2024 – Silver Arrow

Sono passati ormai ben sedici anni dall’ultimo effettivo lavoro in studio dei “The Black Crowes”, “Warpaint“. Dopo vari progetti solisti e dopo aver chiarito ogni dissidio personale, i fratelli Chris e Rich Robinson tornano insieme anche con nuova musica inedita e non solo in chiave live. Accompagnati da una formazione totalmente nuova e diversa rispetto agli storici componenti della precedente lineup e con il solo amico fidato e rodato, Sven Pipien al basso, nel marzo 2024 è stato pubblicato “Happiness Bastards“.

Qualche anno fa, “The Black Crowes” hanno suonato anche in Italia in una data trionfale e sold-out all’Alcatraz di Milano, accompagnati da un’altra promettente band di rock classico e dal sapore retro’, gli olandesi “Dewolff”. Il 13 ottobre 2022 (dopo i vari rinvii della data originale del 2020 annullata e rimandata causa pandemia) hanno celebrato in un concerto davvero all’altezza della loro fama il loro storico “Shake Your Money Maker“, che è stato anche impreziosito dall’esecuzione live di altri storici pezzi, presenti su “Amorica“. Uno su tutti, l’immortale “Remedy”.

Il prossimo 29 maggio, la band tornerà ad esibirsi in Italia a Milano al “Teatro degli Arcimboldi” (info qui). Nel frattempo, potrete ascoltare la magica ed unica voce di Chris Robinson nell’imminente CD di Slash “Orgy of the Damned“, in uscita il 17 maggio su Gibson Records e che è un tributo a diverse canzoni blues. La canzone che i due amici suoneranno insieme è “The Pusher” degli “Steppenwolf”.

Torniamo però al focus della mia analisi, vale a dire “Happiness Bastards”. A cosa si riferisce “Happiness Bastards”? Ad un romanzo (nota: l’unico pubblicato) dello scrittore americano Kirby Doyle, molto vicino e simile allo stile del ben più conosciuto Jack Kerouac. Il tema preciso è una storia fatta di sesso clandestino, droga ed altre componenti che caratterizzano sempre il rock ‘n’ roll ed è ambientata nella Lower East Side di New York. Dieci canzoni che sanno lasciare il segno e che sono una ripartenza totale per la band e che, secondo le loro stesse parole,

“Ricominciamo da zero, portiamo nella band nuova linfa e mettiamo al primo posto la nostra relazione”.

Con tutto il rispetto per artisti quali Rival Sons, Greta Van Fleet, The Answer, Dirty Honey e Reef, che hanno sicuramente la band di Atlanta quale influenza palese, la differenza è ancora evidente. Seppure in qualche maniera tutte valide (anche se nutro parecchi dubbi sull’effettiva consistenza dei GVF, band assai prevedibile e noiosa a tratti), nessuna riesce ad emozionare pienamente come “The Black Crowes”. Certo sarebbe stato bello ancora ritrovare insieme a loro Marc Ford e Steve Gorman, ma la storia non può andare come spesso desideri.

Il disco si apre con la pulsante ed allegra “Bedside Manners“, che suona totalmente “The Black Crowes” al 100%. La band sembra che non si sia mai divisa ed è animata da un’incredibile ardore compositivo. Tale pezzo si muove sinuoso tra le migliori sonorità dei Free e dei Queen, fusi insieme in un abile miscela che non clona nessuna delle due bands, ma suona originalmente “The Black Crowes”. Un opener vincente e che è dominato anche dalle tastiere di Erik Deutsch.

Incredibilmente selvaggia e dominata da una chitarra sporca e selvaggia di Chris Robinson è anche la successiva “Rats and Clowns“, che ti fa sussultare e ballare per tutto il tempo. In successione arrivano poi “Cross Your Fingers” e il primo singolo “Wanting and Waiting“. La prima è una ballad psichedelica che va sinceramente a toccare territori tipici di Lenny Kravitz e in alcuni tratti pure di George Clinton and The Funkadelics. Molto sexy nell’andatura e con un ritornello che ti esplode in faccia e non ti lascia via di scampo. “Wanting and Waiting”, già alla sua uscita tempo addietro, mi aveva conquistato e mi aveva creato aspettative assai alte su “Happiness Bastards”. Aspettative diventate certezze dopo un accurato ascolto del lavoro. Gene Simmons piantala di dire cazzate! Il rock ‘n’ roll non è morto e finché saranno in giro bands come quella dei fratelli Robinson, bene o male potrà contaminarsi come nel caso anche di Des Rocs o Yungblud, ma non morirà mai. Molto classica è la definizione più consona a “Waiting and Wanting”, pezzo che potrebbe stare tranquillamente nei loro storici lavori e che puzza di Stones, dalla prima all’ultima nota. Accompagnata da un video vincente con le parole che scorrono in bianco e nero sugli schermi LED e con la band che suona dal vivo.

La successiva “Wilted Rose” è invece il pezzo con maggiore minutaggio del lavoro e vede la gradevole presenza di Lainey Wilson come ospite alla voce. Pezzo lento e anche dalle atmosfere oscure, con la chitarra acustica di Rich che accompagna le evoluzioni vocali del fratello Chris e della cantante country, Lainey Wilson. Il ritornello della canzone è tipicamente intriso di atmosfere country, tipiche di John Denver, Chris Stapleton, Lynyrd Skynyrd e Crosby, Stills, Nash & Young.

Un pezzo che ti emoziona completamente e che ti fa evadere per un attimo dalle consuete prove che la vita ti mette di fronte, quasi quotidianamente. “Dirty Cold Sun” è un pezzo molto blueseggiante e funky allo stesso modo, che si muove anche nei migliori territori rhythm and blues tipici di Otis Redding e tanti altri.

Lo swing di “Bleed It Dry” non fa abbassare certamente la qualità del lavoro ed anzi termina fin troppo in fretta, vista l’esigua durata. Molto blueseggiante e perversa è invece “Follow the Moon“, pezzo che è terribilmente “The Black Crowes trademark” e che presenta anche qualche cambio di tempo assolutamente vincente.

“Se hai intenzione di accusarmi, punta il dito, lascia perdere il sole e mira alla luna”

un verso splendido che caratterizza il tutto. L’armonica iniziale e la struggente malinconia che pervade la conclusiva “Kindred Fiend” valgono da sole l’ascolto e l’eventuale acquisto di questo lavoro, che ti conferma la band in uno stato compositivo davvero di livello. Canzone che riesce a creare un incredibile connubio tra Neil Young, The Eagles e persino Extreme in alcuni passaggi.

Tremate, tremate, i Corvi Neri sono tornati. E che ritorno, direi!

Mauro Brebbia.

 

Tracklist
01. Bedside Manners
02. Rats And Clowns
03. Cross Your Fingers
04. Wanting And Waiting
05. Wilted Rose ft. Lainey Wilson
06. Dirty Cold Sun
07. Bleed It Dry
08. Flesh Wound
09. Follow The Moon
10. Kindred Friend

Line-up
Chris Robinson – voce
Rich Robinson, Nico Bereciartua, Jackie Greene – chitarra
Sven Pipien – basso
Erik Deutsch – tastiere
Chris Robinson – armonica
Cully Symington – batteria

Mauro Brebbia
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