Roadrunner Records – Maggio 2011
“Between the Devil and the Deep Blue Sea”: il significato di questa frase idiomatica sta ad indicare il trovarsi tra due situazioni poco piacevoli, vale a dire tra l’incudine e il martello, (ricordo la mitica “Between the Hammer and the Anvil” di JudasPriestiana memoria) ed è il titolo di questo terzo lavoro che ci propongono i Black Stone Cherry, gli ormai noti ragazzi d’oltreoceano che derivano il loro nome da una marca di sigarette e producono del buon Southern Hard Rock, se proprio vogliamo etichettarlo.
Stando a quanto dichiarato da loro stessi pare che i tour in giro per il mondo con i due precedenti Black Stone Cherry e “Folklore And Superstition“ sommati al trasferimento a Los Angeles per la registrazione dei pezzi invece della permanenza nel solito vecchio ed alcolicamente asciutto Kentucky abbiano svezzato alquanto i BSC ed influito positivamente sul sound dei brani ed anche sulla composizione degli stessi, però devo dire di non essere esattamente della loro stessa opinione: l’album inizia bene, “White Thrash Millionaire” è senz’altro una buona opener, anche la seguente “Killing floor” non è affatto disprezzabile, e nell’ intero lavoro ci sono anche almeno un altro paio di pezzi che attirano l’attenzione soprattutto grazie ad un attacco molto deciso e serrato che lascia sperare – vanamente, lasciatemi dire – che i Black Stone Cherry abbiano dato un taglio un po’ piùpesante al loro songwriting, ma procedendo nell’ascolto mi sembra che tutto sia rimasto abbastanza come prima, anzi, direi persino che in questo album manchino gli episodi di spicco che avevo invece trovato nei precedenti, mentre non mancano invece le classiche (e solite) ballads strappalacrime imperniate sulla comunque sempre ottima voce di Chris Robertson.
In conclusione direi che questo è un onesto album di rock che però sembra non voler assumere una connotazione ben precisa ’hard rock, souther o easy, in pratica a mio parere cerca di piacere un po’ a tutti: è indubbio che i Black Stone Cherry abbiano saputo crearsi uno stile che li contraddistingue, nulla da eccepire nè sulle qualità tecniche o sul talento dei musicisti e nemmeno direi sulla produzione, ma se siete dei rocker un po’ piùintransigenti della media può darsi che durante l’ascolto vi troviate a premere qualche volta il tasto “NEXT” del vostro lettore.
Trackllist:
1. White Trash Millionaire
2. Killing Floor
3. In My Blood
4. Such A Shame
5. Won’t Let Go
6. Blame It On The Boom Boom
7. Like I Roll
8. Can’t You See
9. Let Me See You Shake
10. Stay
11. Change
12. All I’m Dreamin’ Of
13. Staring At the Mirror
14. Fade Away
15. Die For You
Band:
Chris Robertson – voce, chitarra
Ben Wells – chitarra
Jon Lawhon – basso
John Fred Young – batteria
Comments are closed.