2023 – BFD / Orchard / Sony 

A distanza di quattro anni dal precedente “Tenderness“, arriva sul mercato discografico “Lighthouse“, il terzo album solista ufficiale di Duff McKagan. Quarto, se consideriamo il bellissimo e mai pubblicato (dalla Geffen Records n.d.a), “Beautiful Disease“. “Lighthouse” è un disco nato in piena pandemia, dopo la partecipazione dei Guns N’ Roses al “Vive Latino”, festival messicano tenutosi con enormi limitazioni causa Covid-19. Unica data della band, che riuscì a tornare negli Usa in qualche maniera e che visti i tempi di smartworking, videocall e limitazioni su spostamenti, costrinsero Duff ad impiegare il suo tempo, nella creazione di nuova musica. Ben 60 canzoni sono state ultimate per questo lavoro, alcune già precedentemente uscite sotto forma di ep nel precedente “This is a Song“.
Dimenticatevi totalmente il Duff totalmente schiavo di cocaina ed alcool del 1993, quando uscì il suo primo e pompatissimo da casa discografica “Believe in Me“.

In questo disco, troviamo un naturale percorso evolutivo di Duff, sulla strada intrapresa con “Tenderness” e dopo il suo apprezzato coinvolgimento con Iggy Pop nel suo ultimo “Every Loser” e soprattutto alcune date come suo bassista in “Iggy and the Losers”. Iggy è anche ospite nella reprise di “Lighthouse“, posta a fine disco. Ci sono anche le partecipazioni di due amici storici quali Jerry Cantrell degli Alice in Chains (nda per alcune date in passato, Duff ha suonato pure insieme concerti con loro)che suona nell’attuale singolo “I just don’t Know” e Slash che suona un eccellente assolo di chitarra in “Hope“. Quest’ ultima canzone non è nuova per tutti noi Duff hardfans. E’ contenuta in “Beautiful Disease”.

Duff definisce “Lighthouse” con queste testuali parole:

“Lo schianto… la cresta delle onde, il crollo di tutto ciò che ti circonda. La vita a volte ci sbanda di qua e di là, e sentiamo la mancanza di conforto e il richiamo di casa. Una nave lanciata come un giocattolo attraverso il Capo, le vele strappate e il legno che geme con lo stridore della sua zavorra… un’anima che cerca con tutte le sue forze di trovare pace e un centro. Trova un faro. Ho il mio faro… il suo faro turbina nell’oscurità con il suo calore e la promessa di nutrimento, amore , risate, e tutto ciò è vero. Vuoi essere il mio faro, darmi la luce e portarmi a casa.”

Qualcosa insomma che possa farti rifugiare serenamente nella tua confort zone. “Lighthouse” è un disco molto cantautoriale ,influenzato sicuramente da mostri sacri quali Bob Dylan, The Rolling Stones, Tom Petty, David Bowie e Iggy Pop. Qua e là, riemergono anche in lontananza echi del suo essere punk (anche se sposato e genitore) ed è sempre bello sentire le radici di Duff. Questo lavoro non è certamente facile ed immediato, soprattutto se associ automaticamente Duff ai Guns N’ Roses e Velvet Revolver. Un lavoro davvero che è capace di conquistarti inesorabilmente dopo approfonditi ascolti. Non sarà un lavoro perfetto, né forse il suo migliore lavoro, ma certamente è un prodotto di assoluta qualità. Soprattutto vero.

La malinconica titletrack “Lighthouse” apre il lavoro e subito si nota che Duff è diventato un ottimo interprete anche a livello vocale.

Subito dopo (come traccia 2) c’è una delle canzoni che ti prende invece subito “Long Feather“, con un bel riff di chitarra, piano in sottofondo e genuinamente rock cantautoriale di livello. Una canzone che Duff ha scritto per sensibilizzare tutti su quello che gli Indiani Nativi dell’America, da una vita devono subire ,relegati ai margini delle loro riserve. Duff è sempre un guerriero ed una persona che si mette sempre in discussione. Indubbiamente è anche un alacre compositore musicale. Tutto questo Duff (forse sconosciuto a tanti che si limitano ad ascoltarlo solo con i GNR) è davvero panacea e manna dal cielo, per i suoi fans,come me che gestisco pure diversi spazi importanti a lui dedicati.

Holy Water” ti conquista con il suo ritornello e con il suo incedere rock, preludio alla splendida “I Saw God On 10th St“, sentito omaggio ad un suo idolo storico Johnny Thunders (tra altro tributato anche con l’acronimo LAMF che appare anche su qualche plettro del biondo musicista di Seattle).

Lighthouse” non sarebbe mai esistito se nella vita di Duff non ci fosse la storica ed amatissima moglie Susan. “Lighthouse” in italiano si traduce con “Faro” e Susan è il faro, la musa e la complice totale del marito. Una volta Duff si sfasciava di alcool e droghe, ora si sfascia praticando arti marziali e leggendo davvero tanto. “Lighthouse” è in certo senso anche un tributo indiretto ad amici di Duff che hanno lasciato troppo presto questa Terra.

Due nomi che mi vengono in mente su tutti: Scott Weiland e Taylor Hawkins. Ho trovato varie reminiscenze indirette di Weiland nella malinconica “Fallen Ones“.

Le radici punk di Duff vengono fuori nella ritmatissima “Just Another Shakedown“, certamente meglio strutturata degli esordi musicali di Duff con bands quali Vains, Fastbacks,The Fartz etc.etc.

La splendida ballad ma non melensa “Fallen Ones” continua a guidarci nel viaggio musicale che questo “Lighthouse” ci regala. In alcuni tratti, malinconica ma che sa regalare emozioni totali con il suo bel ritornello.

Il primo ospite di questo lavoro è Slash che suona in “Hope“. Canzone midtempo e che è anche ricordabile per le sue parti di batteria. Un pezzo che spazia in territori tipici del Duca Bianco e dominata da una prestazione vocale eccelsa di Duff.

Il secondo è invece Jerry Cantrell per “I Just Don’t Know“, pezzo solo chitarra acustica, archi e voce.
Un piccolo gioiello e proprio Jerry presenterà il 19 ottobre il nuovo disco di Duff in uno speciale podcast, dove Duff risponderà alle domande .

Chiude la reprise di “Lighthouse“, che vede la partecipazione di Iggy Pop che canta o meglio recita diverse strofe della canzone come se la stesse leggendo. Ottimo momento per concludere degnamente questo bel lavoro di McKagan.

Sperando che come l’amico Slash possa venire nel 2024 a promuoverlo dal vivo.

Mauro Brebbia.

Tracklist
Lighthouse
Longfeather
Holy Water
I Saw God On 10th St.
Fallen
Forgiveness
Just Another Shakedown
Fallen Ones
Hoper (feat. Slash)
I Just Don’t Know (feat, Jerry Cantrell)
Lighthouse (reprise) (feat. Iggy Pop)

 

Mauro Brebbia
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