Non mi interessa cosa dicano i media, gli amici, questa webzine, l’anagrafe, l’anatomopatologo o i familiari, Jeff Back non è morto, ok?? NON È MORTO, io lo so, lo sento, non può morire, sono fake news, dev’essere così, non accetto altra spiegazione, smettetela subito.

Ricordo ancora il marzo del 2005 quando degli imbarazzatissimi Eric Clapton, Brian May, Jimmy Page e Jeff Beck (poker d’assi al plutonio) furono ricevuti da Sua Maestà Elisabetta II per omaggiare gli dei inglesi della chitarra, ovviamente regalando aneddoti gustosissimi nel primo dei quali Eric Clapton alla domanda della sovrana:

”Suonate da molto tempo?”

rispose con un:

”Si Maestà, a parte Brian abbiamo tutti militato negli Yardbirds 40 anni fa, credo conosca la band”.

Eco gli fece Brian May con:

”Poco tempo fa abbiamo suonato God Save the Queen con lei presente allo stadio”

ma la perla arrivò con Jeff che alla esclamazione:

”Ma allora siete tutti famosi”

rispose con un tagliente:

”Si, ma loro sono molto più ricchi di me”.

Il Jeff Beck introverso, ma anche allegro e allo stesso tempo rancoroso con chi gli faceva dei torti, come tutti gli emotivi.

Il Jeff Beck icona sacrosanta della chitarra che però, a differenza degli imbolsiti suoi colleghi reali, ancora gira il mondo suonando e insegnando ai chitarristi del globo come si fa a non imbrattare carta da musica, con purtroppo scarsi risultati non dovuti alla sua vocazione al magistero.

Il Geoffrey Arnold Beck del 1944, quello che nel 1967 stava per essere chiamato dai Pink Floyd alla dipartita di Syd Barrett, ma come dissero loro:

”Nessuno ha avuto il coraggio di chiamarlo talmente ne eravamo intimoriti”.

Quel Jeff Beck che suonò con Keith Moon, con John Paul Jones, con Rod Stewart, con Ron Wood e che da essi fu cacciato per “eccesso di perfezionismo”.

 

 
 
 
 
 
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Quel Jeff Beck che con Tim Bogert al basso e Carmine Appice alla chitarra (sì il fratello di Vinnie, quello che suonava con Ronnie James Dio) ha sfornato l’ennesimo capolavoro che invito tutti ad ascoltare in questo esatto istante.

Quel Jeff Beck che in tour in trio con il miglior batterista di tutti i tempi, un figlio di Zappa di nome Vinnie Colaiuta, ha girato il mondo con una bassista appena ventenne di nome Tal Wilkenfeld valorizzandola e portandola nel gotha della musica mondiale.

 

Quel Jeff Beck che ho visto in Orange County 4 anni fa dietro casa in un pratone colmo di spettatori che manco Woodstock, tour che lo ha portato anche in Italia a Firenze.

Quel Jeff Beck che la mia futura moglie ha detto:

“Poi mi porti a vederlo?”

Si amore mio, ti ci porto, ne vale la pena.

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