Siete pronti a tuffarvi a capofitto nell’heavy-metal anni ’80? La giovane band svedese degli Aerodyne con questo secondo album raddrizza il tiro ed è pronta a prendervi per la gola, lasciandovi senza respiro dall’inizio alla fine di un disco che, senza alcun tentennamento, si rifà ai suoni del tradizionale metal old school.
Se infatti il primo album “Breaking Free”, pur contenendo diversi episodi di qualità , risultava penalizzato da una prestazione vocale non all’altezza e da una direzione musicale ancora non perfettamente definita, in questo “Damnation” (mixato da Andy Larocque) i cinque ragazzi di Göteborg compiono un grande salto in avanti, centrando le proprie coordinate musicali su un sound che – senza modernismi o contaminazioni di sorta – si può tranquillamente ricondurre al filone della NWOTHM e soprattutto affidandosi a un nuovo vocalist Marcus Heinonen che, pur non spiccando per personalità , svolge in maniera piùche soddisfacente il compito affidatogli.
Dopo il breve intro “Hellsiah” a-la Angel Witch, il gruppo mette subito le carte in chiaro lanciandosi nella doppietta “Out For Blood” e “Kick It Down” (qui il video), in cui le chitarre di Johan Bergman e Daniel Almqvist si mettono subito in bella evidenza tra riff serratissimi rimembranti i veterani Satan o i connazionali Enforcer e assoli che non possono non richiamare alla memoria la fenomenale coppia d’asce Murray/Smith degli Iron Maiden.
“March Davai” (secondo singolo e video estratto dall’album), già punto di forza delle loro piùrecenti esibizioni live, è piùcadenzata ma non per questo meno accattivante grazie alle melodie azzeccate del ritornello, mentre la piùveloce “Under The Black Veil” merita di essere citata per l’eccellente lavoro delle due chitarre. La title track “Damnation”, annunciata dal gracchiare di un corvo e da campane a morto, è caratterizzata da una bella linea melodica che arricchisce un altro episodio che si rifà al classico metal di matrice europea, mentre “The Nihilist” è la traccia piùlunga e ricercata del disco, tra riff dalle influenze arabeggianti, strofe ammalianti e assoli maideniani che colgono nel segno.
“Damnation” è un disco che non potrà che essere apprezzato da chi, come il sottoscritto, è cresciuto negli anni ’80 e continua ad amare in maniera incondizionata quello che una volta si chiamava “heavy metal” e basta.
Long Live Heavy Metal.
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ROAR! Rock of Angels Records – Ottobre 2019
Tracklist:
- Hellsiah
- Out for Blood
- Kick it Down
- March Davai
- Murder in the Rye
- Under the Black Veil
- Damnation
- Kill or be Killed
- The Nihilist
- Love, Eternal
Band:
Marcus Heinonen – Voce
Johan Bergman – Chitarra
Daniel Almqvist ”“ Chitarra
Thomas Berggren – Basso
Christoffer Almqvist – Batteria