11027474_1042497255790171_6430355680708412871_nInevitabile una brevissima premessa su questa serata di festa, perché il contesto in cui accadono le cose finisce sempre per influenzarne l’evoluzione, e solo un paio di sere fa il mondo intero sembrava precipitato in una gigantesca voragine di silenzio, stretto attorno alla città  di Parigi in un toccante e dolorosissimo abbraccio virtuale. Il 13 novembre un terrificante attentato terroristico ha dilaniato il mondo del rock. Il nostro mondo. Sapere che decine di ragazzi come noi che stavano presenziando ad un concerto e non desideravano altro che condividere musica, sorrisi ed emozioni siano finiti brutalmente giustiziati in nome di un ideale religioso ci lascia davvero sgomenti e pieni di dolore. Ragazzi come noi, che macinano chilometri, file al freddo o sotto al sole, ragazzi che tornano in ufficio con le occhiaie la mattina ma lavorano sognando la prossima canzone”… perché sanno già  l’emozione di cantarla a squarciagola abbracciati sotto a un palco per ore. Quei ragazzi non canteranno più; molti artisti hanno deciso di rispettarne il silenzio annullando i propri concerti ed esprimendo il proprio dolore, ma la musica non la puoi zittire, perché è qui da sempre per fare rumore. Così, come molti altri, i ragazzi degli Hungryheart e l’amatissimo Ted Poley, hanno deciso di suonare in nome della pace e della vita, per gridare forte e chiaro che il rock’n’roll e la libertà  non li puoi ammazzare.

Arriviamo al Druso, locale nuovo (o meglio, rinnovato) di zecca nella provincia Bergamasca nel tardo pomeriggio, mentre si svolgono le riprese per il prossimo video di Ted. L’atmosfera fin da subito è quella di un ritrovo di moltissimi amici e di una serata da ricordare. Gli Hungryheart, ormai unanimemente eletti paladini del rock melodico italiano, salgono sul palco alle 21 circa con una scaletta che lascia poco spazio alla noia, a partire dall’inizio a cannone con “There is a reason for everything”, estratto dall’ultimo lavoro “Dirty Italian Job”.11707777_917321891687563_23811615846342388_o E’ davvero notevole la partecipazione del pubblico, tra il quale spiccano numerosissime le t-shirt di questa band tutta italiana, a testimonianza di una fanbase affezionata e in crescita, segnale iper positivo per la band ma soprattutto per il rock di qualità  made in Italy. I ragazzi alzano subito il tiro con “Boulevard of Love”, la potentissima cover di Clapton “Bad Love”e “Angela”, pezzi che arrivano addosso come un treno e caricano il pubblico a dovere.  Ed eccoci al momento del duetto su “Second Hand Love”, in cui Josh Zighetti e Mario Percudani danno prova di un affiatamento davvero emozionante, per poi sfoderare il colpo di grazia con la mega ballad “Nothing but you”, uno dei pezzi piùriusciti dell’ultimo album. Siamo in dirittura d’arrivo, ed è d’obbligo far sentire ai fans “One Ticket to paradise”, pezzo che da il nome al secondo album degli Hungryheart e che tutti sembrano conoscere alla perfezione. Prima di salutarci la band tiene molto a spendere due parole sulla tragedia di Parigi: Josh si ferma emozionato e con la voce rotta e gli occhi lucidi dice “spero davvero che un giorno mia figlia di due mesi mi chieda: papà  che cos’è la guerra?”. L’applauso spontaneo si prolunga per un paio di lunghissimi minuti, chiunque in sala vorrebbe potersi dimenticare di sapere fin troppo bene il significato di questa parola. Da qui in poi, con l’emozione in gola, Mario attacca l’intro acustico di “love is the right way” e a seguire l’azzeccatissima “Let’s keep on trying”. Siamo alla fine, e non poteva mancare il tormentone di quest’estate per noi assidui ascoltatori del genere, ovvero il primo singolo estratto da Dirty Italian Job: “Shoreline”. Il pezzo sembra fatto apposta per farci cantare quel “NA NA NA NA” finale che ti lascia col sorriso e la voglia di continuare a sognare.

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Ed eccoci all’attesissimo momento di Ted Poley. Dopo l’ultima partecipazione allo scorso Frontiers Rock Festival, riavere in Italia lo storico frontman dei Danger Danger accompagnato da una band (Alessandro del Vecchio, Anna Portalupi, Mario Percudani, Alessandro Mori) tutta italiana è stata una vera festa. Ted sembra aver parcheggiato l’anima da qualche parte nel tempo, con la sua gioia di vivere inesauribile e la sua aria da rockstar stropicciata; nessuno come lui sa avvicinarsi e avvicinare il pubblico alla musica che ci regala da ormai quasi trent’anni.

La scaletta prevede gran parte dei classici del repertorio dei Danger Danger, e sentire dal vivo “Bang Bang!”, “Feels like love” e “One step from Paradise” è sempre un’emozione unica, tanto piùche Ted è in gran forma, e come al solito non risparmia il fiato nemmeno per gonfiare i suoi famosi palloncini colorati che volano sulle teste del pubblico per tutto lo show insieme ai plettri personalizzati che sparge come coriandoli estraendoli dalle tasche dei jeans decorati. Ted ci ringrazia ripetutamente per essere con lui questa sera, perchè è domenica e l’indomani si lavora, perchè lui il nostro calore lo sente e non lo da per scontato. Prima di cominciare invita tutti a riflettere sulla tragedia Francese e ci ricorda che noi stasera siamo insieme per fare ciò che piùamiamo, e quindi è ora di festeggiare. Dopo l’inizio sfolgorante con “Man Alive” e”Shot of love” arriva subito la sorpresa: Ted ci chiede un momento di collaborazione per alcune riprese live che faranno parte del videoclip girato in occasione dell’uscita del suo lavoro solista (registrato proprio in Italia con Alessandro Del Vecchio in queste settimane). Dopo le dovute raccomandazioni – ci chiede se abbiamo bisogno di un secondo per sistemarci i capelli – eccolo dirigere una ola e mostrarci la giusta intensità  nell’interpretazione manco fosse un consumatissimo coreografo di Broadway. Il pubblico pende dalle sue labbra e i sorrisi si sprecano, perchè Ted è così, un sorriso contagioso che ti si appiccica addosso per bene. Si prosegue con “Beat the bullet” e per un attimo un contrattempo tecnico (salta il cavo-cassa e la chitarra di Mario rimane muta per alcuni lunghissimi momenti) trasfigura le espressioni dei musicisti che si adoperano subito per risolvere il problema mentre Ted ci intrattiene. Risolto il momento di panico si riparte con la trascinante “Bang bang”, cantata da tutto il locale; la festa sembra davvero esplodere, e via con “Don’t walk away” e la celeberrima “Under the gun”. Una menzione speciale ai nostri bravissimi musicisti sul palco: Anna al basso, che suona scalza coi lunghissimi capelli al vento ha la grinta di una guerriera e si fa sentire prepotentemente su ogni pezzo. Alessandro alle tastiere, che si cura anche dei backing vocals, è una garanzia di qualità  e di passione; Mario, che dopo aver suonato coi suoi Hungryheart tiene il palco con la stessa intensità  espressiva e l’energia di chi suonerebbe anche da morto, e Alessandro M. alla batteria ci fa ballare con una carica esplosiva che nessuno riesce a schivare. Ed eccoci al momento lacrimuccia: la doppietta “Feels like love” e “I still think about you” fanno scendere un alone di malinconia mista a struggente bellezza, mentre una tatuatrice prende inaspettatamente posto sul palco. Ted spiega emozionato che ad ogni live l’unica sensazione che vorrebbe non dimenticare mai, è quella di portarci via con sè, per averci sempre nel suo cuore. Così, proprio come aveva fatto in occasione del Vasby Festival la scorsa estate, 12238260_917315285021557_4710917459118086956_oeccolo seduto a cantare come fosse la cosa piùnormale del mondo, mentre Sonia, la tattoo artist lavora sul suo avambraccio i ritocchi finali di una stella tricolore. “L’italia sarà  per sempre con me e anche tutti voi.” Come si fa a non amare Ted Poley? Ma basta con le smancerie; la band ci regala prima “Monkey Business” e poi la “canzone passeggiata”, ovvero il consueto momento in cui Ted scende dal palco come per andare a fare la spesa, e cammina tra noi invitando i fans a scattare foto e farsi video insieme, perchè lui non farà  mai la star, lui le stelle le fa impallidire. Dopo il bellissimo abbraccio del pubblico, eccoci all’epilogo, con la contagiosa “Naughty, Naughty”, e come ogni cosa bella, anche questo spettacolare concerto deve finire. Ted ringrazia sentitamente i suoi musicisti, la Frontiers Records per essere sempre così attenta e sensibile al rapporto coi propri artisti, noi tutti per il supporto e Primo Bonali per l’organizzazione. Noi lo guardiamo uscire di scena come un amico dal finestrino del treno, quando vorresti solo fermare il tempo per un secondo e fingere di non doversi mai lasciare.

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Foto di Andrea Donati e Alex Casiddu

2 Comments

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    Bellissima recensione e grande Ted! Peccato che ho saputo di questo grandioso evento solo dopo che è avvenuto….

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      Marilena Ferranti

      Grazie Michi. Per quanto riguarda Ted Poley non abbiamo notizie di altre date in Italia imminenti, anche se uscirà presto un suo nuovo lavoro, quindi rimani sintonizzato…Per quanto riguarda gli Hungryheart se vuoi sentirli dal vivo puoi trovarli il 22 gennaio al Blueshouse di Milano!