Escho, 2024
Per essere il terzo album di una producer e compositrice che ha ammesso di non sentirsi a proprio agio con la scrittura dei testi, Great Doubt dimostra una prorompente densità cantautoriale. I suoi 30 minuti di asciutta elettronica, certamente minimale ma non per questo scarna, sono arredati secondo istintivi criteri di funzionalità e razionalità che sposano una pertinente estetica lo-fi.
Al centro, come un unguento mai invadente, utilizzato sempre con sapiente parsimonia, c’è il suono della viola, carico di suggestioni oniriche ed intento a ricamare spazi intorno alle trame impressioniste di Arthur Russell. Astrid Sonne si allontana dalle sicure tracce di un cammino già battuto, imboccando un sentiero che, invece di abbandonarla sull’orlo di un dirupo, la conduce su una nuova strada, rivolta verso un inedito panorama.
L’istino aiuta e l’incoscienza fa certamente la sua parte ma, almeno in questo caso, non si tratta di pura e semplice fortuna.
7.5/10
Tracklist:
Comments are closed.