Dopo il grande secondo album pubblicato nel 2015 dai Black Star Riders, intitolato ‘The Killer Instinct‘, l’unica data milanese del gruppo ombra dei Thin Lizzy non potevo proprio perdermela. Un modo per ascoltare della buona musica, trovare qualche amico e trascorrere un po’ di tempo in modo spensierato, lasciandomi andare abbracciato a sensazioni ed emozioni.

Arrivo al Tunnel, ascolto qualche nota della band di supporto, a me sconoscita, 4Bitten, e mi preparo all’evento.  Ho adorato i due album dei Black Star Riders, ancora ho alcune note e passaggi ben impressi in mente, e ovviamente adorato i Thin Lizzy; storco il naso quando ho scoperto di reunion inutili e di commemorazioni senza peso poichè prive dello spirito Thin Lyzzy, quello di Phil Lynott. E di conseguenza mi predispongo al concerto in modo incerto. Cosa capiterà ? il fantasma di Lynott aleggerà  nell’angusto locale proteggendo i nuovi Black Star Riders, benedicendoli e liberandoli dal fardello sporannaturale oppure dovrò assistere all’ennesimo tentativo di recuperare un nome ormai fra gli astri dell’eternità .

Bèh a dire il vero le sensazioni piacevoli e amare si sono susseguite durante tutto il concerto. Piùdi un’ora e
mezza di qualità , bravura, grinta e classe su un palco strettissimomo che costringeva Robbie Crane, il bassista, in un angolo angusto e nascosto e Ricky Warwick (dai capelli corti) a fare degli spostamenti per mettere in luce qualche rullata di Jimmy DeGrasso o permettere a Scott Gorham e Damon Johnson di far intrecciare le chitarre sia fisicamente che armonicamente. Primo punto a sfavore, il locale… troppo angusto e oscuro… oooppss è vero, si chiama Tunnel per quello… Poi gente chiassosa e partecipe, sì… ma poca, troppo poca per farmi apprezzare la bravura e professionailtà  del quintetto. Diciamo 100 persone per essere allegri nella stravaganza del resoconto numerico… troppi concerti concentrati in un mese, poca pubblicità , così sento dire ai presenti, poco apprezzati magari? Però ci rimango male poichè le poche persone mi fanno pensare a una generale mancanza di entusiasmo nei confrotni di questo grande gruppo, peccato davvero!!!

Un inizio sotto tono a causa di un’acustica orribile che blocca Boodshot e Jailbreak negli assolo confusi e poco udibili. Meno male che i Black Star Riders sono dei magnifici professionisti e ci danno dentro con grinta e bravura suonando come se fossero davanti a masse di rocker inferociti. Davvero bravi e coinvolgenti e buoni trascinartori. Sono in fondo alla sala e cerco di immaginare lo stato d’animo di Gorham e soci a suonare nella quasi solitudine. Molti sono i brani dei Thin Lizzy riproposti, meno di quanti ne attendessi, meno male, ma comunque tanti, ascoltare una cover band, seppur di classe, non ne avevo proprio voglia soprattutto per quanto detto in precedenza e proprio perchè i due album dei Black Star  Riders sono davvero dei gioiellini. Ma al pubblico ha fatto comunque piacere tuffarsi in Jailbreak, Whiskey in the Jar, The Boys Are Back in Town e anche in una inaspettata Rosalie di Bob Seger. Ma per fortuna posso ascoltare la magnifica Blindsided, splendida e avvolgente anche in sede live, un brano fuori dall’ordinario per conbinazione armonica e stilistica, bellissime anche All Hell Breaks Loose, Bound for Glory, Kingdom of the Lost e The Killer Instinct.

Che aggiungere del concerto? Luci e ombre. Luci ovviamente i Black Star Riders che quando si scrolleranno di dosso l’ombra dei Thin Lizzy saranno davvero protagonisti grazie all’infinita maturità  musicale e un’esperienza unica e determinante.

Setlist:
Bloodshot – Jailbreak – Soldierstown – Charlie I Gotta Go – Are You Ready – Hey Judas – Through the Motions – Waiting for an Alibi – Hoodoo Voodoo – All Hell Breaks Loose -  The Boys Are Back in Town – Bound for Glory – Blindsided – Kingdom of the Lost – Finest Hour – Emerald – The Killer Instinct – Rosalie – Whiskey in the Jar

 

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