Un anno! Tanto è durata l’attesa dopo l’acquisto del biglietto per il concerto.  È però valsa la pena di aspettare tanto. Domenica 24 novembre 2018, i Greta Van Fleet sono finalmente approdati all’Alcatraz di Milano, stipato in ogni suo spazio da 3500 appassionati e curiosi, per quella che doveva essere la prima (ora invece seconda), tappa del loro tour italiano 2019.

La lunga attesa è stata ripagata da una breve (SOLO un’ora e mezza), ma intensa, performance che ha messo in mostra le enormi doti potenziali di questa band, formata da quattro “ragazzini” poco piùche ventenni (età  che MAI sul placo risulta determinante). Nessuno si aspettava un concerto fiume, dato il ridotto bagaglio di brani a disposizione della band, ma la qualità  musicale e tecnica è elevatissima, fin dalle prime note di “Highway Tune”, brano di apertura.

Una esibizione in cui unica padrona è la musica con la M maiuscola: luci minimali, abbigliamento anni 70 “migliorabile”, sono dettagli che poco si rilevano fra le note ed i lunghi assoli di chitarra di Jacob fra “The Edge of Darkness”, “You’re the One” fino a “Safari Song” (ultimo brano in scaletta). Assoli che, devo ammettere, il pubblico ha molto gradito, perché è stato riportato indietro ad un tempo in cui era importante per l’artista comunicare le proprie sensazioni attraverso un rapporto quasi fisico e prolungato con il proprio strumento. La musica dei GVF va a pescare in un passato glorioso ma ha il pregio, specie dal vivo ed in particolari nei brani tratti dal loro ultimo album, di mettere in evidenza il talento già  considerevole dei quattro giovani del Michigan.

Dal vivo però su tutti emerge prorompente e dominante la straordinaria dote vocale di Joshua che a volte è talmente potente e acuta quasi da coprire gli altri strumenti. Da tempo non si sentiva una tale capacità  e si ha la netta sensazione che il ragazzo farà  strada se saprà  sfruttare bene il suo dono. Ancora oggi si continua a paragonarlo al grande Robert Plant, ma da vivo si percepisce chiaramente come i due siano abbastanza diversi, soprattutto in tonalità  e musicalità .

Anche il paragone che è stato fatto tra la band ed i grandi LED ZEPPELIN, durante il concerto perde di significato in quanto si ha la netta percezione che i fratelli Kiszka (e Wagner alla batteria) stiano costruendosi il loro spazio nel mondo del rock attingendo senza paura dagli anni 70 (a volte ricordano anche i RUSH) ma, cosa importante e degna di attenzione, rielaborando il tutto grazie alle loro incredibili doti tecniche e musicali (anche il fratello bassista Samuel è degno di noto), nonché ad una già  buona padronanza del palco negli eventi dal vivo.

Forse tutto sommato, visto l’enorme partecipazione all’evento ed al seguito mediatico che i ragazzi hanno avuto nell’ultimo anno, un ritorno in chiave moderna “al grande passato degli anni 60/70” è la chiave del successo della musica e delle rock band dei prossimi 10 anni e, ne sono certo, i Greta Van Fleet ne saranno i portabandiera.

Setlist:
HIGHWAY TUNE – EDGE OF DARKNESS – BLACK SMOKE RISING – THE MUSIC IS YOU (John Denver cover) – YOU’RE THE ONE – AGE OF MAN – BLACK FLAG EXPOSITION – WATCHING OVER – THE COLD WIND – WHEN THE CURTAIN FALLS – Encore: FLOWER POWER – SAFARI SONG

 

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