Mute Records – 1997

I Depeche Mode dopo un periodo tormentato durato circa quattro anni, a causa della dipendenza da droghe del frontman Dave Gahan e tracolli personali degli altri componenti del gruppo Andy Fletcher e Martin Gore, nell’Aprile del 1997 pubblicano “Ultra”, nono album della memorabile band britannica, con la collaborazione del produttore discografico inglese Tim Simenon, distribuito dalla casa discografica Mute Records.

Un disco introspettivo, punto di svolta che sancisce la redenzione del gruppo diventato un trio con l’abbandono di Alan Wilder, composto da undici strepitosi brani dalla forte valenza individuale della band, caratterizzato da sonorità underground più crude e pungenti rispetto ai loro lavori precedenti, un viaggio nei sotterranei bui delle metropoli.

L’album inizia con la delirante “Barrel of a Gun”, un rock ipnotico, nevrosi ossessive ed uno smarrimento interiore scorrono nelle vene, brano potente dalle molteplici allucinazioni dove la voce roca e disperata di Dave Gahan portano l’ ascoltatore ad un affascinante stato di trance.

Il video è realizzato dal celebre fotografo e regista olandese Anton Corbijn, figura rilevante che con i suoi scatti fotografici e videoclip ha contribuito molto al successo planetario della band.

Ha immortalato i Depeche Mode nuovamente insieme dopo aver attraversato gli inferi ed alla ricerca ossessiva di una via d’ uscita, caratterizzati da una nuova veste, con trucco pesante ed abiti eccentrici indossati per l’occasione da Dave Gahan.

In “The Love Thieves”, una melodia dark sinuosa coadiuvata da sintetizzatori tenui accompagnano una chitarra con toni malinconici in stile Blues, la voce intima e profonda si unisce al ritmo raffinato della batteria.

Il disco prosegue con l’ incantevole “Home”, una ballata sognante interpretata da Martin Gore dalle sonorità dolci ed avvolgenti create da una sublime orchestra di “archi “, una confessione autobiografica volta all’ ottimismo che infonde tranquillità, canzone di notevole suggestione e dal valore rilevante per la band.

Brano dance ed orecchiabile dal sound tipicamente anni ’90 che vanta di numerose versioni remix è “It’s No Good”, dal sapore amaro dove tutto sembra andato perso ma al contempo carico d’ ironia, basti pensare al colorato video in stile “vintage”.

La quinta traccia del disco “Uselink” è un brano strumentale di breve durata, con atmosfere cupe dalle palpitanti vibrazioni sonore.

Il rock si fa più duro in “Useless”, i cui suoni simili a graffi impressi su parti metalliche, marchio di fabbrica dei Depeche Mode, accompagnati da una batteria incalzante e chitarre elettriche stridenti, fanno da cornice perfetta alla performance vocale tormentata di Dave Gahan.

L’album diventa più gracile con la canzone “Sister of Night”, le sonorità psichedeliche delle tastiere sono predominanti in tutto il brano, sposandosi perfettamente con gli innesti di batteria e chitarra uniti ad una voce sublime, procurando un senso di quiete ed un equilibrio interiore unico.

Altro pezzo strumentale dalle atmosfere crepuscolari è “Jazz Thieves”, il basso lento e ripetitivo è accompagnato da oscillazioni che ricordano lo scorrere veloce di una metropolitana oscura, dando al brano un senso di ansia ed oppressione .

Nella splendida “Freestate”, una chitarra in stile country, un timbro vocale penetrante ed il ritmo ondeggiante della batteria danno alla canzone un’ atmosfera onirica ed intrigante, brano sublime che durante l’ ascolto emoziona fortemente facendo ripercorrere le proprie fragilità.

L’ album prosegue con l’ oscura “The Bottom Line”, l’interpretazione delicata di Martin Gore ed il ritmo lento e pacato sono accompagnati da inquietanti sintetizzatori riportandoci ai primi dischi della band, dando alla canzone un’ intimità pacifica ma non del tutto risolta.

Nell’ ultima traccia del disco ”Insight”, le voci in perfetta sintonia di Dave Gahan e Martin Gore e le sonorità plumbee creano un’ atmosfera di ricongiungimento e di profonda unione della band, una presa di coscienza ed un punto di ripartenza.

L’ album termina con una traccia strumentale nascosta dal titolo “Junior Painkiller”, dai toni angoscianti ed allucinati che ricordano il controverso film “Videodrome” del celebre regista canadese David Cronenberg uscito nel 1983.

Ultra” è un disco schietto, autobiografico che risveglia le nostre anime, un percorso introspettivo nei meandri irrisolti ed alla ricerca di una risoluzione, che negli anni a venire porterà i Depeche Mode alla retta via con altri epocali successi.

Purtroppo nel Maggio 2022 uno dei componenti della band, l’introverso Andy Fletcher ci ha lasciati ed il 24 Marzo 2023 è uscito il loro nuovo attesissimo album dal titolo “Memento Mori” (qui la recensione), un monumentale capolavoro electro dark, frutto di un’ incommensurabile carriera lunga più di quarant’anni tra vicissitudini, dolori e potenza nel risalire dopo essere affondati, ritornando sempre vittoriosi e più forti che mai.

Allacciate le cinture, vi inoltrerete in un viaggio intimo nei meandri nascosti dell’anima.

Enjoy the music!

Tracklist:
1 Barrel of a Gun
2 The Love Thieves
3 Home
4 It’s No Good
5 Uselink
6 Useless
7 Sister of Night
8 Jazz Thieves
9 Freestate
10 The Bottom Line
11 Insight
12 Junior Painkiller (traccia nascosta)

Line Up:
Dave Gahan – voce
Martin Gore – chitarra, tastiere, sintetizzatori, cori, voce (Home, The Bottom Line)
Andrew Fletcher – tastiere, sintetizzatori, basso, cori

 

 

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