Gain / Sony – Aprile 2012

Cominciarono già  a stupire dal loro ritorno, con la reunion del 2004, proponendo l’eccezionale “Start From The Dark”, che a mio personalissimo giudizio tagliava definitivamente i fili di congiunzione con gli Europe conosciuti a livello mondiale come band di glam metal rocker che negli 80’s ebbero la fortuna/sfortuna di scalare le hits con “The Final Countdown” e di essere consequenzialmente associati a quel brano,fino all’inevitabile scioglimento nel 1992, riportandoli invece alle loro precedenti origini,quelle di “Wings of Tomorrow” o del primissimo album “Europe”, ma con quel tocco di maturità , consapevolezza e stile in piùraggiunti attraverso l’esperienza,la passione.

“Secret Society” e “Last Look at Eden” furono la conferma definitiva a quanto detto. Non voleva essere un ritorno ‘casuale’ quello della band, nè una semplice mossa pubblicitaria, aveva invece le basi e le premesse di un nuovo inizio .Celava l’intenzione dei 5 abilissimi musicisti di lasciarsi un po’ alle spalle l’idea del passato e ricominciare facendo ‘solo’ la musica che avevano in mente. Lasciando fluire arte e abilità  musicale per quello che a loro piace, mai piùvittime di mode o discografici.

E l’apice è stato raggiunto con il nuovissimo “Bag of bones”…. un vero masterpiece. Da subito appare chiaro come con questo album la band abbia deciso di seguire l’andamento del rock classico degli anni settanta,rendendo degnamente omaggio alle band che hanno dato il via alla loro formazione, e che ne hanno da sempre influenzato il gusto musicale, band come Led Zeppelin, Deep Purple, UFO, Thin Lizzy…

Il brano di apertura “Riches to Rags” prende da subito,dalle primissime note. I magnifici riff hard rock misti a sfumature blues di Norum, fanno da base all’inconfondibile voce potente e graffiante di Tempest, tanto da renderlo immediatamente una hit, uno di quei pezzi che ti restano in mente per giorni anche dopo averlo ascoltato casualmente. Non mancano sfumature leggermente bluesy e di rock classico settantiniano in pezzi come “Not Supposed to Sing the Blues”, primo singolo, meno immediato ma riassuntivo delle scelte musicali intraprese oggi dalla band. Tastiere Hammond dal sapore orientaleggiante in ”Firebox” per giungere finalmente alla titletrack, “Bag of “Bones”… ennesima sorpresa: parte acustica, con tanto di arpeggi e ‘slide guitar’ eseguito da un’ospite d’eccellenza, Joe Bonamassa, egregio chitarrista statunitense, per evolvere nella parte centrale in un’esplosione di puro hard rock. La parte centrale dell’album è dominata dalla “Requiem”, una sorta di intro cupa eseguita al piano dall’abilissimo Michaeli, da cui fa “capolino” spontaneamente “My Woman My Friend”. Qui la voce carezzevole del leader si stende sulle note basse del piano, fino a trasformarsi, durante il chorus nuovamente in hard blues. L’album prosegue su questa direzione di ottimo hard rock in stile 70’s, sulla cui base la band riesce però a dare quella sferzata di freschezza e modernità  che nn lo rende assolutamente una copia e mai noioso. Ogni pezzo è caratteristico, ogni track riesce a catturare l’attenzione ed il gusto dell’ascoltatore da subito, evolvendo egregiamente in ogni parte. Nell’acustica “Drink and a Smile” il riferimento agli Zeppelin è fortissimo, sia nell’uso delle chitarre, sia nella modulazione vocale di Tempest. L’opera si conclude con una ballad, “Bring it all Home”, anch’essa di altissima qualità , forse l’unico pezzo in cui riemerge un po’ dei ‘vecchi’ Europe, sia nel testo che nell’impostazione generale del brano, ma con una maturità  maggiore, un’intensità  vocale che si esprime al massimo, mostrandosi graffiante e sincera,pulita.

La band non ha bisogno di dimostrare le proprie capacità , sa fare musica e lo sa fare nel migliore dei modi, spiazzando completamente chi in passato storceva il naso, o si soffermava piùdavanti alla loro immagine di perfetti, splendidi ragazzotti del nord che sulle grandi qualità  di ogni lavoro. Non escluderei nulla di questa band, da quando fanno musica hanno saputo tirar fuori brani che in qualche modo sono entrati nella storia del rock, si sono trasformati, reinventati, sono evoluti, mai per non restare fedeli alle proprie origini, piuttosto perchè quando un artista è davvero completo non ha paura di sperimentare. Loro hanno sempre sperimentato e lo hanno fatto con classe e carattere, riuscendo oggi ad essere forse l’unica band del passato che non soltanto ha ancora qualcosa da dire, ma che non si ferma, va avanti riuscendo a migliorare e migliorare ogni volta.

www.europetheband.com

Traklist:
1. Riches to Rags
2. Not Supposed to Sing the Blues
3. Firebox
4. Bag of Bones
5. Requiem
6. My Woman My Friend
7. Demon Head
8. Drink and a Smile
9. Doghouse
10. Mercy You Mercy Me
11. Bring It All Home

Band:
Joey Tempest – voce
John Norum – chitarra
John Levén – basso
Mic Michaeli – tastiere
Ian Haugland – batteria

 

 

 

Redazione
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