Ci sono fredde e malinconiche serate autunnali, in cui la triade “divano, plaid e Netflix” è certamente la scelta più logica di tutte.

Mille (o quasi) appassionati di musica, dall’alto valore qualitativo e sicuramente benevola per lo spirito e i pensieri, hanno invece scelto un vecchio amico che tanti apprezzano ed ascoltano nei suoi innumerevoli progetti.
Sto parlando di Myles Kennedy, nativo di Spokane (Stati Uniti), che è passato dall’Italia per un concerto live all’Alcatraz di Milano mercoledì 13 novembre 2025.

Kennedy è attualmente in tour europeo per promuovere il suo ultimo, recentissimo e assai riuscito terzo album solista, The Art of Letting Go (leggete la mia recensione imparziale a questo link: https://www.longliverocknroll.it/myles-kennedy-the-art-or-letting-go-recensione-review-disco-album-2024/).

Il disco è – secondo me – il più bello tra i tre dischi solisti a nome Kennedy, usciti negli ultimi sei anni.
Myles è passato da Milano anche lo scorso aprile, insieme a Slash feat. Myles Kennedy and The Conspirators.

Guardando il numero di magliette indossate tra il pubblico, devo dire che moltissimi erano lì per lui e anche per questa sua veste solista, visto che ho notato poche t-shirt o felpe di Slash o degli Alter Bridge.

Torniamo al concerto, comunque. Organizzato ancora in maniera impeccabile da MC2Live, ormai una garanzia totale per le proposte musicali che ci offre da qualche anno.

La serata è stata aperta dai Black River Delta, quartetto svedese che ha all’attivo tre album.

Partiti in sordina con le prime canzoni, che non sono state sufficientemente apprezzate, la band, dal forte sapore blues nelle sue composizioni, ha man mano intrattenuto piacevolmente i presenti.
Molte persone sono arrivate proprio mentre si stavano esibendo e inizialmente l’Alcatraz non era ancora gremito.

La band ha suonato per una mezz’oretta. Le sue influenze sono decisamente Albert Lee, Johnny Cash e sicuramente anche i buoni Chris Stapleton e Gary Clark Jr..
Band anagraficamente non troppo anziana per l’età dei componenti, che sicuramente è molto adatta a spazi ancora più piccoli. Un’ottima club band, che ha poi assistito tra il pubblico al concerto di Myles.

SETLIST BLACK RIVER DELTA:

  1. Traveling
  2. Rodeo
  3. California Sun
  4. Burning and Burning
  5. Devil on the Loose
  6. Better Man
  7. Follow You Down
  8. Darkest of Hearts
  9. Bye Bye Birdie

Un breve cambio palco e lo smontaggio della batteria hanno poi introdotto l’headliner della serata, Myles “Fabulous” Kennedy (come lo chiama Slash in svariati concerti).

Myles si presenta con un terzetto formato da Tim Tournier al basso, il fidatissimo batterista (suonava con lui già ai tempi dei Mayfield Four) Zia Uddin ed ovviamente lui alla voce e chitarra.

La cosa che si nota subito è che Myles (oltre ad essere un cantante di straordinaria bravura) è anche un chitarrista davvero eccezionale. Accanto a due mostri come Mark Tremonti e Slash, questa sua caratteristica viene decisamente arginata e manco suona in tutti i pezzi, visto che è Frank Sidoris a occuparsi delle parti di chitarra ritmica con Slash feat. Myles Kennedy and The Conspirators.

Per quasi ogni brano, Myles cambia chitarra e sceglie quella più consona per l’esecuzione. Il clima è davvero disteso, con Myles che, al centro del palco, suona e canta in maniera davvero umile.

Non è la classica rockstar spaccona. Sembra sempre il tuo vicino di casa amichevole e pronto ad aiutarti nelle difficoltà, quasi timido a volte, con un bagaglio innumerevole di comunicazioni facciali che ogni volta me lo fanno sembrare quasi come un meme vivente.

È chiaramente a suo agio col pubblico milanese ed è anche supportato dalla moglie Selena, con cui è sposato dal 2003.

I pezzi scelti per l’esibizione di questo tour coprono tutti i suoi tre album, con ovviamente un occhio di riguardo all’ultimo lavoro. C’è solo un momento di imprevedibilità per questo tour, dedicato all’esecuzione di un pezzo di qualche altra sua band oppure a cover storiche come The Trooper degli Iron Maiden.

Per la data milanese è stata eseguita in modo toccante All Ends Well degli Alter Bridge. La chimica tra il trio musicale è invece palese. Tutti marciano alla stessa velocità. Tim è un bassista roccioso, che si limita ad accompagnare senza manie di protagonismo. Zia è davvero un portento e dotato di tecnica sopraffina.

Il suo drumkit è stato montato in una posizione inconsueta alla destra del palco e non in posizione classica centrale.

Ci sono stati anche momenti di involontario umorismo, come quando Myles ha cominciato a ridere prima di una canzone, cantando ridendo anche le prime strofe. Ogni tanto, uno spettatore assai coinvolto dall’esibizione, nei momenti di silenzio, manifestava il suo supporto a Myles con esclamazioni divertenti che arrivavano sicuramente al bersaglio.

Lo show è durato un’ora e quaranta minuti, con un unico bis.
Momenti davvero notevoli sono stati l’opener The Art of Letting Go, il mio pezzo preferito da questo lavoro, vale a dire la splendida Behind the Veil, la toccante e malinconica Love Can Only Heal, la splendida The Year of the Tiger (title track del suo primo lavoro solista) e In Stride, che ha chiuso il set. Say What You Will ha congedato i presenti.

Non troppo tardi torneremo a vedere dal vivo Myles in qualche suo progetto, visto che è attualmente in lavorazione il quinto capitolo della sua band con Slash.

SETLIST MYLES KENNEDY:

  1. The Art of Letting Go
  2. Nothing More to Gain
  3. Devil on the Wall
  4. A Thousand Words
  5. Mr. Downside
  6. Tell It Like It Is
  7. Behind the Veil
  8. All Ends Well
  9. Love Can Only Heal
  10. Wake Me When It’s Over
  11. Miss You When You’re Gone
  12. Year of the Tiger
  13. Get Along
  14. In Stride
  15. Say What You Will

Report: Mauro Brebbia

Mauro Brebbia
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