Perché Robert Plant non era al concerto d’addio dei Black Sabbath?
Il 5 luglio 2025, i Black Sabbath hanno scritto la parola “fine” alla loro leggendaria carriera con uno show storico: Back to the Beginning, tenutosi nello stadio Villa Park di Birmingham, città che li aveva visti nascere oltre cinquant’anni prima.
La serata è stata un tributo imponente al metal, con ospiti come Metallica, Guns N’ Roses, Slayer e, naturalmente, la formazione originale con Ozzy Osbourne, Tony Iommi, Geezer Butler e Bill Ward sul palco insieme per l’ultima volta.
Eppure, tra le tante icone del rock presenti, un’assenza ha fatto molto rumore: quella di Robert Plant, il leggendario frontman dei Led Zeppelin, nonché conterraneo e coetaneo dei Sabbath.
Nonostante l’invito personale ricevuto da Tony Iommi, Plant ha scelto di non prendere parte all’evento.
La sua decisione ha fatto discutere, ma è stata motivata con grande onestà in un’intervista rilasciata alla rivista Mojo.
Gli ho detto: ‘Tony, mi piacerebbe venire, ma non posso… Non so nulla di ciò che succede in quel mondo oggi, proprio nulla. Non lo disprezzo, non ho nulla contro di esso. Semplicemente, ho trovato altri luoghi che per me sono molto più ricchi’.
Parole sincere, che mostrano il distacco di Plant non solo dal genere metal, ma anche da quel tipo di celebrazione collettiva legata al passato.
L’artista britannico, oggi settantaseienne, ha scelto di seguire una strada diversa, lontana dai grandi stadi e dalle reunion nostalgiche. Oggi la sua musica si muove in spazi più intimi, in piccoli teatri, in progetti sperimentali che fondono folk, blues e world music.
Con il suo gruppo Saving Grace, sta portando avanti un percorso personale, ispirato e radicalmente diverso dalle glorie hard rock degli anni ’70.
I concerti che faccio ora sono abbastanza piccoli da non creare un problema se nessuno ci va… Invece di suonare in uno stadio con dei vecchi amici… siamo liberi. Possiamo divertirci, improvvisare.
Le sue parole non sono piene di cinismo o snobismo. Plant non rinnega il passato, né giudica negativamente il percorso dei Sabbath, ma rivendica la sua libertà di seguire una direzione che oggi gli appartiene di più.
Anche se non era presente fisicamente a Back to the Beginning, Plant avrà sicuramente onorato Ozzy e i Sabbath a modo suo: con rispetto, con affetto, ma senza piegarsi alla nostalgia o alla pressione del “dover esserci”.
La sua scelta, condivisibile o meno, è stata consapevole ed onesta ma, indubbiamente, ha portato a molte critiche dei fan degli Zeppelin, dei Sabbath e in generale del rock e del metal.
Non poteva forse presenziare, anche solo per una breve apparizione, per omaggiare chi, come lui, ha scritto pagine indelebili della storia della musica?
Non sta a me giudicare. Ognuno avrà una sua opinione a riguardo.
Il concerto è stato seguito da un momento ancora più toccante: la scomparsa di Ozzy Osbourne, avvenuta il 22 luglio 2025, poco dopo il concerto finale. La sua morte ha dato un’ulteriore carica emotiva a quella serata, rendendola ancora più irripetibile.
Robert Plant, con la sua assenza, ha ricordato a tutti che la sua coerenza artistica e la sua libertà creativa contano più di tutto in questo momento, anche più di un tributo ai vecchi tempi.
A volte, dire “no” è il modo più onesto per onorare ciò che si è stati e ciò che si è diventati. A volte dire “no” può suonare come come mancanza di gratitudine per ciò che ti ha fatto diventare quello che sei.
E voi? Cosa ne pensate?

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