fine concerto.

Setlist Eclipse: Vertigo – Bleed And Scream – The Storm – Wake Me Up – Jaded – Hurt – Killing Me – Drum Solo – Live Like I’m Dying (acoustic) ”“ Wide Open (acoustic) – Battlegrounds (acoustic) – The Downfall Of Eden ”“ Black Rain ”“ Instrumental – Blood Enemies – Stand On Your Feet – I Don’t Wanna Say I’m Sorry – Never Look Back – Runaways

La nostra prima partecipazione al Wildfest si chiude qui con evidente soddisfazione da parte nostra: bands in grado di regalare emozioni, eccellente e precisa organizzazione, birra di ottimo livello a prezzi decisamente contenuti, gente proveniente un po’ da tutto il globo (fin da Australia e Corea del Sud) e gran voglia di divertirsi in compagnia di amici. Un ringraziamento a tutti gli organizzatori, allo staff del JC De Spiraal ed in particolare a Jan De Greve per la gentile accoglienza. Arrivederci alla prossima edizione.

Avatar
Author

All you need to know about me is that I was born and raised on Rock 'n' Roll. We'd better let the music do the talking, as Joe Perry used to say...

Write A Comment