SUB POP, 2024

Fa bene J Mascis ad interrogarci, con un titolo lanciato a bruciapelo, sulle cose che possiamo realmente affermare di conoscere. Non c’è da stupirsi se, salvo casi di narcisismo misto a mitomania, le risposte finiscano per mettere sul piatto ben poche argomentazioni realmente certe. Tra queste, piccole ma pur sempre confortanti sicurezze, possiamo identificare proprio la musica del chitarrista del Massachusetts, la cui produzione somiglia ad una coperta di Linus che, ormai da 40 anni, non riusciamo proprio a mollare. Volendo invece optare per un’angolazione più pertinentemente indie, si potrebbe anche affermare che le sue canzoni sono come una vetrina piena di sneaker nuove, identiche, difetti inclusi, a quelle che indossavamo al liceo. Le imperfezioni, d’altro canto, hanno un rapporto importante con la creatività, assolvendo ad una involontaria funzione di realismo che permette all’ascoltatore di empatizzare ancor di più con l’artista.

Se ti senti come una crepa nella porcellana, è inevitabile che tenderai ad identificarti con le incrinature di altri manufatti. In questo senso, la discografia di Mascis, offre un catalogo di magnifiche sbavature che mai ci sogneremmo di voler correggere. La contenuta duttilità della sua proposta, usualmente più squadrata e tagliente quando è al servizio dei Dinosaur Jr e più “morbida” quando si concede una (meritata) libera uscita, è quella che ben conosciamo e si manifesta, puntualmente, secondo modalità familiari e, quindi, confortanti. Ciò, tuttavia, dettaglio non scontato nell’economia di una carriera longeva, avviene senza la benché minima (nefasta) ombra di fan service.

Il nuovo lavoro (il quarto da solista) non è quindi l’ennesima appendice ad un manuale per diventare cosplayer di sé stessi. Mascis, grazie al cielo, é uno di quegli artisti che non corre il rischio di soccombere ad un’ingombrante stage personality, limitandosi semplicemente ad assecondare solo le proprie naturali esigenze. Questa volta la sua affilata schiettezza non si allontana troppo dai confini disegnati insieme alla band. What Do We Know non rinnega completamente il fascino acustico del precedente, incantevole, Elastic Days (2018) ma, allo stesso tempo, non resiste alla tentazione di inserire la spina.

La scrittura, affine al cantautorato sonico di Bob Mould, è forse meno a fuoco rispetto al recente passato ma il risultato complessivo trasuda un contagioso entusiasmo che resta inesorabilmente incollato a melodie difficili da sciacquare via. Un compendio di mestiere e sentimento che, con cruda semplicità, guarda dall’alto la maldestra piaggeria di molti storici colleghi.

6.5/10

Tracklist:

Can’t Believe We’re Here
What Do We Do Now
Right Behind You
You Don’t Understand Me
I Can’t Find You
Old Friends
It’s True
Set Me Down
Hangin Out
End is Gettin Shaky

J Mascis:

Joseph Donald Mascis Jr.

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