Parliamoci chiaro: rivedere i Magnum in azione sul suolo italiano era un qualcosa su cui pochi, anzi pochissimi, si sarebbero detti pronti a scommettere anche una miseria, fino a non molto tempo fa.

Non sto affatto esagerando.

Nel 2009 Tony Clarkin & Co., in seguito alla rocambolesca cancellazione della loro data presso il Sottotetto Sound Club di Bologna (correva l’ottobre di quell’anno), e a quella non riuscitissima né per contenuti, né tantomeno per affluenza di pubblico, di Milano, sembrarono aver voltato le spalle una volta per tutte all’Italia, e ai fan italiani. A poco servirono l’impegno profuso da Emiliano Nanni e dai ragazzi che con lui collaborarono a tenere in vita la valida e ahimè sfortunata (non certo per demeriti loro, che sia chiaro!) booking, Bologna Rock City, oggi non a torto ricordata con nostalgia da molti, affinchè quel concerto non venisse annullato.

Quella sera di metà  ottobre di nove anni fa, un esterrefatto Nanni, che si era battuto con le unghie e con i denti per accomodare le esigenze del management della band (piùche della band stessa), si vide i Magnum darsela letteralmente a gambe levate sul proprio tour bus, a meno di cinque ore dall’inizio dello show previsto quella sera al Sottotetto, senza dare uno straccio di spiegazione. Non un gesto, non una parola. Nulla.

Il fatto, ovviamente, non passò inosservato nemmeno presso il piccolo ma fedelissimo ‘zoccolo duro’ di fans che i Magnum vantano da noi almeno dalla metà  degli anni ’80. Qualcuno gridò (giustamente) al tradimento, qualcuno gli riservò persino l’appellativo di ‘infami’. Forse esagerando, ma si sa, così vanno le cose qui in Italia! Se ci tieni ad essere mandato a quel paese, non aspettarti sconti da chicchessia, tra il pubblico italiano.

Fa dunque un certo effetto rivederli sul palco del piccolo, ma acusticamente ineccepibile, Legend Club di Milano.

Confesso di aver tremato anch’io, lo scorso inverno, quando la milanese Vertigo, annunciò che avrebbe riportato i Magnum in Italia dopo una così lunga assenza dai nostri palcoscenici, e che il luogo prescelto per l’esibizione sarebbe stato il Legend Club. Un locale in effetti poco capiente, inadatto a una band con un seguito tutt’altro che esiguo a livello europeo (nel pubblico di stasera, si sentirà  parlare anche inglese, tedesco e fiammingo) come i Magnum.

Nulla di piùsbagliato.

La resa acustica di stasera è stata veramente eccezionale, tanto che chiunque avesse voluto, avrebbe potuto ricavare un bootleg di qualità  da portarsi a casa e riascoltare con soddisfazione e nostalgia ad anni di distanza, per dire “quella sera c’ero anch’io”.

E i cinque di Birmingham, rivistisi in formazione ‘rimaneggiata’ causa il repentino abbandono (peraltro in circostanze mai chiarite fino in fondo) dello storico tastierista Mark Stanway 2 anni or sono, hanno ancora una volta meravigliato, esattamente come quando li vidi per la prima volta, nel lontano giugno 2002, allo Sweden Rock Festival di Solvesborg.

Certo il nuovo Rick Benton appare molto meno ‘showman’ di Stanway, e anche quanto a doti strumentali, sembra non reggere l’impietoso paragone con l’illustre predecessore, ma quello che i Magnum hanno magari perso a livello di cesello melodico, l’hanno senz’altro guadagnato in spinta ritmica con l’ingresso del roccioso Lee Morris (ex-Paradise Lost) alla batteria.

La setlist di questa sera è poi stata (non immotivatamente) l’altro grande ‘pomo della discordia’ tra i fans, vecchi e nuovi. Ma come si può pretendere che una band con alle spalle la bellezza di 20 dischi incisi in 40 anni di carriera, basi la propria scaletta, sera dopo sera, sulla stessa dozzina di brani degli anni ’80, che rimane il decennio in cui Magnum hanno senz’ombra di dubbio riscosso maggior successo?

Soprattutto quando le ultime fatiche discografiche, che portano i nomi di “Princess Alice And The Broken Arrow”, “On The Thirteenth Day”, “Escape From The Shadow Garden”, e il recentissimo “Lost On The Road To Eternity”, sono molto piùche dischi dignitosi.

Ampio spazio viene quindi dato alle nuove “When Were Younger”, “Sacred Blood ‘Divine’ Lies”, “Without Love”, e “Show Me Your Hands” che vanno ad affiancare gli storici ‘cavalli di battaglia’ “How Far Jerusalem”, “Don’t Wake The Lion” (unico estratto dallo splendido “Wings Of Heaven” del 1988), “Vigilante”, “All England’s Eyes” (piccola sorpresa), “The Spirit”, e una chiusa malinconica e la cui inclusione è ancora piùsorprendente di quella della succitata “All England’s Eyes”, con “When The World Comes Down”.

Mi ricordo quando nei readers poll di fine anno del 1994 su Metal Shock, lessi nella didascalia di una foto che mostrava Bob Catley, storico frontman dei Magnum, sul palco “Magnum: ancora una volta grandi, ed ancora una volta dimenticati”.

Ebbene, sono passati 23 anni e qualche mese da allora, i Magnum si sono sciolti nel 1996 per ricostituirsi sei anni piùtardi, ma a giudicare dalla notevole affluenza (tenuto naturalmente conto delle dimensioni del locale, che non è certo l’Estragon di Bologna, né tantomeno l’Alcatraz di Milano), credo che i Magnum se li siano dimenticati ben in pochi.

Ed il saluto rivolto da Bob Catley ai fan accorsi stasera al Legend Club, penso parli molto chiaro in proposito: “noi siamo i Magnum, continuate a seguirci perché abbiamo ancora molto da dire, e siamo tutt’altro che finiti”.

Lunga vita, dunque, a questa storica band inglese, lunga vita ai Magnum! E speriamo di rivederli molto presto dalle nostre parti, perché di band di questa levatura capaci ancora di meravigliare, in studio quanto dal vivo, nonostante i dati anagrafici, ovvero comprovata ‘anzianità  di servizio’ (almeno per i fondatori e unici membri sopravvissuti delle line-up originaria, Tony Clarkin e Bob Catley), comincino a parlare ahimè a loro sfavore, è davvero difficile fare a meno.

Setlist:

New Intro for ‘When We Were Younger”
When We Were Younger – Sacred Blood “Divine” Lies – Lost on the Road to Eternity – Crazy Old Mothers – Without Love – Your Dreams Won’t Die – Peaches and Cream – How Far Jerusalem – Les Morts Dansant – Show Me Your Hands – All England’s Eyes – Vigilante – Don’t Wake the Lion (Too Old to Die Young) – The Spirit – When the World Comes Down

 

1 Comment

Write A Comment