In una fredda e nebbiosa giornata di fine Gennaio, pochi motivi ti spingono ad uscire dalle calde mura casalinghe, dal fuoco di un camino e di un bicchiere di vino, tranquillamente spaparanzati sul divano. È pure lunedì sera, ma chi se ne frega se è lunedì sera e un viaggetto di quarantacinque minuti ti attende.

Il Legend Club di Milano è sempre una garanzia pluriennale per svariatissimi concerti e stasera sul suo palco si esibirà Des Rocs, giovane rocker newyorkese dalle chiare origini italiane.
Due album all’attivo e soprattutto la promozione per l’ultimo di questi, “Dream Machine”.
Ultima data del tour europeo ed ultimo di un tris di date italiane, che l’hanno dapprima portato a Roma e Bologna.
In compagnia dell’artista ispirato certamente da Elvis per il cantato e da Prince per il modo di suonare la chitarra, troviamo un quartetto proveniente da Phoenix, i Christopher Shayne.

Christopher Shayne live @ Legend Club, Milano – 2024, ph Ilaria Maiorino

Capelli lunghi al vento, un pizzo lunghissimo e un cappello da cowboy per il chitarrista ritmico, batteria indiavolata e bassista che sta molto per le sue e con attitudine punk nel sound.
Non li conoscevo affatto e sono rimasto conquistato. Rock davvero molto tosto, che mi ha ricordato vagamente alcune cose di Rival Sons o Monster Truck.
Decisamente bravi ad intrattenere e tenere il palco, hanno saputo fare scatenare tutti, anche con canoni che pagavano in alcuni momenti pegno a Blackfoot o Bad Company.
Un chiaro filo indissolubile anche con gli Ac/Dc tributati ad un certo punto con l’inconfondibile intro di “Thunderstruck”.
Vi consiglio l’ascolto di “NiceRide”, “One more round” e “Give a damn”, se non li conoscete.
Il Legend è imballato anche durante la loro esibizione e direi fortunatamente, visto che hanno fatto scatenare tutti.
Il consueto lancio di plettri, bacchette e le scalette donate, hanno chiuso la loro esibizione.
Tra scherzi al manager e la promessa di tornare presto dalle nostre parti, un breve cambio palco è l’antipasto per l’esibizione di Daniel Danny Rocco in arte Des Rocs e la sua band.
Molto simile ad Elvis Presley e con tanto di ciuffo simile,  Des non si è risparmiato un attimo.
Due albums all’attivo e mi sento di dire che molto probabilmente, l’artista sarà destinato ad una fulgida carriera.

Des Rocs @ Legend Club, Milano – 2024, ph Ilaria Maiorino

Des non inventa nulla ma mixa sapientemente le migliori lezioni di Elvis, Queen e Bowie con sonorità molto vicine a Muse, The Killers, Nothing but Thieves .
Il pubblico è molto vario. Tante persone sotto i trent’anni, diversi adolescenti accompagnati da genitori curiosi e una buona fetta di rockers della vecchia guardia, come il sottoscritto.
Danny interagisce moltissimo col pubblico, continua a tentare il suo studio della lingua italiana (nda lui che è figlio di emigrati ed italiano di quarta generazione), dicendo che conosce solo o quasi la parola “spazzatura”.
Racconta che quello che sta vivendo stasera, è letteralmente un sogno e che una notte alle tre del mattino a Central Park, chiudendo gli occhi, fantasticava sul poter vivere di musica e di poterla suonare davanti al pubblico.

Des Rocs @ Legend Club, Milano – 2024, ph Ilaria Maiorino

È riuscito a far chiudere gli occhi a tutti, chiedendo di immaginare i propri sogni ed è stato un momento di assoluta e completa interazione col pubblico. “Manic memories”, grazie per questo.
La band che lo accompagna è davvero valida ed è formata da Eric Mendehlson e William Tully.
La sua famiglia (come la definisce lui) è anche formata dal fonico della band, dal fotografo e dall’addetta al merchandise, tutti citati nel corso dello show.
Molti conoscevano a memoria o quasi i testi delle sue canzoni e molti se li imparavano al momento.
Show che è iniziato con “Dream Machine” e si è chiuso con la programmatissima “Suicide Romantics”, che lui scherzosamente definisce come una “Despacito” in chiave rockeggiante.
Momenti davvero molto aspettati e sentiti sono stati indubbiamente l’esecuzione di “Never ending moment”– dove tutti cantavano e saltavano-, “Let me live,let me die” e “We used to darkness”.
Uno show davvero incredibile e che testimonia che il rock non è ancora morto.

Testo di Mauro Brebbia e foto di Ilaria Maiorino. Guarda la gallery completa qui.

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