Autoprodotto – 1989

Con questo disco degli Heller, volenti o nolenti, dobbiamo fare i conti con la storia. Infatti, anche se all’epoca era ancora Yugoslavia, questa è indubbiamente la prima uscita di thrash made in Serbia. Questo quintetto, proveniente da Belgrado, ci propone un lavoro molto compatto, feroce e sufficientemente accettabile, musicalmente, anche al giorno d’oggi.

“Inferno” è il primo assaggio e non lascia adito a dubbi riguardo al loro messaggio musicale, una specie di “brutal thrash” sul tipo dei Darkness tedeschi, per meglio capirci. La successiva “Armageddon”, nonostante una parte centrale piùcadenzata, è votata alla furia cieca. Velocità  ipersonica nel drumming e riff malsani sono la loro ricetta. In “Inverzija” la voce, a dire il vero un po punkeggiante, riesce a rendersi accettabile nonostante l’idioma a noi piuttosto ostico che entra nelle orecchie con un suono strano. Lo slavo, infatti, non è propriamente un linguaggio “sciolto”, uno scoglio che si deve superare per apprezzare questa gemma. “Demonska Devojka” è un altro pezzo tritatutto, al limitar dell’hardcore ottantiano, nonostante l’impegno profuso nell’assolo. Certo, inutile negarlo, su questo vinile non sono presenti chissà  quali virtuosismi e neppure brani che passeranno alla storia, un prodotto acerbo e piuttosto basilare. Esplificativa in questo senso è anche l’ultima track del primo lato: “Grob Bez Dna”. Si parte, dopo il classico uno due tre via, come dei cavalli imbizzarriti per poco piùdi due minuti che riportano alla mente la magia di “Train Raid” dei mai troppo celebrati Grinder tedeschi.

“Dead or Alive” è l’abbraccio ipersonico che ci avvolge ad apertura del secondo lato, litri di sudore ed adrenalina. Un inaspettato arpeggio (che poteva venire meglio) ed entriamo in “Krvava Osveta” sempre con il vento nei capelli data la solita velocità  d’esecuzione. Difficile aggiungere qualcosa data la compattezza di stile e la tendenza all’assomigliarsi dei pezzi nonostante, proprio su questo, è necessario un distinguo in quanto presente un ottimo intreccio di chitarre. La registrazione è piuttosto scabrosa e non aiuta di certo ad apprezzarne la genuinità . Saltando “Adam I Eva”, la solita menata di pochi secondi, passiamo a “Varvarska Horda” ben sostenuta dal basso con un lieve rallentamento si rivela ben composta e piuttosto varia. Fa rabbrividire solo il fonema usato. Neppure l’italiano risulta essere così terrificante nel metal. La penultima fatica è “Inkvizcija”, sembra quasi che si riesca ad avere un midtempo con un costrutto un po piùvario ed invece corre, anche lei, sui binari sin qui percorsi senza alcuna variante degna di nota. La titletrack “Heller” inizia con un allarmante chitarrismo di maideniana memoria e, visto che è un brano strumentale, le sei corde diventano, giocoforza, le regine del brano. La “bolgia” sonora che ne scaturisce sembra non aver freno ma lascia indubbiamente un segno positivo su questo prodotto, molto estremo per i tempi (ed i luoghi) in cui fu partorito.

Per quel che riguarda le solite note collezionistiche posso dirvi che il disco, stampato in sole 200 copie, è rarissimo in quanto, non bastasse la risibile tiratura, molti di questi vinili si presume siano andati persi durante la maledetta guerra. Non essendo però ricercatissimo dai collezionisti, come tutto il materiale dell’est Europa, ha, tutto sommato, un prezzo “accettabile” tenuto conto dei presupposti di cui prima. Rimane il fatto che vederne una copia circolante è pressochè impossibile.

Quotazione: Heller – Heller: 150/200 euro

Tracklist:
Side A
1. Inferno
2. Armagedon
3. Inverzija
4. Demonska devojka
5. Grob bez dna
Side B
6. Dead or Alive
7. Krvava osveta
8. Adam i Eva
9. Varvarska horda
10. Inkvizicija
11. Heller

Band:
Žmegi – voce
Muller – batteria
Attila – chitarra
ÄŒvora – basso
Dane  – chitarra

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