In una calda serata di quasi fine estate, assisto con davvero molto piacere ed entusiasmo al live di una delle bands che sembra nata per stare sul palco, The Struts. La band ha davvero un bel seguito di fans, che si definiscono “Strutters” ed ogni volta che arrivano in Italia è una festa davvero.
Sicuramente rendono molto di giù davanti ad un pubblico quando sono headliners.

La mia prima volta con loro, fu anni fa nel 2017 a Lucca, quando aprirono nientedimeno che ai Rolling Stones al “Lucca Summer Festival”. D’allora li ho visti anche ai Magazzini Generali a Milano e al Fabrique di Milano e questa è stata la mia quarta volta con loro. Pubblico che è arrivato anche da varie parti del mondo. Presenti addirittura fans spagnoli, inglesi ed addirittura americani.
Non ci sono gruppi di supporto per questa data e l’attesa per le fatidiche “ore 21″(ora ufficiale dell’inizio del concerto) è spasmodica. Non ho voluto spoilerarmi la scaletta, non andando volutamente sui vari setlist.fm o altro e le mie attese erano veramente alte.

Scenografia assai scarna, senza effetti speciali e come disse Joe Perry, “Let the music do the talking”.
Allo stesso tempo dannatamente Rock n’roll e allo stesso tempo stilosissimi, la band ha davvero ripagato tutte le attese, suonando bene o male le maggiori hits e non solo dei quattro albums della band, compresi qualche estratto dal prossimo “Pretty Vicious”, in uscita a Novembre.

Per un attimo, ho avuto terrore che la band rischiasse di non esibirsi, visto il ritardo del loro volo, che li ha costretti a cancellare un’intervista con “Radio Freccia”.
Fortunatamente non è stato così e abbiamo assistito ad uno show davvero superlativo, organizzato magistralmente da “Barley Arts” nella consolidata cornice del “Circolo Magnolia”a Segrate,zona Aeroporto di Linate.

Hanno aperto per tanti gruppi leggendari, ad esempio Guns N’Roses e Foo Fighters , forse hanno preso anche qualche lezione sul come stare sul palco da tanti (ho detto Queen e The Killers? ,per caso?),ma tutto è stato rivisitato a loro piacere ed inventiva.

Il motore della band è certamente il batterista Gethin Davies, autentico metronomo e anche “cazzone” della band, visto che si è divertito anche a lanciare le bacchette verso il compassato chitarrista Adam Slack e anche a chiedere “compagnia femminile”.

Non si può rimanere indifferenti anche al carisma emanato dal carisma di Luke Spiller, alla sua eleganza e al suo modo di sapere tenere un palco e tenere in pugno un pubblico, richiamandolo a cori tra la parte sinistra e destra del pubblico, a richiedere illuminazione con cellulari o anche ad un riuscitissimo gioco di “Abbassamento e rialzata del pubblico”.

Troppi lo identificano con Freddie Mercury, peraltro omaggiato con un breve accenno solista di “Bohemian Rhapsody”, ma lui è un po’ David Bowie, un po’ Iggy Pop ma soprattutto è Luke Spiller, visto che sfortunatamente esistono davvero pochi talenti come lui.

Probabilmente con il penultimo album del 2020, “Strange Days” hanno fatto un po’ il passo più lungo della gamba, chiamando anche ospiti prestigiosi quali Robbie Williams o Joe Elliott dei Def Leppard, ma il risultato non è stato all’altezza(per me) dei precedenti “Everybody Wants” o “Young and Dangerous“, che ritengo il “nonplusultra” della band.

Tra i momenti top del concerto cito sicuramente il delirio totale sulla loro canzone probabilmente più nota, “Primadonna Like Me“, l’incredibile partecipazione del pubblico su “In Love With a Camera” o lo spettacolo totale su “Mary Go Round“,con il pubblico che con i led degli smartphone ha illuminato tutto.

C’è stato spazio anche per una riuscita cover di Lorde, “Royals” e anche per l’esecuzione di due estratti del prossimo “Pretty Vicious“, vale a dire il singolo “Too Good and Raising Hell“, molto Ac/Dc in alcuni frangenti e con un refrain coinvolgente e per la titletrack ,che parte un po’ oscura e poi ti annienta ogni resistenza alla sua potenza ammaliante.

Dopo la finale “Could Have Been Me“, preceduta da un altrettanto coinvolgente “Fire part 1” e dopo un abbondante lancio di bacchette, plettri e scalette, Luke Spiller si è trattenuto coi fans per firmare ogni tipo di disco o biglietto della serata, che gli venisse presentato. Non una cosa che fanno tutti gli artisti ed assolutamente non dovuta, ma che dimostra quanto sia forte il legame tra “The Struts ” e loro “Strutters”. C’è stato anche qualche piccola frase in italiano del bassista Jed Elliot, fresco sposo.
Alla prossima, The Struts!

Setlist
Dirty Sexy Money
Body Talks
Fallin’ With Me
Too Good at Raising Hell
Kiss This
Primadonna Like Me
All Dressed Up (With Nowhere to Go)
In Love With a Camera
One Night Only
Mary Go Round
Low Key in Love
Royals (Lorde cover)
guitar solo
Wild Child
Pretty Vicious
I Do It So Well
Where Did She Go
Put Your Money On Me

Bohemian Rhapsody
Could have been me.

Band
Luke Spiller – voce, pianoforte
Adam Slack – chitarra
Jed Elliot – basso
Gethin Davies – batteria

Mauro Brebbia
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