Come mai la scelta di cambiare nome alla band e come siete arrivati a scegliere The Steel? Wizard non vi rappresentava piùoppure ci sono altre motivazioni dietro?
“La vera svolta quando abbiamo riformato i Wizard è avvenuta nel 2014 con l’entrata nella band di Marco Perrone alla chitarra. Abbiamo realizzato dapprima l’Ep ‘Straight To The Unknow‘ e poi l’album ‘The Evolution Of Love‘, ed è stato a questo punto nel 2017, che abbiamo cambiato il nome in The Steel per volere dell’etichetta statunitense Perris Records che, nel distribuire il disco, non voleva possibili controversie con gli omonimi Wizard tedeschi e quindi ci suggerì di trovarne uno nuovo . Non è stato facile per noi questa scelta perché il nome Wizard è scritto nel nostro DNA ed è marchiato sulla nostra pelle dopo tanti anni di attività e di riconoscimenti avuti; è stato un po’ come cambiare la propria
identità senza però voler togliersi di dosso la precedente ed infatti sui nostri social facebook e youtube abbiamo lasciato entrambe i nomi The Steel ”“ Wizard ad eccezione chiaramente del logo sui nostri nuovi album. Oggi comunque abbiamo superato quel trauma e ci sentiamo The Steel anche alla luce soprattutto di questo secondo album con questo nome”.
Sempre nella recensione ho scritto che è un vero peccato che il vostro gruppo sia stato lontano troppi anni, vista la qualità enorme del nuovo disco, sono convinto che avreste potuto fare davvero il gran salto negli anni addietro. Avete dei rimpianti in merito?
“Sinceramente non ho rimpianti al riguardo. Sono comunque stati degli anni bellissimi e ricchi di esperienze e soddisfazioni gratificanti.
Del resto il passato non si può cambiare ma una cosa è certa, non abbiamo piùl’età di allora
ma in quanto a voglia e ad esperienza non siamo secondi a noi stessi a tanti anni di distanza”.
Tornando al presente, c’è una canzone del nuovo album che secondo voi vi rappresenta al meglio?
“Probabilmente per ciò che riguarda il proseguo della band e di ciò che faremo ancora citerei il brano che apre l’album ‘Don’t Runaway‘ che è anche il brano piùascoltato e riprodotto del disco su Spotify dove è stato aggiunto a decine di compilations. Le nostre nuove composizioni e produzioni certamente sono orientate su quel tipo di sonorità e di struttura del brano nel suo complesso. Ma brani piùhard rock come ‘I’ve Lost My Woman‘ e ‘Take It Or Leave It‘ sono il riflesso dei Wizard sugli attuali The Steel”.
Tra le altre cose mi è piaciuto il vostro passare con estrema naturalezza, dall’hard rock, al funky a sonorità piùanni settanta, sempre mantenendo una precisa identità . Quando componete le canzoni vi ponete limiti, avete già in mente come deve essere il pezzo, o lasciate che siano la vostra creatività e l’istinto a guidarvi?
“Effettivamente ci risulta molto facile passare dal rock al funky o al progressive proprio in virtùdel fatto che siamo cresciuti ascoltano e suonando ad ampio raggio il rock degli anni 70 come ti dicevo all’inizio dell’intervista. In quegli anni poi amavamo tantissimo improvvisare sul palco allungando i brani a nostro piacimento tingendoli di svariate atmosfere sonore di volta in volta, cosa che oggi nessuno piùusa fare praticamente. Questo da un lato ha creato un grande affiatamento e molta compattezza nella sezione ritmica tra me e Rino e,  da un altro, ci ha resi molto versatili sugli strumenti per cui appunto anche tu hai notato una naturalezza esecutiva nei diversi sounds che a volte usiamo per dar vita ai nostri brani. Soprattutto nel precedente album ‘The Evolution Of Love‘ questo lo si può sentire ancora di piùperché volutamente quell’album fu composto abbracciando musicalmente stili e generi diversi mantenendo sempre una matrice hard rock di base. Direi che ad oggi l’unico limite che ci poniamo nello strutturare un brano è la durata di esso che rispetto ai brani del passato abbiamo ridotto corposamente. Per il resto abbiamo molta facilità e tante idee