Loma Vista, 2024

Resto convinto che a pesare consistentemente sul (pur dignitoso) bilancio di Path Of Wellness (2021) sia stata la fuoriuscita di Janet Weiss. Alterare certi consolidati equilibri (pluridecennali) è come giocare con gli ingredienti di una ricetta di famiglia, sperando che il sapore, alla fine, resti uguale. Purtroppo, per riottenere la stessa amalgama, non basta incrociare le dita e confidare nella disattenzione dei commensali. Occorre tempo per abituarsi a nuovi sapori.

A tre anni dall’ultimo album di inediti (nel mezzo solo una simpatica quanto prescindibile raccolta di cover) e stabilmente ridimensionate in formato duo, Carrie Brownstein e Corin Tucker provano a ricatturare, in un colpo solo, sia l’eccitazione di No Cities To Love (il comback album del 2015, arrivato dopo due lustri di stop) sia l’audacia di quel The Center Won’t Hold che, prodotto da St. Vincent nel 2019, aveva stupito e riportato (molto) in alto le quotazioni della band. Non è quindi un caso che, opportunamente accantonata ogni velleità autoproduttiva, in cabina di regia ci sia John Congleton, già collaboratore proprio di Anne Clark.

L’album, grazie ad un songwriting dallo smalto riconoscibilmente pop, ma sempre rispettabilmente sui generis (Say It Like You Mean It, Crusaders, Untidy Creature), ricattura quella necessaria dinamicità sfuggita al lavoro precedente che ora viene sapientemente esaltata da una produzione capace di tenersi alla larga da tentazioni monocromatiche. Un esito niente affatto ovvio, dal momento che le dieci canzoni che ci vengono offerte nascono dall’esigenza di provare a gestire le conseguenze di un tragico, duplice, lutto familiare che ha scosso la vita della Brownstein. A tratti (Small Friends, Sex Mistakes, Dress Yourself) si ha la sensazione che le maestre stiano giocando a rincorrere gli allievi (Yeah Yeah Yeahs, Franz Ferdinand) ma certe suggestioni sono inevitabili quando si parla di nomi che hanno contribuito a costruire un linguaggio ormai diventato d’uso corrente.

Little Rope, teso, chirurgico ma rotondo e ben disposto verso la tecnologia, non è un lavoro interlocutorio e riesce a veicolare, compiutamente, tutta la sua viscerale urgenza, inventando un nuovo, imprevisto, equilibrio. Somiglia al proverbiale passo di lato, in attesa di un (auspicabile ed ulteriore) salto in avanti. Tutto ció contribuisce ad alimentare la curiosità per un futuro che, oggi, con buona pace di qualsiasi razionale previsione, ci appare ancor più interessante e desiderabile.

7.5/10

Tracklist:

01. Hell
02. Needlessly Wild
03. Say It Like You Mean It
04. Hunt You Down
05. Small Finds
06. Don’t Feel Right
07. Six Mistakes
08. Crusaders
09. Dress Yourself
10. Untidy Creature

Sleater-Kinney:

Corin Tucker (vocals and guitar)
Carrie Brownstein (guitar and vocals)

Comments are closed.