La notte milanese degli alt-J – appartenenza nella variabilità

Occhi che ridono e un’espressione familiare. Ecco ciò che ritrovo nei volti delle persone che scendono insieme a me le scale del Mediolanum Forum di Assago alle 22:45 di sabato 12 novembre 2022. Ciò accade poichè i tre musicisti di Leeds hanno fatto sentire ventenni, trentenni ed adulti esseri simili fra loro. Esseri simili che per un’ora e mezza sono stati riuniti in un bel posto della mente, abitato dalle voci armoniche e magnetiche di Joe Newman e Gus Unger-Hamilton magistralmente guidate dalle percussioni incalzanti e sperimentali di Thom Green.

Gli alt-J fanno il loro ingresso su una scena composta solo da uno sfondo scuro e da lampadine appese al soffitto, scelta semplice ed elegante che crea una fine contrapposizione con la loro complessa e articolata natura musicale.

É il tastierista Gus Unger-Hamilton a ricordare che sono effettivamente passati 10 anni dalla prima volta che gli alt-J hanno suonato in Italia, nel tour di debutto del loro primo album “An Awesome Wave”. Pertanto, sebbene sia stata una delle date a supporto di “The Dream“, quarto album della band uscito l’11 febbraio 2022, è passata forte e chiara l’intenzione di omaggiare il decennale del primo album. Il misticismo dei pezzi iconici come “Taro”, “Tesselate” e “Fitzpleasure” rappresentano infatti senz’altro alcune delle performance live più riuscite dal trio britannico, trovando la massima espressione in “Matilda“, durante la quale Joe Newman, chitarrista e frontman, crea un triangolo di magica connessione fra sé stesso, il pubblico, a cui passa puntualmente il microfono, e Gus a cui continua a rivolgere sguardi emozionati fino alla fine del pezzo.

I fan di “The Dream“, come la sottoscritta, possono trovare appagamento durante l’esecuzione di brani quali “The Actor” o la sognante ed estiva “U&ME“, nell’adrenalina e nei synth ossessivi di “Chicago“, negli archi e nelle voci liriche di “Philadelphia“(che purtroppo live perde molto della forza data dall’arrangiamento corposo della versione incisa). Ma in scaletta rimane il vuoto di una grande assente fra le tracce del nuovo disco: “Get Better“, il racconto acustico più intimo ed emozionante di The Dream, dichiarato dallo stesso Newman il brano più autentico e vero che lui abbia mai scritto, sacrificato probabilmente per la necessità di dare spazio ai successi di An Awesome Wave.

Giunti ai bis, si avanza verso la fine sulle note accese e cariche di hit come “Left Hand Free” e “Hard Drive Gold” per concludere con la storica “Breezeblocks”.

Ancora una volta la band britannica dimostra come un sound non immediato, multiforme ed eterogeneo possa rappresentare un luogo musicale accessibile, che diventa una valida risposta per coloro che sentono l’esigenza di un ascolto denso di stimoli. In tal senso le persone che hanno partecipato a un concerto come quello di sabato sera trovano senso di appartenenza in questa variabilità, che è poi caratteristica intrinseca – anche nell’origine del nome – della band.

Gallery completa qui
Gallery del dj set di Gus Unger-Hamilton all’Arci Bellezza qui

Testo di Lucia Rosso
Fotografie di Ilaria Maiorino

 

scaletta

1. Bane
2. Every Other Freckle
3. The Actor
4. In Cold Blood
5. Deadcrush
6. ? (Ripe & Ruin)
7. Tessellate
8. U&ME
9. Matilda
10. Chicago
11. Something Good
12. 3WW
13. Bloodflood
14. Montreal
15. The Gospel of John Hurt
16. Delta
17. Philadelphia
18. Taro
19. Dissolve Me
20. Fitzpleasure

21. Left Hand Free
22. Hard Drive Gold
23. Breezeblocks

Avatar
Author

Write A Comment