Nuclear Blast – Agosto 2018

Forget about Rock’n’Roll: this will hurt”: se la musica scendesse in campo (in ambito politico, ovviamente) questo sarebbe lo slogan del partito piùcombattivo in lizza, palesemente fautore del Maligno e dell’Oscuro, capace di attrarre su di sé i voti dei piùdeterminati difensori del metallo e del pogo.

Se Bandcamp fosse una piattaforma di voto online, i Mantar avrebbero già  vinto a mani basse: il duo tedesco è tornato a fare campagna elettorale con la sua arma migliore, l’immediatezza. “The Modern Art of Setting Ablaze” raffigura il degno superamento di ciò di buono vistosi e uditosi in “Ode to the Flame” e consente alla band di Amburgo di spiccare il meritato volo verso destinazioni nuove fatte di festival sempre piùimponenti ai quali partecipare e di nuova linfa di pubblico alla quale ambire.

Non facile comporre un dodici tracce con soli due musicisti, senza incorrere in ripetizioni e proclami del proprio essere innovativi/innovatori. Qua compare la vera forza dei Nostri: non si riesce a trovare mezza traccia che sia completamente identica a quella precedente. Sui generi proposti dai Mantar e affibbiati loro da giornalisti e riviste di settore si combatte una dura lotta che forse non vedrà  mai un vero e proprio vincitore: dal mero metal di stampo ‘80s allo sludge degli intermezzi strumentali, fino al punk-hardcore capellone dei Motörhead, passando per blast batteristici di stampo black.

Non facile neppure comportarsi come una band scafata, nonostante si tratti di un album da “dentro o fuori”; i brani espugnano il fortino di certezze dell’ascoltatore metallaro medio, minando fondamenta del passato attraverso una carica e una astuzia musicale nuove di questi tempi. I cambi di tempo dirottano talvolta verso il black-sabbathismo per tonalità  e ambientazioni, altresì per pesantezza e voluta decomposizione di una qualsivoglia regolamentazione del metal attuale.

Senza le proprie enormi capacità  compositive e senza una congenita bravura nel maneggiare i propri strumenti, i Mantar probabilmente finirebbero per risultare l’ennesimo tentativo andato in fumo e mai capace di darsi uno scossone con le proprie forze.

Brani come “Age of the Absurd”, “Dynasty of Nails”, “The Formation of Night” e “The Funeral” sono qui a confermare la presenza in pianta stabile del duo all’interno della scena musicale underground, non piùcome interessante meteora ancora da osservare per bene al telescopio, ma come nuovo baluardo sotto al quale riporre speranze inattese.

Recensione a cura di Luca Cescon.

Tracklist:

  1. The Knowing
  2. Age of the Absurd
  3. Seek + Forget
  4. Taurus
  5. Midgard Serpent (Seasons of Failure)
  6. Dynasty of Nails
  7. Eternal Return
  8. Obey the Obscene
  9. Anti Eternia
  10. The Formation of Night
  11. Teeth of the Sea
  12. The Funeral

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