Autoprodotto – 1991

Inizio con il chiedere a chiunque legga questa recensione di alzare il mouse se in possesso di questo bizzarro vinile… Nessuno? Eppure ne hanno stampate ben 230 (!) copie ed hanno avuto una cura maniacale per la cover (una copertina neutra con su apposto un adesivo su ambo i lati). Non contenti della loro creazione hanno sbagliato la tracklist  (4 canzoni sul primo lato e 5 sul secondo mentre in realtà  è esattamente il contrario) e, non paghi, non avendo ancora a disposizione il Google Translate (il disco è stato mixato il 2 Febbraio ’91) hanno inciampato con il loro inglese crautico ciccando un paio di titoli: “Ruaway” al posto di “Run Away” e “Huricane” cui manca una una “r”, peraltro scritti in maniera corretta sul ring interno al disco. Inoltre, e poi smetto di criticarli troppo, sul retroadesivo vi sono i loro tre nomi con le rispettive mansioni, cantante, batterista e chitarrista, tutto ok, ma il basso chi lo suona?

Il loro monicker sta per Sexuelle Einheits Droge, qui vi risparmio la traduzione, e mi introduco a tutte orecchie nell’ascolto di questo ipersconosciuto “Starvation”.
Dunque, già …, dunque, come si può iniziare a dire qualcosa di sensato su un trio di crucchi fautori del “famolo strano” tanto caro a Carlo Verdone… Sfido infatti chiunque a non rimanere sbigottito dopo l’ascolto di questo vinile.

Sui due piùfamosi siti enciclopedici sono inclusi nel genere Thrash ma qualche dubbio nel mio cervello permane. Canzoni come “Alive” o “Angel”, velocissime ed al limite dell’Hard Core di matrice americana, sembrano sposare la tesi ma, ad esempio, “Run Away” dopo un inizio tirato si trasforma in una ballata strappalacrime aiutata anche dalla voce cristallina del singer Oliver, sicuramente piùadatto a cantare generi piùsoft. Questa è solo una delle tante contraddizioni che sono contenute in questa gemma metallica. La chitarra è registrata un po troppo ovattata ed il chitarrista/songwriter ha la malsana abitudine di inserire ovunque stacchi di chiara matrice doom in cui anche il vocalist “allunga”, curiosamente, le parole. Non male “Love Story” una atipica doom-ballad o la strumentale “Power” dove il tema trainante del pezzo è un lungo assolo di chitarra. “Electric Love” è una canzone potente e veloce che termina con una parte acustica che sembra non avere fine, adatta ad un uso smodato degli accendini in sede live, ma un po troppo avulsa dal contesto generale per essere digerita al primo colpo ascoltandola sdraiati sulla poltrona di casa. Qua e la sono presenti sovraincisioni di chitarra che aiutano non poco a rendere il suono un po piùcorposo. L’album, di per se, non è malaccio, il problema è che c’è di tutto: melodic metal, ballate, parti acustiche, Doom, Thrash, Hard Core. Anche loro sembrano essere consci della loro a tratti stridente diversità  e, nell’unica foto che li ritrae il batterista sfoggia una t-shirt dei Napalm Death mentre il cantante indossa un giubbotto di pelle a stelle e strisce ed  un improbabile capigliatura bionda e cotonata. Per concludere, “Starvation” non è assolutamente un disco imperdibile, è un disco strano, molto strano che però ha il vantaggio dell’essere disomogeneo, non tedia l’ascoltatore e, nel bene o nel male, sa stupire. E’ suonato discretamente bene con il solo cantato un po monocorde e, spesso, data la timbrica particolarmente pulita, troppo distante dal contesto della canzone.

Vi sconsiglio di acquistarlo, viste le valutazioni, ma, se doveste avere tra le vostre conoscenze qualcuno in possesso di questo reperto archeologico, qualche minuto investitelo ed auscultatelo… è strano, molto strano…

Quotazione: S.E.D. – Starvation: 250/300 Euro

Tracklist:
1. We Want Kick
2. Hey Woman
3. Runaway
4. Love Story
5. Hurricane
6. Electric Love
7. Power
8. Alive
9. Angel

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